LIPIDI I lipidi rappresentano il 20-40% delle calorie assunte con la dieta; i principali lipidi contenuti negli alimenti sono: trigliceridi fosfogliceridi.

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
COME MANTENERE IL CUORE SANO
Advertisements

ESERCIZIO FISICO E PREVENZIONE : Malattie cardiovascolari
Markers Biochimici della Cardiopatia Ischemica
EPIDEMIOLOGIA E PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI
IL CUORE MAPPA CONCETTUALE IL CUORE ANATOMIA TRAPIANTO MALATTIE
Il fegato è diviso in: lobo destro, lobo sinistro, lobo quadrato e lobo caudato. I primi due sono attraversati da un legamento falciforme, una membrana.
Prof. Paolo Polidori Università di Camerino
Formazione dei chilomicroni
Processi regolati dal sistema endocrino
STRUTTURA DELLE PRINCIPALI CLASSI DI LIPIDI PLASMATICI
Epidemiologia delle malattie cardiovascolari in Toscana
Sorveglianza epidemiologica regionale delle malattie cardiovascolari
Perche’ i diabetici sono pazienti ad alto rischio?
In Toscana vivono circa tre milioni e mezzo di abitanti ( al 01/01/ fonte Istat - ) pari al 6,2% della popolazione italiana.
PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIO-VASCOLARI IN MEDICINA GENERALE
Inquadramento delle dislipidemie
Scuola Media Statale Balzico – Classe II C
Scuola Media Statale Balzico – Classe II C
L’INTESTINO: assorbe colesterolo dal cibo o dalla bile IL FEGATO:
I lipidi Schemi delle lezioni.
I LIPIDI II° LEZIONE.
IL SISTEMA CIRCOLATORIO
OBESITA’ E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
3 - MALNUTRIZIONI.
enzimi in diagnostica gastroenterologica
Sindrome Metabolica 1.
IL DIABETE E LE SUE COMPLICANZE
MODULO 4 UNITÀ 4.2 LA DIETA NELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI.
Malattie Cardiovascolari
Composizione delle lipoproteine CM VLDL IDL LDL HDL Principale B-48 B-100 B-100 B-100 A-I Apoproteina Principale.
BUONGIORNO.
Fisiopatologia della Placca Ateromasica
I LIPIDI.
RIDEFINIZIONE DI INFARTO MIOCARDICO ACUTO (IMA) Aumento tipico dei marcatori biochimici di necrosi miocardica con graduale aumento e successiva lenta riduzione.
Il pancreas secerne due importanti ormoni coinvolti nella regolazione del metabolismo del glucosio, dei lipidi e delle proteine: Insulina Glucagone Aumento.
Malattie Cardiovascolari
Il Metabolismo dei Lipidi e le Dislipidemie
STRESS E PATOLOGIE CORRELATE: STRATEGIE NUTRIZIONALI E MOTORIE
Elementi di Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione – E. Battaglia, D. NoèCopyright © 2008 – The McGraw-Hill Companies s.r.l. FOCUS CLINICI TRASPORTO DEI.
I LIPIDI o GRASSI Sono definiti composti ternari perché formati generalmente da 3 elementi: C (carbonio), H (idrogeno), O (ossigeno). Sono sostanze non.
I LIPIDI.
BIOENERGETICA branca della biochimica che si occupa di trasferimento e utilizzazione di E Si applicano le leggi della termodinamica I, II e III legge della.
MAGNESIO. Dmitrii Mendeleev ( ) The Periodic Law o f the Chemical Elements. Journal of the Chemical Society, 55, (1889) Mg 2+ : catione.
Digestione ed assorbimento dei lipidi
Ribosomi Reticolo Endoplasmatico Apparato di Golgi
MODULO 2 UNITÀ I LIPIDI.
IPERLIPOPROTEINEMIE Sono disturbi del metabolismo lipidico derivati da una accelerata sintesi o da una ritardata degradazione delle lipoproteine vettrici.
Digestione ed assorbimento dei lipidi
Classificazione lipidi
MORTALITA’ GENERALE IN ITALIA (tassi standardizzati/ abitanti)
20/04/2017 Iperlipidemie Rappresentano il maggior fattore di rischio per l’insorgenza dell’aterosclerosi e di tutte le sue manifestazioni cliniche a livello.
DIETA A ZONA Ideata da BARRY SEARS (biochimico U.S.A.) Errore diete in uso considerare solo il potere calorico degli alimenti non tengono conto del diverso.
La Cardiologia tra i banchi di Scuola. Epidemiologia della malattia aterosclerotica coronarica La Cardiologia tra i banchi di Scuola.
802 IndexA - Z IndexA - Z Index Index Copyright © testi e immagini - Dr. Enzo Boncompagni, Cardiologo - Italy All rights reserved Copyright.
Copertina.
FISIOLOGIA DEL CONTROLLO GLUCIDICO
Fisiologia delle lipoproteine
1 1.La Nota disciplina le sole indicazioni riguardanti le dislipidemie vengono suddivise in quattro classi: l’ipercolesterolemia poligenica, le dislipidemie.
I NUTRIENTI IL GRUPPO E COMPOSTO DA: ALICE GIANI, ALESSIA VERZARO, MIRKO ZARDINI, CARMINE TODISCO e GABRIELE CHIARELLI.
1 Copyright © 2014 Clitt, Roma Questo file è una estensione online del corso Rodato CIBO CHE NUTRE © Clitt 2014.
“ Disordine metabolico ad eziologia multipla, caratterizzato da iperglicemia cronica con alterazioni del metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine,
Malattia che colpisce prevalentemente le grandi arterie elastiche (aorta, carotide, iliache) e muscolo elastiche (coronarie e popliteali) Prima causa di.
Pag. 93 Aspetti generali e classificazione
+2ADP.
Sindrome clinica conseguente all' occlusione improvvisa e prolungata di un ramo arterioso coronarico che determina la necrosi ischemica delle cellule miocardiche.
TRASPORTI ATTRAVERSO LE MEMBRANE
Maria DEL BEN I Clinica Medica Sapienza Università, Roma Indicazioni terapeutiche per il controllo dell’ipertrigliceridemia severa.
Emergenze ipertensive
Transcript della presentazione:

LIPIDI I lipidi rappresentano il 20-40% delle calorie assunte con la dieta; i principali lipidi contenuti negli alimenti sono: trigliceridi fosfogliceridi colesterolo esteri del colesterolo

Struttura dei lipidi LIPIDI SEMPLICI: sono i più abbondanti nel nostro organismo (circa il 95%) e nella nostra dieta (vengono ingeriti sotto questa forma circa il 98% dei lipidi presenti negli alimenti). Rappresentano la forma di deposito e di utilizzo principale. Tra i più noti ricordiamo le cere ed i trigliceridi (glicerolo + 3 molecole di a. grassi) LIPIDI COMPOSTI: sono trigliceridi combinati con altre sostanze chimiche come fosforo, azoto e zolfo. Rappresentano circa il 10% dei grassi del nostro organismo. Tra i più noti ricordiamo i fosfolipidi, i glicolipidi e le lipoproteine. LIPIDI DERIVATI: derivano dalla trasformazione di lipidi semplici o composti. Il più importante è il colesterolo, ma ricordiamo anche la vitamina D, gli ormoni steroidei, l’acido palmitico, oleico e linoleico.

Funzione dei lipidi PRODUZIONE DI ENERGIA: grazie all'elevato numero di atomi di idrogeno ogni molecola sviluppa grandi quantità di energia per unità di peso. RISERVA ENERGETICA: al contrario dei carboidrati, le riserve di grassi sono praticamente illimitate ed assicurano un apporto costante di energia anche in condizioni di digiuno prolungato. METABOLISMO CELLULARE: i grassi ed in particolare fosfolipidi e colesterolo sono componenti fondamentali delle membrane cellulari. Essi prendono parte alla formazione del doppio strato fosfolipidico regolando fluidità e permeabilità di membrana. REGOLAZIONE ORMONALE: il colesterolo è il precursore degli ormoni steroidei sia maschili che femminili VITAMINE LIPOSOLUBILI: i grassi fungono da trasportatori per le vitamine liposolubili; il colesterolo ne favorisce l'assorbimento partecipando alla formazione dei sali biliari; sempre il colesterolo, grazie all'azione dei raggi ultravioletti, regola la la sintesi della vitamina D

Digestione dei lipidi Per poter essere digeriti ed assorbiti, i grassi devono essere trasformati in aggregati solubili in acqua Tale processo definito “emulsionamento”, avviene grazie alla bile prodotta nel fegato. Successivamente i lipidi vengono aggrediti da specifici enzimi prodotti dal pancreas ( lipasi, fosfolipasi) che scindono i trigliceridi separando il glicerolo dagli acidi grassi dando origine a dei finissimi aggregati che prendono il nome di micelle

All’interno di questi piccoli trasportatori fondamentali per veicolare le molecole lipofile nelle cellule deputate al loro assorbimento, sono contenuti i prodotti della digestione lipidica

