I problemi degli operatori e dei Servizi la differenziazione dei trattamenti in tempo di crisi Dr Edoardo Cozzolino Direttore Ser.T. 1 ASL di Milano.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
Il principio di sussidiarietà orizzontale
Advertisements

Parma, 15 aprile 2009 Relatore : Giuseppina Rossi
LA MEDICINA DIFENSIVA In Italia, si calcola che su di ricoveri annui, almeno il 4% ( ) si conclude con una qualche tipologia di danno per.
Il ruolo sociale.
Dr.ssa Nilla Viani Direttore Operativo A.V.E.N Roma, 14 aprile 2010
IL PROGETTO EST al Museo Civico di Storia Naturale di Milano
Lo sforzo di molti, la passione di tutti
Tesi di Specializzazione : Assistenza primaria sul territorio: A. C. N
Ospedale Pistoia ASL 3 Pistoia
Indirizzi di studio e organizzazione dei curricoli Istruzione Tecnica TEMA II Gruppo di lavoro II Roma 15 – 16 maggio 2007.
1 Progettare e operare nella scuola dellautonomia Attività di formazione del personale del sistema scolastico Tratto da LA SCUOLA per lo Sviluppo Programma.
dispone di un proprio METODO o di tanti metodi di cui si avvale per fare nuove ricerche è un insieme di conoscenze acquisite dalluomo mediante lesperienza.
1. Assicurare che la produzione disponga dei materiali di cui ha bisogno, nella quantità, al momento e nei luoghi giusti 2.Fare in modo che il flusso dei.
“Percorsi di cura in riabilitazione:
Progetto Standardizzazione Dati Pazienti DSM
GLI STRUMENTI DI RICERCA Gli strumenti di ricerca scientifica in medicina derivano dalla integrazione di procedure e metodologie applicative di chimica,
Buongiorno a tutti Forum PA 2005.
Lorientamento, gli orientatori CORSO DI FORMAZIONE PER I REFERENTI DELLORIENTAMENTO dicembre febbraio 2007.
1 La formazione specialistica ed il ruolo di coordinamento di FISM CD FISM.
Screening delle sostanze d'abuso: teoria, vantaggi e limiti
«organizzare le cure e curare l’organizzazione»
COORDINAMENTO CONGIUNTO TECNICO - INFERMIERE IN RADIOLOGIA
Prof. Andrea Porcarelli
Alcuni aspetti dell’educazione e formazione dell’adulto
CRV – FIR CRITERI METODOLOGICI E CONTENUTI DELLA PRIMA FORMAZIONE
Migliorare l'organizzazione per migliorare i servizi. Come mantenere vivo nel tempo il progetto di continuità assistenziale e di coordinamento tra le equipe.
RIFLESSIONI SUL MIO RAPPORTO CON LA MATEMATICA L ONGA S ILVESTRI M ARTA.
Il mio rapporto con la Geometria
L’adolescenza nel Piano Strategico Salute Mentale Regione Sicilia: R
L’autostima. Tezze, 15 ottobre 2011.
Silvia Baldo Alessandro Ghigi 24 gennaio 2003 INFORMAZIONE ED ORIENTAMENTO SULLIMMIGRAZIONE LA CARTA DEI SERVIZI.
TI RACCONTO IL “MIO” PEIV
Alcune tipologie contrattuali
La cooperazione tra medici di medicina generale
Condizioni di lavoro e professionalità negli IRCCS Roma 17 febbraio 2012 SDS Snabi marzia cozzi.
Appropriatezza dei percorsi nella rete riabilitativa
Certificazioni di Sicurezza Informatica”
Educare e insegnare nellintegrazione: quali opportunità ci offrono le flessibilità di sistema in una scuola ormai intesa come comunità di sostegno Rita.
CURARE PER GUARIRE LA GRAVE PATOLOGIA MENTALE
Il punto di vista di un Integratore di Sistema
Differenziare in ambito matematico
Le Comunità Terapeutiche nello scenario europeo Introduzione storica Le recenti evoluzioni nel consumo di droghe Le recenti evoluzioni nelle CCTT Crisi.
Convegno “Governance sanitaria, modelli unici regionali
Un Piano Strategico per lo Sviluppo dei Sistemi ITS in Italia ROMA 13 Dicembre 2007 Prof. Giovanni Tesoriere I SISTEMI ITS A SUPPORTO DELLE POLITICHE SULLA.
Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento
Centro Studi slide 1 Tavolo di lavoro Federsanità-ANCI.
Il futuro del territorio nel prossimo triennio. Giorgio Scivoletto
Gian Paolo Bezante UOC Clinica di Malattie Cardiovascolari IRCCS AOU San Martino - Genova Programmazione e Formazione: ruolo della Scuola di Specializzazione.
L ’Unità di terapia semi-intensiva in Lombardia: proposta di rete G. Bosio, W. Casali, A. Pietra.
Variabili temporali Analisi statistica
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA
L’associazione infermieristica: una risposta libero professionale alle richieste di assistenza dei cittadini Andrea Guandalini Presidente Collegio IPASVI.
Aspetti Principali: Metodo scientifico
Il grande anziano: epidemiologia della disabilità per la programmazione socio sanitaria Malo (Vi) 7 dicembre 2002.
Progetto per la Nuova Biblioteca Centrale della Facoltà di Agraria
ISTITUTO COMPRENSVO DI ALI’ TERME POF
comma 1, lett. b) Patto per la Salute
L'alleanza terapeutica, le alleanze terapeutiche. Elementi comuni e caratteristiche individuali lll Centro Sant’Ambrogio Ordine Ospedaliero San Giovanni.
PAI Piano Annule di Inclusione
L’efficacia dei programmi terapeutico-riabilitativi e psicoeducativi di gruppo.
Elementi costitutivi di un Sistema Qualità Corso di Formazione Residenziale “Il Manuale di Accreditamento della funzione specialistica Nefrologica” Aprile.
FS AREA 1 LEGGE 8 ottobre 2010, n. 170 Nuove norme in materia di DSA Disturbi Specifici di Apprendimento in ambito scolastico.
Strategia per il riordino ospedaliero Bologna – 29 novembre 2013 Eugenio Di Ruscio.
Dott. Amedeo Amadeo Quali competenze deve avere un Direttore generale di azienda sanitaria? In verità non si sa o non si capisce bene.
Consumo di alcol Martedì 17 Aprile 2007 Claudio Annovi Settore Dipendenza Patologiche, Progetto Alcol - AUSL Modena I risultati degli studi trasversali.
La collaborazione fra pari nel recupero di competenze in matematica: il ruolo della riflessione metacognitiva Aosta, 8 aprile 2011 Angela Pesci Dipartimento.
IL PERCORSO INTEGRATO INDIVIDUALIZZATO PER L’INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA La qualità dei servizi per l’inserimento lavorativo: politiche e buone prassi.
Dr. … Ruolo ….. titolo intervento Titolo generale del Convegno/Seminario UTENZA SERT ASL DI MILANO ANNO 2013.
= serie di fasi pianificate per risolvere un problema
L’ANALISI DEI BISOGNI DI FORMAZIONE Laboratorio per la formazione Spi Atto Primo Gruppo Arancio Lido di Camaiore 1- 3 febbraio 2011.
Transcript della presentazione:

I problemi degli operatori e dei Servizi la differenziazione dei trattamenti in tempo di crisi Dr Edoardo Cozzolino Direttore Ser.T. 1 ASL di Milano

Lo sviluppo del sistema Dalla metà degli anni ‘80 alla metà degli anni ’90 Implementazione delle U.O. (una per USSL – che erano 84 + dal ‘90 i 15 NOA sperimentali) Sviluppo delle attività

Lo sviluppo del sistema Innovativo Orientato ad una specifica utenza Personale giovane Alta attenzione sociale al fenomeno

La situazione attuale (Neg) Forte differenziazione delle Dipendenze Patologiche Contrazione delle risorse graduale e costante dalla metà degli anni ‘90 a oggi Fortissimo incremento dell’utenza in carico

La situazione attuale (Neg) Personale “invecchiato” Scarsissimo apporto di nuovi e più giovani professionisti “Crisi” del modello organizzativo originario Attenzione sociale al fenomeno molto ridotta

La situazione attuale (Pos) Maggiore competenza ed esperienza dei Professionisti Fortissimo aumento del sapere scientifico in materia Conseguentemente maggiore attrattività dei Servizi

La situazione attuale (Pos) Riduzione dell’allarme sociale anche come conseguenza della rassicurante presenza di Servizi competenti Acquisizione di una maggiore capacità di utilizzo delle risorse Implementazione di nuove organizzazioni

La situazione attuale Sedi “specializzate” Sedi “non specializzate” Sedi monospecialistiche Sedi polispecialistiche

La situazione attuale Sappiamo che, da un punto di vista clinico, i Ser.T. operano su aree specifiche i cui saperi specialistici non fanno parte della formazione universitaria dei professionisti

La situazione attuale Si può supporre che prevedere una specializzazione in tale ambito voglia dire che il clinico, oltre al possesso della formazione generale sulle Dipendenze Patologiche, possegga anche un particolare approfondimento sulla clinica di una o alcune di esse

