Filosofia del linguaggio 2015-16 Semestre I Prof. F. Orilia.

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Transcript della presentazione:

Filosofia del linguaggio Semestre I Prof. F. Orilia

Lezione 1 - 5/10/15

Titolo del corso INTRODUZIONE alla FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO

Introduzione al corso Parte I Cenni di ontologia: proprietà, relazioni, oggetti Cenni elementari di logica Ambiguità lessicale e strutturale Termini singolari (nomi propri, deittici e descrizioni definite) Termini generali (nomi comuni, predicati)

Parte II Senso e riferimento in Frege Teoria degli oggetti di Meinong Teoria delle descrizioni di Russell Il dibattito Meinong-Russell

Parte III La teoria del riferimento diretto: Kripke, Kaplan, Putnam Il dibattito tra referenzialisti e descrittivisti Le distinzioni analitico-sintetico, necessario- contingente, a priori-a posteriori Atti linguistici Implicature conversazionali di Grice.

Testi I frequentanti saranno tenuti a rispondere, oltre che sui contenuti delle lezioni, su parti dei libri di testo adottati: (1) F. Orilia, Ulisse, Il quadrato rotondo e l'attuale re di Francia, ETS, Pisa, 2005 (2a ed.): Capp. 1-8 (circa 120 pp.). (2) P. Casalegno, P. Frascolla, A. Iacona, E. Paganini, M. Santambrogio (a cura di), Filosofia del linguaggio, Raffaello Cortina, Milano, 2003: gli articoli (o estratti) di Carnap, Frege, Grice, Kripke, Putnam, Quine, Russell,Wittgenstein (circa 200 pp.). I non frequentanti sono tenuti a rispondere sui capitoli 1-11 del libro adottato menzionato al punto (1) e sull'intero libro adottato menzionato al punto (2).

Metodo Verranno fornite durante il corso liste di domande sugli argomenti discussi in classe o trattati nei testi adottati. Queste domande hanno lo scopo di aiutare gli studenti a individuare gli aspetti più importanti sui quali puntare l'attenzione e le possibili domande d'esame. Si cercherà di stimolare la partecipazione attiva degli studenti, favorendo il dibattito sugli argomenti trattati e invitando gli studenti a prendere posizione sulle tesi filosofiche che verranno prese in esame.

Valutazione L'esame è orale. Gli studenti riceveranno tre domande, una per ciascuna parte del corso (valore domanda sulla parte I: 20%; valore domanda parte II: 50%; valore domanda parte III: 30%). Le domande per gli studenti frequentanti saranno tratte dalle liste di domande rese disponibili durante il corso.

Uno sguardo filosofico sul linguaggio Linguaggio e realtà Linguaggio e mente Che cosa significa "il" ? Qual è il significato delle virgolette?

Discipline di confine Semiotica (Peirce ( ), Morris ( ),..., Petoefi, Eco) Linguistica – Approccio strutturalista (De Saussure ( )) – Approccio generativista (Chomsky)

Filosofia analitica vs filosofia continentale Hegel, Heidegger, Gadamer, Derrida Frege, Russell, Wittgenstein, Quine

Fil Ling Lez. 2 6/10/15

Excursus storico Alle origini della filosofia analitica: Gottlob Frege (1848 –1925) Alexius Meinong ( ) Bertrand Russell ( ) George Edward Moore ( ) Ludwig Wittgenstein (1889 –1951)

Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus (1921-’22) Macerata, 6 ottobre 2015

Il libro tratta i problemi filosofici e mostra – credo – che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò di cui non si può parlare si deve tacere. Il libro vuole, dunque, tracciare al pensiero un limite, o piuttosto – non al pensiero stesso, ma all’espressione dei pensieri: ché, per tracciare un limite al pensiero, noi dovremmo pensare ambo i lati di questo limite (dovremmo, dunque, poter pensare quel che pensare non si può). Il limite non potrà, dunque, venire tracciato che nel linguaggio, e ciò che è oltre il limite non sarà che nonsenso. Prefazione

1. Il mondo è tutto ciò che accade Il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose Il mondo è determinato dai fatti e dall’essere essi tutti i fatti Ché la totalità dei fatti determina ciò che accade, ed anche tutto ciò che non accade. 2. Ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose Lo stato di cose è un nesso d’oggetti (entità, cose) È essenziale alla cosa il poter essere parte costitutiva d’uno stato di cose. (…) (…) Noi non possiamo concepire alcun oggetto fuori della possibilità del suo nesso con altri. Se posso concepire l’oggetto nel contesto dello stato di cose, io non posso concepirlo fuori della possibilità di questo contesto. (…) Se conosco l’oggetto, io conosco anche tutte le possibilità della sua ricorrenza in stati di cose. (…) Gli oggetti contengono la possibilità di tutte le situazioni.

