La partecipazione al plurale 27 – 28 febbraio 2009 L’AGENDA 21 LOCALE Prof. Silvia Macchi Sapienza Università di Roma Dipartimento di Architettura e Urbanistica.

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La partecipazione al plurale 27 – 28 febbraio 2009 L’AGENDA 21 LOCALE Prof. Silvia Macchi Sapienza Università di Roma Dipartimento di Architettura e Urbanistica per l'Ingegneria CIRPS – Centro Interuniversitario di Ricerca per lo Sviluppo sostenibile

Sviluppo sostenibile “Lo Sviluppo Sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità che le generazioni future soddisfino i loro” (World Commission for Environment and Development, 1987)

Tre principi dello SS prende le distanze da qualsiasi modello di sviluppo che non sia legittimato dal miglioramento delle condizioni di vita ed in particolare da quei modelli che assumono la crescita delle dimensioni economiche come fine in sé. deve garantire a tutte le persone condizioni di equità nell'accesso alle risorse, ovvero nell'accesso a quella parte di patrimonio comune che ognuno ed ognuna, a partire dalle proprie differenze, riconosce come indispensabili per l'attuazione del proprio progetto di vita. deve garantire nel tempo oltre che nello spazio un adeguato livello di qualità della vita per tutti e tutte. Questa dimensione temporale impone un limite all'uso del patrimonio comune, vincolando lo sviluppo al mantenimento dei meccanismi di riproduzione del patrimonio.

Il processo di conversione di beni e servizi in ben-essere (A. Sen rielaborato A. Picchio)

1991, Miami, 1° Convegno Mondiale delle Donne per un Pianeta Sano Agenda delle Donne per un Pianeta Pacifico e Sano 1992, Rio de Janeiro, Summit della Terra e PLANETA FEMEA Piano di Azione per lo Sviluppo Sostenibile (Agenda 21) 1995, Pechino, 4° Conferenza delle Nazioni Unite sulle Donne 2002, Johannesburg, Rio +10 L'Agenda 21 delle Donne

Produzione versus cura Lo sviluppo sostenibile si propone di ricomporre la scissione economia/benessere Proposte di "correzione" del PIL: 1989: gli economisti Daly e Cobb viene l'idea di aggiungere il valore del lavoro domestico (NON- PAGATO) al PIL al fine di ottenere un "indicatore di benessere economico sostenibile" (ISEW) 2002: le donne dei Caraibi propongono di misurare lo sviluppo in litri di latte materno

Agenda 21: capitolo 28 riconosce le autorità locali quale livello di governo più vicino alla popolazione e quindi destinate a svolgere un ruolo vitale nella nel sensibilizzare ed educare la propria comunità e nel rispondere ad essa in materia di sviluppo sostenibile indica le azioni che le autorità locali possono svolgere in campo economico, sociale e nella pianificazione e regolamentazione ambientale e le invita ad aprire un dialogo con i propri cittadini, con le associazioni e con le imprese private ed adottare una Agenda 21 locale attivando un processo partecipativo che deve coinvolgere i portatori di interessi sociali, economici e culturali della comunità…

I soggetti dell’Agenda 21 Donne Bambini e giovani Popolazioni autoctone ONG Enti locali Sindacati Imprese Enti di ricerca Agricoltori

Processo Agenda 21 a Roma Dicembre 1996: Ecomed e Uta ricevono l'incarico di formulare il Piano di Azione Ambientale (P.A.A.), Giugno 1997: viene presentato ufficialmente il Documento Preliminare di P.A.A. (problemi ambientali, obiettivi, indicatori, azioni) Novembre 1997: resa pubblica la prima Relazione sullo Stato dell'Ambiente a Roma, redatta in collaborazione con la Commissione sullo Stato dell'Ambiente.

Fine 1997: inizia il processo di coinvolgimento della comunità locale Forum Agenda 21 di Roma luglio 1998 Ufficio Speciale Partecipazione dei Cittadini e Laboratori di Quartiere (Uspel) Gruppo di Lavoro Agenda 21 dell’amministrazione comunale

Il percorso di attuazione

Il P.A.A. di Roma Approvato dal Consiglio Comunale a fine 2002 Contenuti: 7 SESSIONI TEMATICHE articolate in Obiettivi generali Obiettivi prioritari Linee d'intervento:strategie/opzioni

Aree tematiche del PAA BIODIVERSITA' MOBILITA', QUALITA' DELL'ARIA, RUMORE GESTIONE DELLE ACQUE GESTIONE DEI RIFIUTI POLITICA ENERGETICA RIQUALIFICAZIONE DELL'AMBIENTE URBANO DIFESA E VALORIZZAZIONE DELL'EREDITÀ STORICO CULTURALE

3 - GESTIONE DELLE ACQUE Obiettivi generali: 1.Uso sostenibile delle acque Obiettivi prioritari: 1.1 riduzione delle perdite di rete Linee d'intervento:strategie/opzioni: Manutenzione della rete riducendo al minimo gli oneri a carico dell'utente (rateazione delle spese) Riduzione delle utenze a "bocca tarata“ Ottimizzazione dei sistemi di misura per la fatturazione (riduzione del "minimo impegnato")

Gli indicatori della sessione Acque sviluppo lineare dei corsi d'acqua all'interno di riserve naturali km di spiaggia in prossimità della foce del Tevere in cui vige il divieto di balneazione percentuale di abitanti allacciati al depuratore perdite percentuali nella rete di distribuzione consumi di acqua per uso domestico percentuale di popolazione equivalente servita da rete fognaria percentuale di acque chiare (deflusso superficiale di aree non urbanizzate ) addotte al sistema di depurazione consumi di acqua non potabile da destinarsi ad usi in cui non viene richiesto un requisito di alta qualità

Quando l’acqua era ancora “una”

… c’era chi nelle marane faceva il bagno! Alberto Sordi in “Un giorno in pretura”

Le marane al tempo del colera

Quel che resta delle marane

Che cosa è successo? Lo spazio delle pratiche Lo spazio dell’immaginario Lo spazio del progetto

Marana: ruscello o fogna? Marana romana Acque urbane: il drenaggio Immaginario negativo: la fogna a cielo aperto Bagno / Scarico Acque extra-urbane: la villeggiatura Immaginario positivo: il ruscello che canta

bene naturale o bene artificiale? Acque urbane: l’intubamento Immaginario negativo: le acque nere Bagno / Scarico Acque extra-urbane: la protezione Immaginario positivo: le acque della vita Parco / Collettore

Il fosso di San Basilio

Stato del fosso nel 1999

Il nuovo PRG

Verso una rete ecologica

Oggi le marane “urbane” sono poco più che solchi nel terreno destinate ad ospitare il troppo pieno dei collettori e ad instradarlo verso i depuratori Ogni tentativo di riportale nelle pratiche dei cittadini è destinato a fallire senza un adeguato lavoro a livello di progetto e di immaginario collettivo. E’ necessario: ri-conoscerle (dove sono, che funzioni svolgono, ecc.) renderle visibili (ri-includerle nel discorso sull’acqua) ri-dare loro voce (da oggetto a soggetto di relazione)