(Danzica 1788-Francoforte 1860) Arthur Schopenhauer (Danzica 1788-Francoforte 1860)
La vita e le opere Figlio di un banchiere e una scrittrice, dopo il suicidio del padre studia filosofia a Gottinga, fu influenzato dalle dottrine di Platone e di Kant Nel 1811 a Berlino frequenta le lezioni di Fichte Nel 1818 scrive la sua opera principale Il mondo come volontà e rappresentazione Dal 1820 al 1832 tiene corsi a Berlino di ibera docenza, in aperta polemica con Hegel, alle sue lezioni parteciparono pochi studenti
Le radici culturali del sistema Il suo pensiero filosofico fu influenzato da diversi autori: di Platone lo attrasse soprattutto la teoria delle idee, come forme esterne sottratte alla caducità dolorosa del mondo. Da Kant riprese l’impostazione soggettivistica della gnoseologia Dell’illuminismo riprese il filone materialistico e la tendenza demistificatrice Del romanticismo ritroviamo soprattutto il tema dell’infinito e il tema del dolore (ma a rifiuta la visione ottimista a favore di un pessimismo sulla realtà)
S. fu influenzato anche dalla sapienza dell’antico Oriente, dalla tradizione filosofico- religiosa dell’India È stato il primo filosofo a recuperare alcuni motivi del pensiero dell’estremo Oriente, da cui ha ricavato immagini ed espressioni suggestive Schopenauer rifiuta il pensiero idealistico definito spregiativamente come “filosofia delle università”, non è al servizio della verità, ma del successo e del potere Hegel è “un ciarlatano pesante e stucchevole”, Schopenauer sostiene la libertà della filosofia (critica la giustificazione della realtà)
Il mondo come volontà e rappresentazione Il mondo intero non è altro che l’oggetto in rapporto al soggetto, dipende da esso, esiste per esso La rappresentazione è costituita da due metà essenziali: soggetto (è la condizione universale sottointesa a ogni oggetto) e l’oggetto (condizionato dalle forme a priori del soggetto) Critiche al materialismo, all’idealismo e al realismo (che assolutizzano una delle due metà)
Il mondo viene considerato come realtà in m sé, è invece un insieme di RAPPRESENTAZIONI condizionate dalle forme a priori della conoscenza: spazio, tempo e la categoria della causalità Sulle sensazioni spazializzate e temporalizzate entra in azione l’intelletto che le ordina con la categoria della causalità Le diverse forme di causalità determinano gli oggetti conoscibili: 1) il divenire è causalità tra oggetti naturali 2) Il conoscere regola i rapporti tra i giudizi 3) l’essere i rapporti tra enti aritmetici e geometrici 4)l’agire i rapporti tra azioni e motivi
Da queste 4 forme di causalità seguono 4 NECESSITÀ che regolano e strutturano il mondo della rappresentazione: necessità fisica, logica, matematica, morale. L’intelletto ordina, ma non va oltre il sensibile: il mondo come mia rappresentazione è FENOMENO (parvenza, illusione e sogno), è il VELO DI MAYA che nasconde la vera realtà, il NOUMENO
La via di accesso alla cosa in sè Per Schopenhauer se l’uomo fosse solo intelletto e conoscenza “testa d’angelo alata, senza corpo”, non potrebbe uscire dal mondo fenomenico L’uomo è anche CORPO e ha rapporto con esso in due modi: come oggetto e dunque come rappresentazione, ma lo conosce anche immediatamente (“ci viviamo” dentro soffrendo e gioendo) come volontà (ogni movimento del corpo è volontà resa visibile)
Riflettere sulla conoscenza immediata del corpo come manifestazione della volontà (vera realtà dell’uomo), permette di squarciare il velo di Maya e andare oltre il fenomeno Si scopre che la vera realtà è la VOLONTÀ DI VIVERE, che è l’essenza segreta di tutte le cose, ossia la cosa in sé dell’universo. Infatti la volontà di vivere pervade ogni essere della natura, anche se in gradi diversi a seconda della consapevolezza (l’uomo è il grado più elevato, perché è l’essere più consapevole)
La volontà di vivere È volontà primordiale e inconscia (la consapevolezza dell’uomo è solo una delle possibili manifestazioni) È energia e impulso, è unica, eterna e indistruttibile perché è un principio senza inizio e senza fine Si configura anche come una forza libera e cieca, come energia incausata e senza uno scopo Dio nell’universo di S. non può esistere, perché l’unico assoluto è la volontà
La volontà si manifesta nel mondo in DUE FASI: Si oggettiva in un sistema di forme immutabili, a-spaziali e a-temporali, le “idee” La volontà si oggettiva nei vari individui del mondo naturale (copia delle idee modello): suddiviso in gradi (all’apice vi è l’uomo che è pienamente consapevole)
Dolore, piacere e noia La volontà è conflitto e lacerazione, una tensione continua che nasce da un bisogno che deve essere soddisfatto. L’uomo è l’essere più bisognoso, perché è il più consapevole e quello che soffre di più per questo. Se il bisogno viene soddisfatto subentra la noia: la vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore I momenti di piacere (godimento fisico e gioia psichica) sono solo una cessazione momentanea del dolore.
