Psicologia politica La psicologia sociale del pregiudizio giorgio falgares, giovanni di stefano, franco di maria BARBARA POJAGHI AA. 2014/2015.

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Psicologia politica La psicologia sociale del pregiudizio giorgio falgares, giovanni di stefano, franco di maria BARBARA POJAGHI AA. 2014/2015

Lo studio psicologico del pregiudizio etnico  La psicologia sociale può dare un contributo con i suoi studi, anche se vedremo parziali, alla comprensione dei cambiamenti che i nuovi flussi migratori hanno apportato e la loro influenza sull’intera ecologia sociale, cambiamenti molto impegnativi  Negli ultimi decenni l’Italia è passata da essere terra di emigrazione a paese di migrazione, il che richiede l’elaborazione di nuovi legami di convivenza  L’elemento dirimente è capire se il nostro paese è pronto a considerare l’ alterità una risorsa vs minaccia per la propria identità

Lo studio psicologico del pregiudizio etnico La psicologia si interessa - Spazio psicologico-relazionale che occupa l’ altro - Gli ostacoli che comporta la convivenza - L’esperienza dell’intersoggettività - Il pregiudizio, il razzismo, la discriminazione come minacce alla polis, alla convivenza che si concretizzano nel rifiuto e nella negazione dell’altro estraneo e della cittadinanza (Carli, 2000)

Lo studio psicologico del pregiudizio etnico Come leggere il pregiudizio etnico? Secondo due dimensioni 1. Aggressivo/gruppale > illusoria presunta superiorità del proprio gruppo etnico sugli altri 2. Difensivo/individuale> eccessiva difesa del Sé, dei propri valori della propria storia; vissuto di differenza con l’outgroup ma anche con chi dell’ingroup favorisce l’altro 3. Interessante soffermarci sulle nuove modalità con cui si veicolano la negazione dell’altro, l’intolleranza e la discriminazione

Lo studio psicologico del pregiudizio etnico 3 questioni dirimenti per gli autori 1. I limiti delle ricerche psicosociali sul pregiudizio 2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio 3. Integrazione tra psicologia sociale del pregiudizio e psicologia per la politica

1. I limiti delle ricerche psicosociali sul pregiudizio … un sentimento di antipatia fondato su una generalizzazione falsa e inflessibile … Può essere diretto verso un gruppo nel suo complesso o verso un individuo in quanto membro del gruppo (Allport 1954) Da qui due filoni di studi sul pregiudizio 1. Spiega gli atteggiamenti pregiudiziali in termini di personalità o di differenze individuali (cfr Adorno e la teoria sulla personalità autoritaria o i tanti studi sulla dimensione cognitiva o motivazionale cognitiva. Attualmente gli studi sull’autoritarismo di destra o l’orientamento alla dominanza sociale

I limiti delle ricerche psicosociali sul pregiudizio 2. Rifacendosi al pensiero di Lewin, questo filone da ampia rilevanza all’importanza psicologica che le persone attribuiscono ai diversi gruppi a cui appartengono. Molti studi ne sono conseguiti (Asch 1952, coniugi Sherif 1953, Tajfel 1981 e Turner1987 interessati a cogliere le profonde connessioni tra i processi cognitivi e motivazionali che ci consentono di ordinare e assegnare senso alla realtà e le nostre appartenenze sociali (Mazzara 1995)

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio C’è stata una notevole evoluzione storico sociale delle forme di espressione dell’intolleranza etnica C’è un atteggiamento discriminatorio più sottile che coinvolge soggetti che sono apparentemente aperti al dialogo, disponibili, contrari alla violenza e democratici Il razzismo moderno è un razzismo culturale, molto più preoccupante

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi La teoria del razzismo moderno di McConahay (1986)  negazione della discriminazione  I neri hanno troppe pretese  Pretese ingiuste  Hanno ottenuto più di quello che meritavano Presenza di conflitto in questi soggetti moderati che non era presente nel razzista aperto. C’è una forte ambiguità e contraddizione tra sentimenti ed opinioni, ambiguità che influenzano le componenti cognitive soprattuto in caso di eventi nuovi e contatti quotidiani con l’outgroup

