Dall’analisi alla lettura: La chiave è questa: guardare, osservare, vedere, immaginare, inventare, creare – Le Corbusier, Carnet T 70, 1963 Corso triennale in scienze dell’architettura Laboratorio di sintesi finale –prof. adele picone 5_marzo 2015 Paola Scala In questo libro non ci sono idee “originali”, “nuove”; le idee originali non contano; anzi idee veramente originali non esistono; contano le espressioni di un pensiero comune per tutti, comunicabile e possibile a tutti, che creino una civiltà di linguaggio: le idee si ricevono e si riesprimono: le idee sono ciò che si riflette in noi di un universo di idee – dal passato al presenta a quanto vediamo (chi più chi meno) nell’avvenire coi presentimenti (chi non vede nell’avvenire non pensa: gli animali non vedono nell’avvenire) -: si dice “mi viene” un’idea, non “creo” un’idea; inventare vuol dire, etimologicamente, trovare, non creare. Giò Ponti
Chi arriva all’Acropoli per la prima volta rimane sorpreso dalla libertà con la quale sono disposti i templi, intendendo per libertà la mancanza di un chiaro schema ortogonale che li ordini. Abituati ed educati come siamo alla tradizione urbanistica europea che proviene dal rinascimento, la nostra sorpresa comincia dall’ingresso, con la scalinata zigzagante che porta ai propilei (…) É come se, i templi e i tesori, i santuari e le immagini della divinità definissero un piccolo firmamento in cui non manca l’ordine, come non manca l’ordine nella volta celeste, anche se a noi sembra che le stelle e le costellazioni siano disseminate nelle tenebre senza esservi sottomesse R. Moneo L’asse dell’Acropoli va dal Pireo al Pantaelico, dal mare alla montagna. Dai Propilei, perpendicolare alla direzione disegnata dall’architettura in cui vi trovate: sensazione ortogonale importante. Architettura sublime: l’Acropoli proietta i suoi effetti sino all’orizzonte. Dai Propilei, nell’altro senso, la statua colossale di Atena, in asse e il Pantaelico sullo sfondo. Questo è importante. E dato che sono fuori da questo asse perentorio, il Partenone sulla destra e l’Eretteo a sinistra, avete la fortuna di vederli di tre quarti, nella totalità del loro aspetto Le Corbusier Dall’analisi alla lettura: la\le tradizioni disciplinari
Un approccio “scientifico”: 1. elementi primari 2. tipi edilizi 3. tipologia degli insediamenti \ relazione tipologia morfologia: tessuti 4. relazione geografia territorio: tipi territoriali 5. struttura del territorio 2.tipi edilizi 3. tessuti 1. Elementi primari 4.tipi territoriali 5_struttura suolo
Un tipo architettonico è un concetto che si identifica con una struttura formale. La struttura formale di un oggetto architettonico è da considerarsi come una chiave analitica che, con maggiore globalità e profondità, restituisce la natura peculiare dell’architettura. Il tipo è di natura concettuale, non oggettuale; il tipo comporta una descrizione attraverso la quale è possibile riconoscere gli oggetti che lo costituiscono; il tipo si riferisce alla struttura formale (si parla di tipo dal momento in cui riconosciamo l’esistenza di «similitudini strutturali» tra oggetti architettonici, al di là delle loro differenze al livello più apparente e superficiale). Questo principio – del tipo – pone il problema della forma in termini di massima generalità (al di là delle epoche e degli stili). La tipologia non è mera classificazione. Il fine della classificazione è descrivere lineamenti differenziali e stabilire una catalogazione del diverso; al contrario, la tipologia (intesa come studio dei tipi) tende a stabilire nessi all’interno di quanto apparentemente è dissimile, creando concatenamenti e provocando risonanze tra oggetti di specie diverse, mostrando le stratificazioni soggiacenti a tante esperienze. E ancora: il tipo non è lo stile. Lo stile lega l’architettura alla storia, a una fase concreta dello sviluppo della cultura materiale, a determinati strumenti e tecniche costruttive. Il tipo esprime la permanenza di aspetti essenziali e pone in evidenza il carattere variabile delle strutture formali che agiscono come punti fissi nel divenire dell’architettura.» Luciano Semerani
La casa doppiaLa casa a torre
Prima di ogni viaggio mi preparo disegnando i posti che andrò a visitare, lo faccio prima, non voglio fare come i pittori tedeschi che con gli acquerelli dipingevano sul posto, non voglio disegnare mentre viaggio. Invece prima di partire ho tutti gli elementi per sapere e giudicare il posto che andrò a.visitare. Il disegnare durante o dopo è una maniera ottocentesca, da pittore, da accademia. Invece così è da sapienti. Carlo Aymonino Il viaggiatore classico
anni ‘80
DISMISSIONE terremoto
Alessandro Cimmino, 60 Km/h, Napoli 1997
Wim Wenders Il luogo è un fatto certo anche se nel dialogo diversamente interpretabile V. Gregotti
Da parte mia preferisco sacrificare molte cose, vedere solo quello che immediatamente mi attrae, passeggiare a caso, senza piantina e con una assurda sensazione di esploratore. A. Siza Il viaggiatore romantico
Il punto di vista il marciatore
Il punto di vista dal piroscafo
Il punto di vista dall’aereo
Le Gray, L’onda 1856
Realtà e descrizione è un binomio complesso, spesso c’è un’ossessione che si sovrappone a ogni altro interesse … Aldo Rossi Il luogo è come un calco che aspetta di essere riempito Gino Valle … la poesia è in qualche posto là dietro è là da moltissimo tempo, il poeta non fa che scoprirla”. Jan Skàcel “… la storia non è una compilazione di fatti, ma la comprensione di uno sviluppo della vita in atto”. Sigfried Giedion
…… In mattinata era comparsa una roccia epica, a forma di sfinge. Sulla formidabile sommità una lunga colonna porta una vergine …… In mattinata era comparsa una roccia epica, a forma di sfinge. Sulla formidabile sommità una lunga colonna porta una vergine, mentre il dorso, dalle erbe basse che erano cresciute spingeva fuori aspre e scure superfici forate, resti di antiche mura e di vigorosi torrioni Presburgo aveva innalzato sul monte il cubo della sua fortezza…… vigorosi torrioni Presburgo aveva innalzato sul monte il cubo della sua fortezza…… Le Corbusier La cappella sorge, senza interposizione di basamento sul punto più alto della collina, quasi il tradursi improvviso di questa in una forma più controllata e complessa. A.Samonà,
le strade della città vanno verso l’interno negli estuari di terra piana che tra i picchi montuosi scendono dai grandi altipiani dell’interno, gli altipiani somigliano infatti al dorso di una grande mano aperta che si schiaccia contro il mare; le montagne che discendono sono le dita di questa mano; esse toccano il mare; e tra le dita delle montagne sono posti gli estuari di terra, e la città è costruita sopra di essi…. sull’aereo ho disegnato per Rio De Janeiro un’ immensa autostrada collegante a mezza altezza le dita dei promontori aperti sul mare Le Corbusier
Il disegno non è però per Siza un linguaggio autonomo; si tratta di prendere le misure, di fissare le interne gerarchie delsito che si osserva dei desideri che esso suscita, delle tensioni che induce Vittorio Gregotti,
La “venezianità” Ignazio Gardella, Casa alle Zattere1954\58
La “venezianità”
CONCORSO DI PROGETTAZIONE SEDE SOCIALE DELLA BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BUCCINO