Assorbimento dei lipidi Le micelle con i prodotti della digestione lipidica raggiungono gli enterociti (cellule intestinali) e rilasciano il loro contenuto all’interno di essi Affinchè tali sostanze possano essere riversate nel plasma, devono riunirsi e formare delle lipoproteine ovvero agglomerati costituiti da una porzione lipidica ed una proteica

Le Lipoproteine Le lipoproteine sono macromolecole grazie alle quali i grassi possono essere trasportati nell’organismo derivanti dalla combinazione di una proteina con lipidi di varia natura: colesterolo, esteri del colesterolo, fosfolipidi, trigliceridi. Esistono diverse classi di lipoproteine che si differenziano per: Densità Contenuto proporzionale di lipidi e proteine Tipo di apoproteina Tipo prevalente di lipidi contenuti nel core. Le sostanze grasse, insolubili in ambiente acquoso, possono essere trasportate nel torrente ematico soltanto se legate a specifiche lipoproteine

Classi di lipoproteine Le principali classi di lipoproteine sono le seguenti: Chilomicroni VLDL: very low density lipoproteins, ossia lipoproteine a densità molto bassa IDL: intermediate density lipoproteins, ossia lipoproteine a densità intermedia LDL: low density lipoproteins, ossia lipoproteine a bassa densità HDL: high density lipoproteins, ossia lipoproteine ad alta densità Passando dai chilomicroni alle HDL, il rapporto tra contenuto di lipidi e contenuto di proteine diminuisce, e quindi la densità della lipoproteina progressivamente aumenta.

Caratteristiche principali

Funzioni delle lipoproteine Chilomicroni:costituiti da un cuore lipidico (trigliceridi, fosfolipidi, colesterolo e vitamine lipolosubili) circondato da macromolecole proteiche. In superficie hanno diverse apoproteine (Apo A-I, Apo B, Apo C ed Apo E). Sono prodotti nelle cellule intestinali dalle quali fuoriescono per entrare nel cirolo linfatico e poi in quello ematico. Dopo aver distribuito il loro contenuto lipidico ai vari tessuti, i chilomicroni vengono convogliati al fegato, che provvede a distruggere il loro involucro proteico e a riciclare i residui lipidici racchiusi al loro interno.

Funzioni delle lipoproteine Le VLDL (lipoproteine a bassissima densità) sono sintetizzate dagli epatociti. Trasportano trigliceridi dal fegato (dove sono stati sintetizzati, per esempio, a partire dal glucosio) ad altri tessuti (soprattutto quello adiposo e muscolare). Le LDL (lipoproteine a bassa densità) derivano dalle VLDL, per progressivo impoverimento del loro contenuto in trigliceridi. Sono cariche di colesterolo che trasportano e distribuiscono ai tessuti periferici. Le HDL (lipoproteine ad alta densità) sono secrete nel sangue da fegato e intestino. Sono quindi deputate al trasporto del colesterolo dai tessuti periferici al fegato (trasporto inverso del colesterolo).

Metabolismo delle lipoproteine Il metabolismo delle lipoproteine si può immaginare suddiviso in due cicli, uno esogeno ed uno endogeno che hanno entrambi luogo nel fegato e sono tra loro interconnessi Essi dipendono da due sistemi enzimatici: La lipoproteina lipasi ( LPL) che scinde gli acidi grassi ed il glicerolo (trigliceridi) dai chilomicroni e dalle VLDL nei tessuti La Lecitina colesterolo acil transferasi (LCAT), che forma esteri del colesterolo dal colesterolo libero e dagli acidi grassi

Ciclo esogeno: I lipidi presenti nella dieta vengono assorbiti (emulsione) nell’intestino ed incorporati nei chilomicroni che vengono secreti nella linfa e raggiungono il circolo sanguigno tramite il dotto toracico. In circolo i trigliceridi vengono rimossi gradualmente ad opera della LPL. Una volta perso il trigliceride , il chilomicrone diventa più piccolo e raggrinzito. Queste rimanenze sono rimosse dal fegato. Il colesterolo può essere utilizzato dal fegato come componente delle membrane o degli acidi biliari o può essere escreto dalla bile. Ciclo esogeno

Ciclo esogeno Ciclo endogeno Ciclo endogeno: Il fegato sintetizza particelle di VLDL che vanno incontro allo stesso processo di distacco subito dai chilomicroni per azione della LPL. Ciò porta alla formazione di una lipoproteina a densità intermedia (IDL), che diventa la lipoproteina a bassa densità (LDL) in seguito ad ulteriore perdita di lipidi. La LDL può essere allontanata dalla circolazione grazie all’interazione con il recettore della LDL o da altre vie di eliminazione. Ciclo esogeno Ciclo endogeno