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi Il razzismo ambivalente di Katz Persistenza nei cittadini americani di un rispetto formale nei confronti della parità dei diritti tra bianchi e neri ma poi di fatto essi si oppongono essendo ancora presenti atteggiamenti e sentimenti razzisti almeno a livello inconscio Secondo il modello di Katz i valori occupano una posizione fondamentale, ci troviamo di fronte ad un dualismo dei valori (umanesimo ed etica protestante)

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi Aderire alle idee di eguaglianza, pari opportunità, libertà e giustizia richiede empatia e supporto nei confronti di gruppi svantaggiati (umanesimo) di contro L’individualistica etica protestante (dominante nel Nord- America) rende difficile supportare chi devia, addirittura minaccia i loro valori, quali la dedizione al lavoro, successo e auto-realizzazione

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi Il pregiudizio automatico di Davine (1989) Inevitabilità del pregiudizio, che è la conseguenza del processo di categorizzazione Stereotipi e pregiudizi si attivano in modo automatico, anche se le convinzioni personali possono essere più o meno coerenti Buona concordanza tra stereotipo e convinzioni personali (soggetto con alto livello di pregiudizio), conflitto tra i due (soggetto con basso livello di pregiudizio) Il comportamento di tipo non pregiudiziale è molto più complesso perché richiede uno sforzo cosciente e volontario per inibire intenzionalmente gli stereotipi

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi Il pregiudizio manifesto e latente di Pettigrew e Meertens (1995) Il pregiudizio latente = modo sofisticati, freddi, distaccati di esprimere l’atteggiamento razziale che consente a chi si presenta come liberare di non apparire razzista Presenta tre caratteristiche: difesa dei valori tradizionali, esagerazione delle differenze culturali, rifiuto di provare emozioni positive nei confronti dell’outgroup Esperimento in Europa e negli Stati Uniti (scala di misura del pregiudizio latente); predittori del pregiudizio in particolare l’etnocentrismo, il conservatorismo politico, l’orgoglio nazionale. Differenze tra i due contesti

2. Le trasformazioni delle manifestazioni del pregiudizio: rassegna di studi Altri studi 1. Il razzismo riluttante di Dovidio e Gaertner (1998) 2. Il razziso simbolico di Sears (1988) 3. La teoria del Laissez-Faire racis di Bobo (1993)

3. Integrazione tra psicologia sociale del pregiudizio e psicologia per la politica  Empiricità senza progetto??  Ingenuità scientifica dell’ipotesi del contatto. Adorno sottolineava come il pregiudizio si nutra di fonti profondamente inconsce che non possono essere corrette con l’assunzione di una prospettiva reale  la psicologia può esprimere la sua visione del mondo, anzi deve

Immigrazione ed empatia

Premessa teorica  Concetto di ingroup/outgroup  Stereotipi e pregiudizi  Significato di integrazione (processo di socializzazione )  Dall’ integrazione all’ esclusione (integrazione/assimilazione/separazione/marginalizzazione)  Concetto di empatia

Premessa politica  Le politiche sull’immigrazione:  Legge Martelli (1990): estensione diritto d’asilo, programmazione dei flussi migratori, controllo di ingressi ed espulsioni, creazione di un Fondo per le politiche di immigrazione e nascita dei centri di accoglienza;  1992: estensione a 10 anni di residenza in Italia per il diritto di cittadinanza;  Legge Bossi-Fini (2002): accorciata durata dei permessi di soggiorno, permanenza nei CPT da 30 a 60 giorni, impronte digitali;  Pacchetto sicurezza Maroni (2008): permanenza nei CIE fino a 6 mesi, reato di clandestinità, aggravante della clandestinità nei processi, allungamento dei tempi per la residenza e la cittadinanza;

Essere fuori luogo  Migrazione: evento di mobilizzazione, dislocazione e riorganizzazione di identità culturali;  Etnopsichiatria : strategia clinica che tenta di indagare le psicopatologie generate da trasformazioni culturali, sociali e relazionali complesse; Nasce ed opera nei luoghi in cui si incontrano le diverse culture e dove si interrogano, dialogano e confliggono.