La situazione attuale Nei fatti abbastanza spesso non è così Il rischio è che essere specialista in qualcosa possa voler dire saper fare solo quella e non: essere particolarmente preparato su alcuni aspetti, sapendo però gestirli tutti

Il modello organizzativo Nasce su un’unica tipologia (eroinomani) Si differenzia sulla sostanza (alcol) – Resta così per diciotto anni Prosegue più recentemente nella sua differenziazione rispetto alle tipologie d’abuso (cocaina, GAP, etc)

Il modello organizzativo I pazienti, e i Servizi, sono stati e sono distinti secondo la sostanza primaria Nella convinzione originaria che diversa la sostanza, diverso il paziente, la problematicità, le chanches terapeutiche, l’aderenza al trattamento, gli esiti e – conseguentemente – la tendenza o meno a cronicizzare

Il modello organizzativo aspetti positivi La scelta della mono specializzazione è stata uno step molto importante Perché ha obbligato tutti a rendersi conto che, dopo vent’anni, il mondo non era più distinto solo in eroinomani e alcolisti

Il modello organizzativo aspetti positivi Diverse Strutture e sedi hanno avuto l’opportunità di sviluppare modelli di intervento differenziati per utenze diverse da quelle storiche (eroinomani e alcolisti)

Il modello organizzativo aspetti positivi Culturalmente questo ha avuto un’importanza fondamentale nel garantire interventi anche per categorie di persone fino ad allora pressoché ignorate dai Servizi Funzione preparatoria dei passi successivi

I limiti del modello organizzativo Questa differenziazione è superata perché stereotipizza troppo le persone in funzione del loro abuso prevalente non considera il poliabuso, che è presente nella maggioranza dei pazienti

I limiti del modello organizzativo La prevalenza di un poliabuso mette in grave crisi il modello organizzativo perché rende incongruo organizzare i Servizi secondo il criterio mono sostanza/Dipendenza

I limiti del modello organizzativo Questo comporta che: scelta dei professionisti, modelli trattamentali e formazione sono tarati secondo criteri definiti dall’orientamento monosostanza dei Servizi. Gli operatori diventano sempre più bravi a trattare la dipendenza di cui sono specialisti e sempre meno adeguati, se mai lo sono stati, a trattare le altre dipendenze del paziente

I limiti del modello organizzativo Obbliga, di fatto, i Servizi ad individuare una differenza di uso (tra le sostanze abusate dal paziente) per poterne definire una come prevalente e, di conseguenza, trattarlo per quella. Ma se è un poliabusatore questa sostanziale differenza può non esistere

I limiti del modello organizzativo L’alternativa sarebbe quella di trattare il paziente a “quattro mani” tra più Servizi; questo rappresenterebbe una grave difficoltà per molti pazienti. Inoltre, considerando l’altissimo numero di poliabusatori esistenti, dovrebbe esistere già una prassi strutturata di questo genere, cosa che non mi sembra

I limiti del modello organizzativo Le competenze del personale assegnato alle sedi sono legate spesso alla casualità (tipo di specializzazione per esempio) Il fatto di avere professionisti con competenze diversificate tra le sedi comporta delle conseguenze

I limiti del modello organizzativo I processi diagnostici e le diagnosi sono inevitabilmente diversificati In conseguenza di ciò anche i trattamenti saranno diversi (… e anche gli outcome) Quindi all’interno del Sistema non sarà possibile garantire uno standard clinico

I limiti del modello organizzativo A meno che quest’ultimo non sia il minimo comun denominatore rintracciabile in tutte le sedi Ma questo avrebbe delle conseguenze francamente negative

I limiti del modello organizzativo Per il paziente, che sarebbe affrontato sugli aspetti più “basic” del suo quadro clinico Per i professionisti che si troverebbero facilmente nella condizione di non poter applicare appieno le competenze che possiedono

Conclusioni Poliabuso Progressiva scomparsa delle MonoDipendenze Livelli d’intensità assistenziale Costante riduzione delle risorse di sistema

Conclusioni La presenza di competenze specialistiche di alto profilo L’esigenza di offrire standard trattamentali che siano all’altezza delle risorse effettivamente presenti nei Servizi

Conclusioni Servizi sempre più centrati sulla effettiva situazione dell’utenza e sempre meno sulle proprie scelte metodologiche Utilizzo flessibile delle risorse nelle varie strutture/sedi in funzione delle esigenze trattamentali dei pazienti

Conclusioni Praticare in modo strategico soluzioni organizzativo-cliniche condivise, anche logisticamente, tra le varie sedi Creare ambiti di lavoro con obiettivi e risorse messe in comune (es. Centro Diagnostico Multispecialistico)

Grazie per l’attenzione …