Destra e Sinistra hegeliana. Ludwig Feuerbach

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Destra e Sinistra hegeliana. Ludwig Feuerbach

Destra e sinistra hegeliana Alla morte di Hegel (1831) i discepoli si divisero in due correnti. All’origine c’è il carattere bivalente della dialettica hegeliana, che implica conservazione: ogni progresso non annulla il passato ma ne costituisce l’inveramento; e superamento: la realtà è vita, un continuo movimento, tutto deve essere trasformato.

Il filosofo e la fede La divisione nacque sul tema del rapporto tra religione e filosofia: gli hegeliani di destra (Göschel, Conradi, Gabler) ne sottolinearono la continuità; raggiungere il sapere filosofico non comporta l’abbandono delle verità di fede. Per i “giovani hegeliani” (sinistra) la forma religiosa può essere superata da chi attinge la verità filosofica.

I giovani hegeliani Le posizioni più originali si ritrovano tra gli esponenti della sinistra: Strauss, Bauer, Ruge (direttore degli Annali di Halle) e Feuerbach. Dalla religione il dibattito si spostò sul terreno politico, sul quale la destra assunse posizioni conservatrici, mentre la sinistra sostenne istanze liberali e rivoluzionarie.

Ludwig Feuerbach (1804-72) Gli autori della Sinistra sono stati ampiamente studiati in funzione del successivo sviluppo del pensiero di Marx. Da questo punto di vista le anticipazioni più interessanti si trovano in Feuerbach.

Notizie biografiche Allievo di Hegel, sin dal 1830 assunse posizioni “di sinistra” sul tema dell’immortalità dell’anima. Ciò compromise la sua carriera, isolandolo dal mondo accademico. Opere principali: L’essenza del cristianesimo (1841); L’essenza della religione (1845).

Critica della filosofia hegeliana Nel 1839, sugli Annali di Halle, Feuerbach inizia a prendere le distanze da Hegel: La filosofia hegeliana non può pretendere di costituire la filosofia assoluta: anch’essa è relativa alla sua epoca e risulterà in futuro superata. Inoltre gli rimprovera l’astrattezza, di perdere di vista l’essere reale, cioè quello sensibile e di non dare alla natura un posto adeguato.

Da Dio all’uomo Queste istanze si radicalizzano nelle opere successive: Il pensiero di Hegel gli appare sempre più una “teologia mascherata” che smarrisce l’uomo a vantaggio di un astratto assoluto spirituale. La filosofia deve invece farsi antropologia, tematizzare l’uomo nella sua concretezza e materialità, l’ “uomo di carne e sangue” Feuerbach non è però materialista al punto da ridurre lo spirito alla materia.

Hegel capovolto Nonostante queste polemiche si ritrova in Feuerbach ancora molto della concezione idealistica: per esempio il tema dell’unità di finito e infinito. In Feuerbach però l’identità risulta capovolta: soggetto non è più lo spirito, ma l’uomo: non è il finito a sussistere nell’infinito, quanto viceversa l’infinito nel finito.

La critica della religione Per ben comprendere il senso di queste affermazioni occorre esaminare la critica alla religione che Feuerbach compie in varie sue opere e soprattutto ne L'essenza del cristianesimo.

Dio creazione dell’uomo Per Hegel: la coscienza che l’uomo ha di Dio è la coscienza che Dio ha di sé; per Feuerbach: la coscienza che l’uomo ha di Dio è la coscienza che l’uomo ha di sé. Non è più Dio a conoscersi tramite l’uomo, ma è l’uomo che si conosce tramite Dio. È l’uomo che crea Dio, proiettando fuori di sé, nei cieli della trascendenza, ciò che lui stesso è, la sua essenza (Wesen).

La religione è l’insieme dei rapporti dell’uomo con se stesso, o meglio con il proprio essere, riguardato però come un altro essere […]. Tutte le qualificazione dell’essere divino sono perciò qualificazioni dell’essere umano. Tu credi che l’amore sia un attributo di Dio perché tu stesso ami, credi che Dio sia un essere sapiente e buono perché consideri bontà e intelligenza le migliori tue qualità […]. Se pensi l’infinito pensi l’infinita potenza del pensiero. Se senti l’infinito, senti l'infinità della potenza del pensiero. L’essenza del Cristianesimo

Verità e falsità della religione La religione è perciò sia vera che falsa: Il contenuto della religione, infatti, non è qualcosa di immaginario, ma è vero; Dio è una realtà: l’essenza umana; tuttavia la religione è falsa in quanto attribuisce tale essenza ad un essere diverso dall’uomo. Nella religione l’uomo si autoinganna: crede di aver a che fare con un altro essere (Dio), mentre si rapporta solo con se stesso.

Origine dell’alienazione Per Feuerbach il soggetto può conoscersi solo in altro, contemplando il suo essere al di fuori di sé. L’uomo crea Dio per diventare cosciente del suo essere: per conoscersi deve oggettivarsi, ovvero “alienarsi” in Dio. Nella evoluzione della religione (che culmina con il cristianesimo) risulta sempre meglio l’identità Dio-uomo.

Oltre la religione La “fase religiosa” è perciò solo un momento della storia dell'umanità: l'uomo deve capire che la teologia è antropologia e quindi cessare di alienarsi in Dio per possedere pienamente se stesso; deve smettere di disperdere le sue energie ad amare Dio trascurando gli uomini; anziché amare l’uomo in Dio dovrà iniziare ad amare l’uomo nell’altro uomo.

Homo homini deus Su queste basi Feuerbach propugna un nuovo umanesimo che trasformi gli uomini da amici di Dio in amici degli uomini: «[…] da uomini che credono in uomini che pensano, da uomini che pregano in uomini che lavorano, da candidati dell’aldilà in studiosi dell’aldiquà, da cristiani, che per loro stessa ammissione sono metà animali e metà angeli, in uomini nelle loro interezza.» Lezioni sull’essenza della religione

Aporie feuerbachiane L’umanesimo di Feuerbach si nutre della speranza di poter recuperare all’uomo i “tesori” proiettati in Dio nell’alienazione religiosa, una volta compreso dietro Dio si nasconde l’uomo.

L’uomo è Dio? Ma su che base si può sostenere l’identità Dio-uomo? L’uomo è finito, mentre Dio è concepito dalla fede come infinito. Feuerbach è costretto a dire che ciò che l’uomo proietta in Dio non è il suo essere individuale ma l’essere della specie umana: infinito, onnipotente e onnisciente non è l’individuo ma l’intera umanità.

Homo homini homo Tuttavia anche nell’umanità non troviamo quale ricchezza che pure poniamo in Dio l’uomo è limitato anche se inteso come specie. Rispetto a questa difficoltà Feuerbach si mostra incerto e oscillante e finisce con l’affermare che in Dio non si trova tanto l’essere quanto i desideri insoddisfatti del cuore dell’uomo.