Quando la cellula ha colesterolo a sufficienza la sintesi dei recettori è down regolata; quando la cellula è a corto di colesterolo, il numero dei recettori aumenta

VALUTAZIONE DEL METABOLISMO LIPIDICO I parametri di laboratorio per la valutazione del metabolismo lipidico di dividono in: Parametri di I livello: colesterolemia e trigliceridemia Parametri di II livello: colesterolo LDL e colesterolo HDL Altri parametri (in genere riservati ad una valutazione più specialistica): ad esempio ricerca di mutazioni nel gene del recettore per le LDL

Colesterolo e trigliceridi A differenza di altri parametri di laboratorio, per il colesterolo e i trigliceridi sierici esistono dei valori “desiderabili” oppure valori “decisionali” che corrispondono a 190 mg/dL per il colesterolo e 180 mg/dL per i trigliceridi; è fortemente consigliato che i valori di colesterolo e trigliceridi sierici siano inferiori. In presenza di valori più elevati, spesso non sono presenti malattie in atto, ma piuttosto inizia a crescere in maniera progressiva il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari Poiché il colesterolo è molto influenzato dalla variabilità biologica, è buona norma effettuare più controlli nel tempo, prima di definire il range di livelli di colesterolo propri di un individuo. I livelli di colesterolo e ancor più di trigliceridi risentono del periodo di digiuno prima del prelievo, per cui è rigorosamente necessario verificare che il soggetto, prima del prelievo, sia a digiuno da 8 ore. La valutazione del colesterolo e dei trigliceridi nel siero, richiede alcune considerazioni:

Indagini di laboratorio dal I al II livello Valori di colesterolo e/o trigliceridi >300 mg/dL (se il soggetto ha rispettato le norme di digiuno da 8 ore), sono fortemente suggestivi di un’alterazione metabolica o di patologie associate a ipercolesterolemia o ipertrigliceridemia, o infine di una iperlipoproteinemia familiare. In questi casi è opportuno suggerire al paziente una valutazione da parte di uno specialista. Valori di colesterolo superiori ai valori decisionali, ma comunque non particolarmente elevati, possono essere associati a patologie, ma anche ad una dieta fortemente sbilanciata; in questi casi è opportuno effettuare una valutazione degli esami di II scelta.

Gli esami di II scelta Gli esami di II scelta per la valutazione del metabolismo lipidico sono rappresentati dalla valutazione delle frazioni del colesterolo. Il colesterolo circolante è contenuto principalmente nelle LDL (che hanno tendenza a cedere colesterolo al tessuto endoteliale) e nelle HDL (che hanno la tendenza opposta, ossia quella di “recuperare” il colesterolo ceduto ai tessuti vascolari). Quando si dosa il colesterolo sierico, esso rappresenta la somma di quello contenuto nelle diverse lipoproteine, per cui non abbiamo un’informazione completa sull’eventuale rischio di sviluppare malattie cardiovascolari dovute all’accumulo di colesterolo nei tessuti. Quindi, nei soggetti che mostrano livelli di colesterolo moderatamente superiori ai valori decisionali è utile il dosaggio del colesterolo contenuto nelle diverse lipoproteine, e quindi: Colesterolo LDL, i cui valori sierici non devono superare i valori decisionali di 160 mg/dL. Colesterolo HDL, i cui valori desiderabili devono essere superiori a 40 mg/dL.

Ipercolesterolemia acquisita Alimentazione Ipotiroidismo Sindrome nefrosica Malattie epatiche Sindromi colestatiche Disgammaglobulinemia Sindrome di Cushing Lupus eritematoso sistemico Anoressia nervosa Porfiria acuta intermittente Farmaci: steroidi Si tratta di malattie molto diverse, alcune gravi, per cui è importante che di fronte a un aumento di colesterolo o delle frazioni delcolesterolo nel siero del paziente venga riferito ad un Medico. Anche per i trigliceridi è importante sottolineare che in molti casi, un moderato aumento dei valori sierici è dovuti a cattive abitudini alimentari, e quindi si può intervenire attraverso la combinazione di un corretto regime alimentare, associato ad un adeguato esercizio fisico. Come si vede, sono malattie molto diverse, alcune anche gravi, per cui è importante che di fronte a un aumento di colesterolo sierico, oppure di fronte ad una alterazione nei valori delle frazioni del colesterolo, il soggetto venga riferito ad un Medico. E’ importante però sottolineare che molti casi di aumento moderato dei valori sierici di colesterolo sono dovuti a cattive abitudini alimentari, e possono essere corretti attraverso la combinazione di un corretto regime alimentare, associato ad un adeguato esercizio fisico.

