NEL 1757 SI VERIFICÓ UNA GRANDE ALLUVIONE ALLORA LA REPUBBLICA DI VENEZIA INTERVENNE FACENDO COSTRUIRE UN MURAGLIONE DI DIFESA.

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Transcript della presentazione:

NEL 1757 SI VERIFICÓ UNA GRANDE ALLUVIONE

ALLORA LA REPUBBLICA DI VENEZIA INTERVENNE FACENDO COSTRUIRE UN MURAGLIONE DI DIFESA

PER ARGINARE L’ACQUA DEL TORRENTE. È UN MURO MEGALITICO, FATTO DI MASSI GIGANTESCHI.

COME MAI I NOSTRI NONNI HANNO CHIAMATO QUESTA VIA FONTANELLE ? IPOTESI : FORSE PER VIA DEL TUFO (ROCCIA CALCAREA ) INFATTI QUESTA ROCCIA, AVENDO DEI BUCHI, FA SGOCCIOLARE L’ACQUA OPPURE PER LA FAMIGLIA FONTANA CHE ERA LA PIÙ IMPORTANTE DI QUELLA VIA.

Per capire il nome FONTANELLE, siamo andati vicino al làmbich, dove c’ è la fontana di ADÙ: l’acqua scende veloce dalla roccia come doveva essere in via FONTANELLE.

IN QUELLA VIA VI ERANO POCHE CASE E LA STRADA ERA STRETTA, MA COL TEMPO E’ STATA ALLARGATA. IN VIA FONTANELLE ESISTEVA UN CASEIFICIO DOVE I CONTADINI PORTAVANO IL LATTE PER FARE IL FORMAGGIO. C’ ERA PURE UNA SCALA IN SASSI CHE PORTAVA AL CANALE LA CUI ACQUA SERVIVA PER LE FUCINE, LE SEGHERIE E IL MULINO. QUESTA SCALA FU SOPPRESSA QUANDO LA STRADA FU ALLARGATA.

IL “LÁMBICH” ERA UN EDIFICIO DOVE SI PRODUCEVA LA GRAPPA CON LE VINACCE.

Il Lanico è un torrente che bagna Malegno. Nasce e scorre lungo la Valle di Lozio. L’acqua del Lanico ha permesso alla popolazione di insediarsi nel territorio di Malegno perché era fonte di vita e energia. Dopo il ponte San Marco il Lanico acquista una pendenza più dolce e regolare, i suoi argini si fanno più pianeggianti e infine s’immette nel fiume Oglio.

La popolazione da questo torrente ha sempre tratto molti benefici. L’acqua del Lanico, per molti secoli, incanalata in condotte sopraelevate, cadeva sulla ruota idraulica che permetteva il funzionamento di vari macchinari.

Dal Lanico erano derivati 2 canali: uno sulla riva destra e l’altro sulla riva sinistra. Il canale di destra partiva quasi sotto il ponte San Marco, era molto lungo e alimentava le fucine, il mulino e qualche segheria; il canale di sinistra era molto più corto, alimentava una segheria, il follo e le vasche del tòcio per la tintura dei panni.

Le Fucine La lavorazione del ferro in Valle Camonica risale alla preistoria; essa ha dato luogo alla costruzione di molte fucine, soprattutto a partire dal 1°secolo a. C. Nel 1476 a Malegno le fucine erano 6; il numero massimo fu raggiunto nel 1870 con 18 fucine. La fucina - in dialetto fudìna - era sempre posta in vicinanza a un corso d’acqua.

Dall’acqua traeva energia per il funzionamento dei suoi macchinari attraverso canali di derivazione. L’acqua era trasportata e veicolata in condotte sopraelevate, per cadere sulla ruota idraulica attraverso un canale più piccolo, la tromba o TRAMOGGIA. All’interno potevano esserci uno o più magli. Una macchina importante era la tìna de l’óra: produceva l’aria che alimentava il forno.

La segheria: la ràdegå La segheria, come la fucina, era alimentata dall’acqua, che muoveva la ruota idraulica. Forniva il legname per i molti usi della popolazione. La segheria era gestita dal segantino – il radegÒt - addetto alla riduzione dei tronchi in profilati grezzi; i tronchi venivano tagliati da una lama – segù – che si muoveva alzandosi e abbassandosi. Da questa macchina si realizzavano delle bellissime tavole di qualsiasi misura. Il tipo più diffuso era “alla veneziana”

Lo strumento principale del mulino erano le macine: quella superiore era la macina girevole. Si diffusero molto nelle zone alpine, grazie alla presenza dell’acqua dei torrenti. Il mulino infatti si trovava sempre vicino ai corsi d’acqua per muovere la ruota. In Valle Camonica si possono ancora trovare dei mulini. Generalmente erano due in ogni edificio: uno per il frumento e l’altro per il mais. Per l’orzo c’era il pilo, un piccolo maglio che lo sbucciava.

Il mulino funzionava in questo modo : - una certa quantità d’acqua, dotata anche di una certa velocità, veniva incanalata in una canalina - CANAlìNA -; - l’acqua poi andava sulle pale della ruota - RÖDA - posta al di fuori dell’ edificio; -un albero, collegato alla ruota, muoveva un altro asse verticale, che attraversava la macina fissa – mÖla - e si agganciava alla macina mobile - mÁsna -. Il cereale cadeva nel foro centrale della màsna, e passava tra le due macine, diventando farina.

La ruota idraulica poteva essere di due tipi: nel primo tipo le pale erano libere e l’acqua agiva solo con la forza cinetica; nel secondo tipo le pale erano chiuse e formavano delle tasche che erano riempite dall’acqua che trascinava l’acqua anche col suo peso.

A Malegno c’è una famiglia chiamata i Fói perchè erano proprietari del follo. Era una macchina che serviva a schiacciare i panni per rinforzarli. Funzionava ad acqua e quindi si trovava lungo il canale. I Fói erano proprietari anche del tòcio: vasche per la tintura dei panni.

Questa vasca è stata costruita nel 1917, durante la prima guerra mondiale, per garantire l’afflusso dell’acqua nella centrale di Malegno. È posta a 540 m sul livello del mare, ha un dislivello di 240 metri, una capacità di metri cubi. La vasca è alimentata da un canale lungo metri che parte dal torrente Lanico. Dalla vasca scendono due condotte forzate lunghe circa 500 metri che portano l’acqua giù per il pendio e permettono alle turbine di generare una potenza pari a KW. Nel 1962 passò nelle mani dell’Ente Nazionale per l’energia elettrica “l’Enel”.

Visto che di giorno la vasca si svuota, gli addetti, regolando le chiuse, la riempivano di notte. Adesso nessuno la pulisce ; in questo modo si formano degli isolotti di depositi, ma diminuisce la capacità di accumulare l’acqua.

Per portare l’acqua da Camìnå a Malegno sono state costruite due condotte forzate.