Che cos’è l’etnopsichiatria?  Lo psicoanalista Deveraux individua il campo disciplinare in cui si incontrano psicoanalisi ed etnlogia: a partire da un approccio multidisciplinare si tenta di studiare e comprendere il rapporto tra psicopatologia e cultura;  Il distacco culturale può generare stati di disordine emotivo, cognitivo e comportamentale, l’etnopsichiatria studia le strategie culturali che aiutano nell’individuazione ed interpretazioni di tali patologie;

L’etimologia della parola  Secondo l’interpretazione di Inglese (2001):  Etno: marcatore della differenza culturale;  Iatria: funzione sociale di cura della persona;  Psiche: Non coincide con l’apparato psichico, ma con ciò che rende umano l’individuo (anima)  Riconoscere il fattore culturale come ciò che interpreta e cura in maniera diversa la patologia, significa conferire al metodo occidentale validità locale;

Incontrare l’altro  L’oggetto privilegiato dalla etnopsichiatria è la crisi della soggettività propria di chi appartiene a culture differenti (Inglese, 1995);  Incontrare l’altro culturale significa dover necessariamente mettere in crisi il proprio luogo culturale d’appartenenza per essere in grado di affrontare ed interpretare ciò che appartiene all’altro;

La variabile culturale  Il dispositivo etnopsicoanalitico di Nathan: il dato culturale diventa variabile attiva nella strutturazione dell’interazione clinica;  All’interno di questo nuovo setting troviamo un approccio multilinguistico e multiculturale in cui un team costituito da persone provenienti da culture diverse e quindi con diversa formazione, tenta di curare il paziente a partire dalla variabile culturale;

Lo spazio ed il tempo  L’intervento e l’oggetto di studiosi concentrano sulla variabile dello spazio e del tempo: la distanza è lo spazio senza (rappresenta la frattura tra ciò che si era, lo spazio che si abitava e ciò che ora non si è più);  La migrazione provoca delle cesure a livello di legami affettivi, familiari e comunitari che costituiscono l’identità individuale (senso di appartenenza al gruppo);  In questo senso la migrazione provoca disorientamento e disorganizzazione a livello cognitivo, affettivo e sociale;  La non corrispondenza tra individuo e gruppo provoca la perdita della matrice culturale, facendo diventare straniero l’individuo (categorie di estraneità e familiarità)

L’esperienza ed i nuovi significati  Chi emigra si trova a dover attribuire nuovi significati alle esperienze prodotte nel paese ospite per ridefinire la propria relazione con il mondo ed i rapporti con gli altri;  Dal punto di vista clinico le patologie traggono origine dalla mancanza del senso di appartenenza ad un luogo, ad un gruppo;

L’esperienza clinica  L’estraneità rispetto al tempo e al luogo in cui ci si trova produce sfiducia nell’altro in quanto si fatica a riconoscere la propria matrice culturale;  L’approccio ed il setting proposto da Nathan tentano di ovviare a tale problema, cercando di far percepire il terapeuta non come “teorico della malattia”, ma come qualcuno a cui dare fiducia e con cui poter condividere la teoria da cui parte la cura;  Il gruppo terapeutico di Nathan si configura come rappresentazione del gruppo culturale;

Gli esempi riportati  Nei due casi riportati nel testo ciò su ci pongono attenzione gli esperti è la questione dello spazio (attacco di panico di Giulia);  Le difficoltà emotive risiedono nella ricerca di una connessione tra tempi e luoghi discontinui, di una riorganizzazione delle esperienze passate e presenti;  L’esito della terapia si muove nella direzione di una rinegoziazione dei legami e delle relazioni in rapporto a tempo e spazio.