Ipertrigliceridemia acquisita Alimentazione Diabete Mellito Obesità Alcolismo Pancreatite Uremia Glicogenosi Lupus eritematoso sistemico

Iperlipidemie familiari Oltre alle cause acquisite di ipercolesterolemia e/o ipertrigliceridemia, vi sono alcune forme congenite, definite iperlipoproteinemie o iperlipidemie familiari, che possono essere classificate in 5 tipi: Tipo 1, iperchilomicronemia familiare, si associa alla presenza di chilomicroni nel sangue anche dopo alcune ore dal pasto, e quindi a livelli elevati di trigliceridi (oltre 1000 mg/dL); dal punto di vista genetico si distinguono due forme: la prima forma è dovuta al deficit di lipoprotein lipasi la seconda forma è dovuta alla carenza di Apo CII, l’apoproteina che attiva la lipoprotein lipasi. Tipo 2a, ipercolesterolemia familiare, si associa all’aumento sierico di LDL e quindi di colesterolo. E’ la forma più frequente, con un’incidenza di 1:500. Nella maggior parte dei casi è dovuta a mutazioni nel gene codificante il recettore epatico per le LDL, che causa un ridotto ingresso di LDL e quindi di colesterolo nel fegato. Tipo 2b, iperlipidemia familiare combinata, si associa ad aumenti sierici sia dei trigliceridi che del colesterolo. Tipo 3, è molto raro. Si associa ad aumenti di colesterolo e trigliceridi dovuti alla presenza di una lipoproteina anomala. Tipo 4, ipertrigliceridemia familiare, in cui non è noto il difetto genico. Tipo 5, associato a severa ipertrigliceridemia con eccesso di chilomicroni e VLDL in circolo. Oltre alle cause acquisite di ipercolesterolemia e/o ipertrigliceridemia, vi sono alcune forme congenite, definite iperlipoproteinemie o iperlipidemie familiari, che possono essere classificate in 5 tipi: LPL (l’enzima che scinde il glicerolo dagli acidi grassi facilitando l’ingresso di questi ultimi nel tessuto adiposo o muscolare);

Rischio cardiovasolare Fattori predisponenti: Ipercolesterolemia,ipertrigliceridemia Fumo Alcol Obesità Ipertensione

IPERTENSIONE Per ipertensione si intende un aumento cronico della pressione arteriosa

In Europa e in Nord America circa un quarto della popolazione ha una pressione sanguigna superiore a questi valori. La maggioranza della popolazione mostra livelli di pressione inferiori ai controlli successivi Una diagnosi di ipertensione quindi va fatta solo dopo numerose misurazioni della pressione sanguigna nell’arco di parecchie settimane.

IPERTENSIONE Le complicanze dell’ipertensione sono: l’infarto le malattie coronariche insufficienza renale retinopatie

Cause dell’ipertensione Può derivare da un’aumento della gittata cardiaca. La principale anomalia è rappresentata da un aumento nella resistenza periferica dei vasi. Fattori genetici Fattori ambientali Obesità Consumo di alcol Le cause dell’ipertensione primaria non sono note, anche se ci sono dei fattori predisponenti qui di seguito elencati

Cause dell’ipertensione Nella maggioranza dei pazienti ipertesi la causa dell’ipertensione non è nota es i parla di ipertensione primaria. Sono note invece le acuse dell’ipertensione secondaria Le cause dell’ipertensione primaria non sono note, anche se ci sono dei fattori predisponenti qui di seguito elencati

L’ipertensione ed il rene L’ipertensione è una frequente caratteristica dell’insufficienza renale cronica e anche di problemi vascolari renali. La stenosi unilaterale o bilaterale dell’arteria renale porta all’ipertensione

Malattie renali Classificazione: Prerenale Postrenale Renale L’ipertensione è una frequente caratteristica dell’insufficienza renale cronica e anche di problemi vascolari renali. La stenosi unilaterale o bilaterale dell’arteria renale porta all’ipertensione. Le cause invece dell’ipertensione secondaria sono note come ad esempio

Farmaci I componenti estrogenici e progestinici della pillola contraccettiva contribuiscono all’ipertensione che si può sviluppare in donne che prima erano normotese. Le cause invece dell’ipertensione secondaria sono note come ad esempio

Eccesso di secrezione di aldosterone Neoplasie a carico dei glomeruli renali possono alterare la funzione esocrina del rene nella eccessiva produzione di alcuni ormoni come l’aldosterone provocando ipertensione