2.02. L’oggetto è semplice. (…) Gli oggetti formano la sostanza del mondo. Perciò essi non possono essere composti Se il mondo non avesse una sostanza, l’avere una proposizione senso dipenderebbe allora dall’essere un’altra proposizione vera Sarebbe allora impossibile progettare un’immagine (vera o falsa) del mondo. (…) La sostanza è ciò che sussiste indipendentemente da ciò che accade È manifesto che un mondo, per quanto differente sia pensato dal mondo reale, deve avere in comune con il mondo reale qualcosa – una forma. (…) Il modo, nel quale gli oggetti ineriscono l’uno all’altro nello stato di cose, è la struttura dello stato di cose La forma è la possibilità della struttura.

3. L’immagine logica dei fatti è il pensiero. (…) L’immagine è un modello della realtà. (…) L’immagine consiste nell’essere i suoi elementi in una determinata relazione l’uno con l’altro. (…) Questa connessione degli elementi dell’immagine io la chiamo la struttura dell’immagine; la possibilità di questa struttura io la chiamo la forma di raffigurazione dell’immagine La forma di raffigurazione è la possibilità che le cose siano l’una con l’altra nella stessa relazione che gli elementi dell’immagine. (…) Ciò che l’immagine deve avere in comune con la realtà per poterla raffigurare – correttamente o falsamente – nel proprio modo, è la forma di raffigurazione propria dell’immagine Il pensiero contiene la possibilità della situazione che esso pensa. Ciò che è pensabile è anche possibile. (…) 3.1. Nella proposizione il pensiero s’esprime in modo percepibile mediante i sensi. (…) 3.3. Solo la proposizione ha senso; solo nel contesto della proposizione un nome ha significato.

(...) 4. Il pensiero è la proposizione munita di senso. (…) La proposizione mostra il suo senso. La proposizione mostra come le cose stanno, se essa è vera. E dice che le cose stanno così. (…) Comprendere una proposizione è sapere che cosa accade se essa è vera. (…) La proposizione può essere vera o falsa solo in quanto immagine della realtà. (…) 4.1. La proposizione rappresenta il sussistere e non sussistere degli stati di cose La totalità delle proposizioni vere è la scienza naturale tutta (o la totalità delle scienze naturali). (…) La proposizione più semplice, la proposizione elementare, asserisce il sussistere d’uno stato di cose. (…) 5. La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari. (La proposizione elementare è una funzione di verità di se stessa) Lo scopo della filosofia è il rischiaramento logico dei pensieri. La filosofia è non una dottrina, ma un’attività. (…) La proposizione mostra ciò che dice; la tautologia e la contraddizione mostrano che esse non dicono nulla. (…) Tautologia e contraddizione non sono però insensate; esse appartengono al simbolismo, così come lo “o” al simbolismo dell’aritmetica.

(…) 5.6. I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo. (…) Il soggetto è non parte, ma limite del mondo. (…) Il senso del mondo dev’essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è, e tutto avviene come avviene; non v’è in esso alcun valore – né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che abbia valore v’è, esso dev’esser fuori d’ogni avvenire ed essere-così. Infatti, ogni avvenire ed essere-così è accidentale. Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Dev’essere fuori del mondo Né, quindi, vi possono essere proposizioni dell’etica. Le proposizioni non possono esprimere nulla di ciò che è più alto. (…) Come il mondo è, è affatto indifferente per ciò che è più alto. Dio non rivela sé nel mondo.

6.44. Non come il mondo è, è il Mistico, ma che esso è. (…) Noi sentiamo che, persino nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati. Cero, allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta La risoluzione del problema della vita si scorge allo sparire di esso. (…) Ma v’è dell’ineffabile. Esso mostra sé, è il Mistico Il metodo corretto della filosofia sarebbe propriamente questo: Nulla dire se non ciò che può dirsi; dunque, proposizioni della scienza naturale – dunque, qualcosa che con la filosofia nulla a che fare – e poi, ogni volta che un altro voglia dire qualcosa di metafisico, mostrargli che, a certi segni delle sue proposizioni, egli non ha dato significato alcuno. Questo metodo sarebbe insoddisfacente per l’altro – egli non avrebbe la sensazione che noi gli insegniamo filosofia – eppure esso sarebbe l’unico metodo rigorosamente corretto Le mie proposizioni illuminano così: Colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è asceso per esse – su esse – oltre esse (Egli deve, per così dire, gettar vita la scala dopo essere asceso su essa). Egli deve trascendere queste proposizioni; è allora che egli vede rettamente il mondo. 7. Su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.

Fil. Ling Lez. 3 7/10/15

Il Tractatus Abbiamo visto ieri che Wittgenstein assume (1) realtà (livello ontologico): oggetti e stati di cose intesi come relazioni sussistenti tra oggetti [e, possiamo aggiungere, oggetti aventi proprietà] (2) linguaggio/pensiero/mente: proposizioni (3) Struttura comune tra (1) e (2)

Linguaggio e ontologia Predicati, nomi comuni ==> proprietà, relazioni Termini singolari ==> oggetti – descrizioni definite – nomi propri – deittici enunciati ==> proposizioni, stati di cose

Domanda Ci servono gli stati di cose non sussistenti di Wittgenstein?