Il linguaggio di «comunicazione» Il linguaggio della scienza Fonte: C. Bernardini, Prima lezione di fisica, Editori Laterza, Bari 2007 “La cultura esiste.

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Il linguaggio di «comunicazione» Il linguaggio della scienza Fonte: C. Bernardini, Prima lezione di fisica, Editori Laterza, Bari 2007 “La cultura esiste anche negli animali, ma nell’uomo è sviluppata in un grado estremamente elevato, grazie al linguaggio.” L.L. Cavalli Sforza, L’evoluzione della cultura, Codice edizioni, Torino 2004 Il linguaggio di elaborazione è lo strumento di base della cosiddetta «cultura scientifica». Questo linguaggio è formale e fa uso di simboli e di regole di manipolazione logica. Ciò consente di rendere manifesta una conclusione (verificabile) a partire da certi assunti. La divulgazione e la didattica sono tentativi di tradurre in un linguaggio di comunicazione i ragionamenti effettuati su un determinato aspetto della realtà (per esempio sul sistema economico) utilizzando un linguaggio di elaborazione. Schematicamente si hanno due forme di linguaggio: Il linguaggio di comunicazione è lo strumento di base della cosiddetta «cultura umanistica». Il linguaggio di «elaborazione»

Un po’ di teoria: spazio e tempo La nostra mente percepisce con maggiore facilità la dimensione spaziale rispetto a quella temporale, poiché ci sembra di dominarla meglio. In realtà, l’una e l’altra sono importanti nella valutazione degli eventi: noi ne percepiamo una per volta (tenendo ferma l’altra) e riusciamo a cogliere certi fenomeni solo se ci poniamo dal punto di vista di un osservatore che sta ad una certa distanza e si allontana man mano da essi. Esempio: quanto dista Genova da Roma? Esempio: la rotondità della terra. Ma mentre ci si allontana la terra gira e ci sfugge la dimensione temporale!

Spazio Tempo Evoluzione culturale La dimensione spazio – temporale Fonte: M. Piattelli Palmarini, I linguaggi della scienza, Mondadori, Milano, 2003 Se ci muoviamo con l’immaginazione lungo l’asse dello spazio stiamo ampliando il nostro angolo visuale Se ci muoviamo con l’immaginazione lungo l’asse del tempo stiamo estendendo il nostro interesse ad un futuro (o ad un passato) sempre più lontano

Spazio Tempo Evoluzione culturale L’evoluzione culturale Fonte: M. Piattelli Palmarini, I linguaggi della scienza, Mondadori, Milano, 2003 Quando si elabora una teoria si isolano gli effetti che si ritengono rilevanti tra quelli che concorrono a determinare l’evento. Quando si fa un’analisi di tipo dinamico, si considerano uno o più elementi tra quelli che si ritiene debbano concorrere alla determinazione dell’evento e se ne studia l’evoluzione nel tempo. Quando prendiamo in considerazione un evento, la condizione iniziale esprime, in qualsiasi istante nel tempo, l’inventario delle circostanze concomitanti l’evento stesso. Quando si fa un’analisi di tipo statico, si prescinde dal tempo e si cerca di stabilire quali relazioni intercorrono tra i vari elementi che si ritengono rilevanti nella spiegazione del fenomeno.

L’importanza degli ordini di grandezza Fonte: C. Bernardini (cit.) e l’Enciclopedia, Atlante Storico, La Biblioteca di Repubblica, vol. 31 L’altezza di un metro 10^0 è la misura d’uomo L’anno è la misura temporale di riferimento Man mano che si ampliano o si riducono gli ordini di grandezza nello spazio mutano le branche della Fisica che si occupano di studiare gli eventi Man mano che si ampliano o si riducono gli ordini di grandezza nel tempo mutano le branche della Storia (o di altre discipline) che si occupano di spiegare gli eventi

Mese Climatologia Decimi di secondoSecondiMinutiOreGiornoTrimestreAnnoSecoloMillennio Meteorologia Attività sportive Economia dei mercati finanziari Microeconomia Macroeconomia Teorie della crescita economica Teorie dello sviluppo economico L’importanza della scala temporale Analogamente, quando muta la scala temporale di riferimento cambia la branca dell’Economia che si occupa di studiare i vari fenomeni! Anni e decenni sono le unità di misura prevalenti nelle Teorie della crescita Decenni e i secoli sono le unità di misura prevalenti per le Teorie dello sviluppo economico Giorni, mesi e anni sono le unità di misura prevalenti per la Micro e la Macroeconomia Ore e giorni sono le unità di misura prevalenti in MeteorologiaDecenni e secoli sono le unità di misura prevalenti per la Climatologia… ma i decimi di secondo sono l’unità di misura rilevante per la formula uno!Poniamo che l’anno sia l’unità di misura temporale Minuti e ore sono le unità di misura prevalenti sui mercati finanziari

Dalla storia del pensiero economico abbiamo appreso che gli economisti Classici hanno approfondito le regole di funzionamento del sistema capitalistico; gli economisti moderni hanno approfondito il meccanismo dello scambio, dei mercati e della formazione dei prezzi a partire dalle scelte individuali, mentre l’economia keynesiana ha indagato sul funzionamento del sistema economico nel suo insieme a partire dall’ottica della produzione anziché da quella dello scambio. Dallo sguardo attorno al mondo abbiamo appreso che la distribuzione delle risorse e delle ricchezze a livello mondiale è caratterizzata da forte iniquità e da enormi disuguaglianze. Dallo sguardo al passato abbiamo appreso l’esistenza di varie fasi dello sviluppo economico. Dalla storia dei fatti economici abbiamo appreso che la scienza economica moderna e l’esplosione demografica nascono con la Rivoluzione Industriale. Dalle teorie dello sviluppo economico abbiamo appreso che la crescita è solo una delle dimensioni in cui si manifesta lo sviluppo e che quest’ultimo è inscindibilmente legato alle modificazioni strutturali. Dalla rassegna sulle teorie della crescita abbiamo appreso l’esistenza di una molteplicità di teorie e che una teoria, fino a quando non viene smentita (o per la presenza di vizi logici e per la sua inadeguatezza a spiegare i fenomeni reali), non può essere considerata vera, ma semplicemente utile e che il rifiuto aprioristico per motivi ideologici di una teoria è un atteggiamento antiscientifico. Fatti e teorie

Modelli e teorie Fare teoria significa ordinare i fatti in base ad uno schema logico di riferimento; Per prima cosa occorre osservare la realtà ed avere un’idea dei fatti per i quali si cerca una spiegazione; La semplice osservazione dei fatti è ingannevole (Il Sole e la Terra); Poi si assume un’ottica (micro-macro/statica-dinamica) e si fanno alcune ipotesi su come si ritiene che le cose funzionino; Infine, si individuano gli elementi che si ritengono importanti per spiegare il fenomeno e poi utilizzando un linguaggio di elaborazione e facendo uso di relazioni lineari si scompone il fenomeno in parti e si mettono in relazione tra di loro mediante dei connettori logici (relazioni); In presenza di fenomeni caotici e/o di sistemi complessi, la cui analisi implica relazioni dinamiche non lineari, il tutto non corrisponde alla somma delle parti; La costruzione di un modello è la traduzione in un linguaggio formale delle ipotesi su cui la teoria è costruita. Rammentando sempre quanto ci ricorda il genetista L.L. Cavalli Sforza: “… non si può mai dire se una teoria è vera, ma si può solo dimostrare se è falsa – fino a quel momento non diciamo che una teoria è vera, ma utile.” In “L’evoluzione della cultura”, Codice Edizioni, 2004.