Feocromocitoma Le ghiandole surrenali sono localizzate nelle porzioni superiori del rene e sono molto importanti nel nostro organismo per la produzione di diversi ormoni tra cui le catecolammine Il feocromocitoma è un tumore benigno del surrene Aumento della produzione di catecolammine come adrenalina e noradrenalina, può determinarne l’aumento della concentrazione plasmatica e quindi vasocostrizione Le ghiandole surrenali sono ghiandole localizzate nelle porzioni superiori del rene e sono molto importanti nel nostro organismo per la produzione di diversi ormoni tra cui le catecolammine

Gravidanza L’ipertensione è la caratteristica principale della pre-clampsia (gestosi) in gravidanza caratterizzata da: aumento nel siero di acido urico proteinuria Tali marcatori risultano importanti per il monitoraggio di questa complicanza

Indagini sul paziente Le indagini biochimiche nell’ipertensione hanno tre obiettivi principali: Confermare che la condizione sia secondaria ad una altro disordine Individuare e monitorare il danno renale Monitorare gli effetti biochimici della terapia per esempio,l’ipokaliemia indotta dai diuretici

Trattamento Nel caso di una diagnosi di ipertensione secondaria, una cura diretta alla malattia primaria può spesso portare alla guarigione dall’ipertensione. Modifiche nello stile di vita, all’uso di farmaci e antiipertensivi. La decisione di intraprendere una cura con antiipertensivi, dovrebbe essere presa facendo un bilancio tra rischi e benefici, tenendo conto del fatto che molti pazienti richiedono più di un farmaco per normalizzare la loro pressione sanguigna.

INFARTO DEL MIOCARDIO Processo che porta alla necrosi (morte cellulare o tissutale), causata da una ischemia (perdita di nutrienti con il sangue) Rappresenta una delle cause più comuni di mortalità di soggetti adulti nelle società industrializzate

CAUSE EZIOLOGICHE Aterosclerosi: processo infiammatorio localizzato all’interno della parete arteriosa, determinato dalla formazione di placche ateromatose che causano il restringimento del lume dell’arteria. Ciò provoca la riduzione della riperfusione coronarica con la manifestazione clinica di dolore al torace. Quando la placca instabile si rompe, il contenuto rilasciato può favorire la formazione di coagulo. Questo processo noto come trombosi, può dar luogo all’occlusione dell’arteria interessata e all’infarto dell’area del miocardio da essa irrorata

FATTORI DI RISCHIO DELL’ATEROSCLEROSI Eta’ Sesso Familiarità Fumo di sigaretta Ipercolesterolemia Ipertensione Obesità Diabete Mellito

Ciclo esogeno Ciclo endogeno

Genesi della placca Quando è presente in eccesso, il colesterolo legato alle LDL tende a rimanere a lungo in circolo e ad infilarsi subito al di sotto della superficie interna dell'arteria in questione. Una volta entrate in questa sede le LDL subiscono delle modificazioni ossidandosi ed aumentando la permeabilità dell'endotelio vascolare a monociti e linfociti T che migrano così all'interno della parete. Questi macrofagi ingeriscono le LDL ossidate e si trasformano in cellule schiumose che secernono sostanze infiammatorie e fattori di crescita che determinano la formazione di una capsula fibrosa.

Formazione della placca aterosclerotica

Diagnosi dell’Infarto del Miocardio Storia del paziente Sintomi clinici Cambiamenti dell’elettrocardiogramma Marcatori biochimici di danno miocardico

Diagnosi dell’Infarto del Miocardio I pazienti con esperienza di infarto del miocardio lamentano di solito un dolore forte e schiacciante al centro del torace. Questi sintomi caratteristici non sempre vengono osservati ed una minoranza di pazienti può presentare un MI silente. In questi pazienti possono essere utili i marcatori cardiaci.

Elettrocardiogramma Rappresenta graficamente l’attività elettrica cardiaca durante la fase di contrazione e di rilasciamento di atri e ventricoli Le contrazioni muscolari si accompagnano a variazioni elettriche definite depolarizzazioni L’elettrocardiogramma permette di stabilire se l’attività elettrica del cuore è normale oppure no

24 h dopo un nuovo episodio di dolore Variazioni all’elettrocardiogramma 24 h dopo un nuovo episodio di dolore Complesso QRS I pazienti con esperienza di infarto del miocardio lamentano di solito un dolore forte e schiacciante al centro del torace, tuttavia questi sintomi caratteristici non sempre vengono osservati ed una minoranza di pazienti può presentare un MI silente, ecco perchè in questi pazienti possono essere utili i marcatori cardiaci. Onda QRS relativa alla contrazione dei ventricoli corrispondente ad una depolarizzazione. Onda QRS: si riferisce alla contrazione dei ventricoli corrispondente ad una depolarizzazione e dà indicazioni su aritmie,fibrillazioni ed infarto

