LE IMPRESE DEL SETTORE AGRICOLO E ALIMENTARE NELLA APERTURA DEL 2014 Il monitoraggio dell’economia reale a partire dai dati dei registri camerali Roma 15/05/2014 Alessandro Rinaldi Si.Camera-Unioncamere
Prosegue la riduzione del tessuto produttivo agricolo, tiene l’alimentare Lo stock delle imprese agricole a fine marzo 2014 si attesta su 760 mila unità, a cui corrisponde un saldo trimestrale di aziende, pari, in termini percentuali, al -1,7%. In termini tendenziali, si contano invece imprese in meno, il -4,1%. La base imprenditoriale agricola continua pertanto a ridursi, racchiudendo, nel primo trimestre 2014, il 12,6% del sistema produttivo italiano. Alla stessa data nell’industria agroalimentare si contano circa 68 mila imprese, 116 unità in meno rispetto al 31 dicembre 2013, ma su base annua si registra invece un significativo incremento, pari all’1,4% (+932 imprese). 760 mila imprese agricole -4,1% rispetto al 2013, - 10,8% rispetto al mila imprese alimentari +1,8% rispetto al 2013, +0,6% rispetto al 2010
Gli andamenti per forma giuridica e settore Sotto il profilo delle forme giuridiche, gli andamenti del settore agricolo (-4,1%) sono ascrivibili, quasi interamente, alle dinamiche che interessano le ditte individuali (-4,7%, sono quasi l’89% del totale), proseguendo processo di ristrutturazione del tessuto produttivo, visto l’incremento di società di persone (+1,4%) e di capitali (+3,0%). Per l’alimentare (+1,4%) le società di capitali crescono del 4,1%, le ditte individuali dell’1% (in questo caso pesano meno, per il 41,2%). Altre forme: -2,5%. Nell’analisi settoriale, la dinamica negativa dell’agricoltura è imputabile soprattutto alle cattive performance delle coltivazioni di colture agricole permanenti (-3,9%) e non permanenti (-5,2%) che rappresentano tre quarti del totale. Nell’alimentare, visto anche il peso elevato sull’intera industria (55,8%), spicca il dato positivo dei prodotti da forno e farinacei (+2,5%). Forme giuridiche Settori
I risultati territoriali Per l’agricoltura (-4,1% in complesso) a livello territoriale, tutte le regioni registrano una variazione annua negativa. In testa si trovano il Friuli-Venezia Giulia (-9,0%), la Valle d’Aosta (- 8,7%), la Liguria (-7,5%), il Veneto (-6,7%) e l’Emilia Romagna (-5,4%). È quindi il Nord, e il Nord Est in particolare, a sperimentare la maggior perdita di imprese agricole, come si è riscontrato del resto nelle precedenti rilevazioni. Nell’industria agroalimentare il dato tendenziale (+1,4%) è trainato principalmente dal Nord-Ovest e dal Centro, che segnano aumenti nell’ordine del 2,0%, mentre si rileva il +1,1% nel Mezzogiorno e il +0,7% nel Nord-Est. A livello regionale, si riscontrano sostanzialmente sempre variazioni positive. Variazioni percentuali tendenziali delle imprese agricole e alimentari al primo trimestre 2014
Il secondo focus sulle “vere nuove imprese” Nel primo semestre del 2014, sono le nuove iniziative imprenditoriali avviate nel settore dell’agricoltura (6,3% del totale nuove imprese). Valore importante, sebbene in calo rispetto al secondo trimestre dell’anno precedente, quando il peso relativo si attestava al 9,2%. Le nuove imprese nascono soprattutto di piccole dimensioni e con forma giuridica semplificata. Nel secondo semestre 2013, su 100 imprese nate 91 sono ditte individuali e non hanno più di due addetti. Evidenze coerenti con quanto emerge dall’analisi delle risorse per lo start-up; nel 58,8% dei casi l’investimento per dare avvio alla nuova attività non supera i 5mila euro e per un altro 21% non supera i 10mila; da non trascurare comunque quel 5% che parte con un capitale iniziale di oltre 100mila euro nuove imprese nel II semestre 2013… … che nascono per quasi due terzi con un investimento di meno di 5 mila euro.
Il neo-imprenditore agricolo Gli uomini continuano a prevalere nettamente sulle donne. Sono quasi cinque su sette i neo-capitani d’impresa maschi (il 70,4% in termini percentuali), in lieve crescita, peraltro, rispetto al primo semestre del 2013 (erano il 67%), a indicare una certa riduzione degli spazi per le donne. È invece aumentato l’apporto dei giovani; supera, infatti, il 25% (quasi otto punti percentuali in più) l’incidenza degli under 30 sul totale dei nuovi imprenditori, a cui va ad aggiungersi un ulteriore 10,3% nella fascia anni. Il maggior numero di iniziative (il 64,6%) va ad ogni modo attribuito agli ultra 35enni, indicativo, come già evidenziato nella precedente rilevazione e analisi, di un’età media avanzata.
L’attività svolta prima di diventare imprenditore agricolo Sono poco meno del 21% del totale (che comprende studenti, casalinghe e disoccupati in cerca della prima occupazione) i nuovi imprenditori che non vantano un background lavorativo e che, nel mettersi in proprio, cercano evidentemente soprattutto una soluzione al problema occupazionale. Lo sbocco lavorativo è anche il fattore che induce quanti hanno perso una precedente occupazione (circa il 10,4% del totale dei neo-capitani) a tentare la strada dell’imprenditoria.
La spinta ad intraprendere in agricoltura: l’autoimpiego Nel 51,2% dei casi è in azione la spinta dell’auto-impiego: la necessità di trovare un primo o nuovo sbocco lavorativo (31,9%), nonché la difficoltà a trovare un lavoro dipendente stabile (19,3%), forniscono un apporto significativo, mostrando, peraltro, una tendenza ad aumentare, anche a causa del perdurare delle difficoltà di accesso al mercato del lavoro.