Acaya è l’ideale umanistico della città che esprime pienamente la fiducia nell’uomo e per questo non può confondersi con le medievali ricostruzioni della “città celeste”.
Acaya, città ideale, nasceva con precise funzioni che si riflettono su una forma definita dove non hanno più peso i grandi temi simbolico – religiosi. A pochi chilometri dalla costa adriatica del Salento, non molto distante da Lecce e Vernole, di cui Acaya è una frazione. Il castello sorge nel luogo dove sorgeva il piccolo insediamento medievale di Segine, di proprietà dei dell'Acaya, centro che nel 1535 mutò nome in Acaya, proprio dal nome della famiglia baronale.
Il borgo di Segine, di epoca medievale, entrò a far parte della Contea di Lecce nel sec. XII, poi donato dagli Angioini al Convento di S. Giovanni Evangelista di Lecce ed infine, nel 1294, concesso in feudo da Carlo II d'Angiò a Gervasio Acaya. Gli Acaya tennero il feudo per ben tre secoli. Assunse il nome di Acaya nel 1535, quando il Grande Magister Gian Giacomo dell'Acaya, "regio ingegnere militare" di Carlo V, al castello, edificato dal padre Alfonso 29 anni prima, aggiunse la cinta muraria, il fossato, i bastioni, i baluardi. È unico esempio di città fortificata tipicamente rinascimentale del Meridione d'Italia. Nel 1714 il Castello ed il borgo furono devastati dai Turchi.
L'edificio seguì i dettami dell'epoca nell'ambito dell'architettura militare: un quadrilatero a cui vertici si innestano i bastioni, di forma bassa e robusta, adatti alla difesa \ attacco contro armi da fuoco. Tutti i bastioni posseggono cannoniere a tutti i livelli. Nel vertice Sud-Est di tale fortezza, innestò un baluardo a forma di lancia, con scarpatura e difesa e cannoniere su u due livelli, viene qui sperimentata per la prima volta la difesa radente.
Le mura, di forma quadrangolare con un'unica apertura, sono rettangolari con tre baluardi. Sulla parete superiore di esse vi era un camminamento di ronda per le guardie; tre dei quattro angoli delle mura sono muniti di robusti bastioni, e nel quarto il maestro progettista costruì il castello.
Tale fortezza risulta tra le più innovative e meglio curate di tutto il “Vice Regno di Napoli”, il dell’Acaya era fra i più noti architetti militari del sec. XVI. Il maniero ebbe si funzione contro le incursioni turche, ma è bene non esagerare tale aspetto: infatti il castello ebbe un importante ruolo anche nel controllo del territorio salentino, per il nascente regno di Carlo V.
La fortificazione è suddivisa in due piani. In quello inferiore erano situate le scuderie sostituite nel tempo da un frantoio oleario. Nel piano superiore erano invece disposte le sale dei signori.
Durante i lavori di restauro è stato ritrovato un affresco all'interno di una intercapedine: la Dormitio Virginis (seconda metà del 1300), estesa circa mt 4 x 3. Perfettamente conservata, rappresenta “gli Apostoli che assistono la morte della Vergine e Gesù che ne raccoglie l'Anima e la presenta al Padre”, secondo l’iconografia che fa riferimento ai Vangeli apocrifi.
Dormitio Virginis
Particolare della volta della sala quadrata