Quando le cellule cardiache muoiono, si rompono e rilasciano all’esterno il loro contenuto. Questo è il presupposto per la ricerca di marcatori cardiaci nella diagnosi dell’infarto del miocardio. Gli enzimi cardiaci usati comunemente per la diagnosi di MI comprendono la CK-MB, ALT,CK,AST (aspartato transaminasi), LDH. Le attività di questi enzimi nel siero mostrano che questi aumentano tardivamente e che quindi la loro utilità è limitata al contesto acuto. Enzimi Cardiaci

EVENTI BIOCHIMICI DELL’INFARTO Ioni: K+, fosfato ISCHEMIA MIOCARDICA Enzimi, proteine ANOSSIA/DEFICIT ENERGETICO Metaboliti Lattato PERDITA DEL CONTROLLO METABOLICO Concentrazione nel plasma DANNO REVERSIBILE DANNO DI MEMBRANA DANNO IRREVERSIBILE 0 6 12 18 24 MORTE CELLULARE E NECROSI TISSUTALE ore

MARCATORE IDEALE RILASCIATO IMMEDIATAMENTE E RILEVABILE NEL PLASMA RITORNARE AI VALORI BASALI IN TEMPO UTILE PER POTER PERMETTERE LA RILEVAZIONE DI NUOVE LESIONI NON DEVE ESSERE RILEVABILE IN NESSUN ALTRO TESSUTO NON DEVE ESSERE RILEVABILE NEL SIERO IN CONDIZIONI FISIOLOGICHE Ricordiamo le caratteristiche di un marcatore ideale altamente sensibile e specifico

MARCATORI DELL ‘INFARTO DEL MIOCARDIO Diagnostici Mioglobina CK-MB massa Troponine (cTnT o cTnI)

Localizzazione cellulare dei marcatori cardiaci PM=18000 da PM=86000 da cTnT= 23500 cTnI =37000

Proteina muscolare che contribuisce al trasporto di ossigeno Mioglobina (PM 18.000 d) Proteina muscolare che contribuisce al trasporto di ossigeno Ridotta cardiospecificità Finestra diagnostica: aumento: 1 - 4 ore picco: 6 - 12 ore durata: 24 - 36 ore 1500 - 1000- 500 - Conc ng/ml 12 24 36 48 h Utilità diagnostica: Diagnosi di infarto: prelievi (T0-T4) Valore predittivo negativo ~ 100% (T0-T4); Stima dell’area di necrosi Valutazione della sensibilità diagnostica

Valore predittivo Oltre ai parametri di sensibilità e specificità diagnostiche, per conoscere il reale contributo diagnostico di un test di laboratorio, si utilizzano i parametri di predittività positiva e negativa. Predittività positiva (PP) Se eseguo il test di laboratorio su una popolazione P, in cui è presente la malattia ma non tutti sono affetti, il mio esame quanto è in grado di predire quali sono i soggetti malati? PP = VP/(VP + FP) Predittività negativa (PN) Se eseguo il test di laboratorio su una popolazione P, in cui è presente la malattia ma non tutti sono affetti, il mio esame quanto è in grado di predire quali sono i soggetti sani? PN = VN/(VN + FN)

Localizzazione citoplasmatica e mitocondriale CREATINCHINASI (CK) catalizza LA REAZIONE DI CREATINA IN FOSFOCREATINA CONSUMANDO ENERGIA Creatina + ATP Creatinfosfato +ADP Localizzazione citoplasmatica e mitocondriale Finestra diagnostica Aumento: 6-8 ore Picco 24-36 ore Durata 3-4 giorni 6 12 24 36 48 72 96 h 6 - 4 - 2- X lim superiore CATALIZZA LA REAZIONE DI CREATINA IN FOSOCREATINA CONSUMANDO ENERGIA Utilità diagnostica limitata per: ridotta cardiospecificità e cinetica di rilascio tardiva

Isoenzimi Alcuni enzimi sono presenti nel plasma in due o piu’forme molecolari ,isoenzimi. Essi pur avendo strutture diverse, svolgono la stessa funzione catalitica. Isoenzimi diversi possono derivare da tessuti diversi e la loro rivelazione specifica può fornire indizi sul sito della patologia.