La sofferenza è universale: il dolore non riguarda solo l’uomo, ma investe tutte le creature. La vera natura umana è selvaggia e feroce, gli uomini sono da compiangere perché condannati alla vita: la felicità è illusoria, sia per i singoli che per la storia dell’umanità, il progresso è illusione L’amore stesso è illusione: è uno degli stimoli più forti dell’esistenza eppure dietro alle sue lusinghe e al suo incanto si nasconde il freddo “Genio della specie”. Il fine dell’amore è l’accoppiamento, la procreazione di creature destinate a soffrire.
Le vie di liberazione L’esistenza è costituita da dolore e si impara progressivamente a non volerla. S. condanna il suicidio: 1)non è una negazione della volontà, anzi è un “atto di forte affermazione della volontà stessa”, infatti il suicida “vuole la vita ed è solo malcontento delle condizioni che gli sono toccate” 2) Sopprime solo una manifestazione (la mia vita singola) della volontà di vivere che rinasce in mille altri
Alcuni individui eccezionali (geni dell’arte, santi, eremiti…) hanno intrapreso un cammino di liberazione di se dalla volontà di vivere, arrivando a negarla. La presa di coscienza del dolore e il disinganno di fronte alle illusioni dell’esistenza permettono di iniziare il cammino di liberazione Avviene in tre momenti essenziali: ARTE, MORALE, ASCESI
Arte L’esperienza estetica permette di annientare in noi la volontà L’arte è conoscenza libera e disinteressata delle Idee, ovvero dei modelli eterni delle cose Il soggetto che contempla non è più l’individuo naturale particolare, sottoposto alla volontà, ma il puro soggetto del conoscere, il puro occhio del mondo: “l’uomo geniale è il sole che rivela il mondo” Questa contemplazione è catartica, l’uomo più che vivere contempla la vita, al di sopra della volontà, del dolore e del tempo
Le varie arti sono ordinate gerarchicamente: spicca in particolare la tragedia perché è l’autorappresentazione del dramma della vita. La musica occupa un posto a parte: non riproduce mimeticamente le idee, come le altre arti, ma si pone come immediata rivelazione della volontà a se stessa La funzione liberatrice dell’arte è temporanea e parziale, è un conforto alla vita, ma il cammino di liberazione deve andare oltre
L’etica della pietà L’etica implica un impegno nel mondo a favore del prossimo: è un tentativo di superare l’egoismo e di vincere la lotta tra individui Il fondamento dell’agire morale non è la ragione ma il sentimento di “pietà” o di “com- passione”, attraverso cui avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri. La morale si concretizza in due virtù: la giustizia (consiste nel non fare del male agli altri riconosciuti come uguali) e l’ amore/carità (àgape) che è la volontà positiva di fare del bene al prossimo (amore autentico
L’ascesi La morale rimane sempre all’interno della vita e presuppone un attaccamento ad essa. Solo con l’ascesi si ha una liberazione totale dalla volontà di vivere. L’ascesi nasce dall’orrore quando si riconosce che l’essenza del mondo è il dolore: si vuole estirpare il proprio desiderio di esistere, di godere e di volere
Questo si può fare attraverso la castità perfetta che libera dalla fondamentale manifestazione della volontà di vivere: dall’impulso alla generazione e alla perpetuazione della specie. Altre pratiche, per arrivare a sciogliere la volontà di vivere dalle proprie catene, sono la rinuncia ai piaceri, il digiuno, il sacrificio, la macerazione. La soppressione della volontà di vivere è l’unico atto di libertà possibile all’uomo S. propone un misticismo ateo, che porta all’esperienza del nulla (come il nirvana buddista e a differenza del cristianesimo), come negazione del mondo stesso