CREATINCHINASI (CK) MB Più utile risulta la misurazione della isoforma cardiaca della CK come massa piuttosto che come attività enzimatica 3 ISOFORME CK MM MUSCOLI CK MB >>Cuore<<Muscoli CK BB Cervello

CK-MB Massa Utilità diagnostica: Diagnosi di infarto T0-T6-T12-T24 Reinfarto (anche in corso di angioplastica) (4 prelievi seriati effettuati ogni T0-T6-T12-T24) stima dell’area di necrosi dell’ IMA (prelievi seriati effettuati T0-T48) ogni 6 ore

CK-MB Massa La sensibilità diagnostica della CK-MB per quanto riguarda l'infarto miocardico è quindi decisamente bassa se il dosaggio viene effettuato entro tre ore dall'inizio della sintomatologia anginosa Essa aumenta in modo significativo col trascorrere del tempo, raggiungendo il 100% tra le 8 e le 12 ore successive all'evento. Più utile risulta la misurazione della isoforma cardiaca della CK come massa piuttosto che come attività enzimatica La sensibilità diagnostica della CK-MB per quanto riguarda l'infarto miocardico è quindi decisamente bassa se il dosaggio viene effettuato entro tre ore dall'inizio della sintomatologia anginosa, ma aumenta in modo significativo col trascorrere del tempo, raggiungendo il 100% tra le 8 e le 12 ore successive all'evento.

Complesso della troponina Le troponine sono proteine che regolano la contrazione muscolare  Complesso proteico regolatore  Tre subunità proteiche cTnC: lega il calcio cTnI: inibisce actimiosina ATPasi cTnT: lega la Tropomiosina  Forme cardio-specifiche della troponina I e T

Valutazione delle Troponine La valutazione delle troponine consente di rilevare infarti di dimensioni molto più piccole rispetto a quelli osservabili con gli altri marcatori cardiaci

CARATTERISTICHE DELLE TROPONINE CARDIACHE TROPONINA I CARDIACA In corso di IMA: Aumento 4-10 ore Picco 10-24 ore Normalizzazione 3-7 giorni TROPONINA T CARDIACA In corso di IMA: Aumento 4-10 ore Picco 10-24 ore Normalizzazione 5-10 giorni Ore dall’IMA

CARATTERISTICHE DELLA TROPONINA ELEVATA CARDIOSPECIFICITÀ DIAGNOSI DI INFARTO (T0,4/6,12 ORE) DIAGNOSI DI ESCLUSIONE DI INFARTO (T0,4/6 ORE) RIPERFUSIONE (T0-T90) RAPPORTO

Utilizzo dei marcatori cardiaci 4 6 8 16 24 36 48 72 1000 100 10 1 0,1 Incremento relativo del marcatore mioglobina CK-MB TnT TnI Ore dopo il dolore

USO DEI MARCATORI Marcatori basale 2-4 h 6-12 h 12-24 h >24 h Precoci mioglobina X Intermedi (CKMB,TnI,TnT) Tardivi (TnI, TnT)

DIAGNOSI PRECOCE DI IMA Paziente all’ammissione Mioglobina POS TN N E G N E G Dopo 4/8 ORE POS POS Mioglobina TN INFARTO N E G N E G Esclusione di Infarto Esclusione di Infarto

ECG normale / non diagnostico Strategia diagnostica con un singolo marcatore Dolore cardiaco Ammissione Ipotesi diagnostica Sindrome Coronarica Acuta ECG diagnostico ECG normale / non diagnostico Laboratorio TROPONINA Diagnosi definitiva INFARTO ACUTO DEL MIOCARDIO anche di minime dimensioni TROPONINA positiva TROPONINA negativa ANGINA stabile

TERAPIA DELL’IMA TROMBOLISI entro le prime 3 ore = risultati ottimi; entro la 6a ora = risultati buoni; entro la 12a ora = ancora qualche beneficio; oltre la 12a ora = risultati scarsi. Disostruzione del vaso mediante angioplastica dopo stabilizzazione delle condizioni cliniche del paziente somministrazione di farmaci anticoagulanti(eparina) e antiaggreganti (acido acetilsalicilico).

UTILIZZO DELLE TROPONINE: VALUTAZIONE DELLA RIPERFUSIONE NELL’INFARTO 40 30 20 10 Riperfusione precoce Concentrazione Troponina T Riperfusione tardiva Occlusione permanente 0 50 100 150 200 250 300 ore dall’infarto

Uso dei marcatori biochimici di danno cardiaco DIAGNOSI PRECOCE Mioglobina, Troponina I oT DIAGNOSI TARDIVA Troponina I o T RIPERFUSIONE DIAGNOSI di REINFARTO CK-MB massa