Benedetto Croce Vita e opere. Filosofia dello Spirito. Estetica
Vita e opere
Formazione Nacque a Pescasseroli (AQ) nel Persa la famiglia (1883), fu accolto dallo zio Silvio Spaventa, fratello del filosofo hegeliano Bertrando ( ) (che però, lo convince solo della difficoltà del pensiero di Hegel). Stabilitosi a Napoli (1886), si dedicò allo studio senza conseguire titoli accademici.
Interesse per Marx Nel 1895 Antonio Labriola ( , che era stato allievo dello Spaventa) lo appassiona a temi politici e gli fa conoscere il marxismo. Croce non tarda a scoprirne i punti deboli: i suoi saggi critici ( ) in materia saranno raccolti sotto il titolo Materialismo storico ed economia marxista.
Da Marx a Hegel L’interesse per Marx lo portò a riscoprire Hegel, nella cui opera cercò di discernere quanto ancora poteva esser considerato valido (Ciò che è vivo e ciò che è morto nella filosofia di Hegel, 1906). Questo ripensamento lo condusse a concepire un suo sistema di filosofia dello Spirito.
Filosofia dello Spirito Il sistema crociano è esposto nelle seguenti opere: Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale (1902); Logica come scienza del concetto puro (1905); Filosofia della pratica. Economica ed etica (1908);
Attività politica Senatore (dal 1910), fu ministro della Pubblica istruzione ( ) L’ostilità al fascismo, lo allontanò da Giovanni Gentile ( ), con cui aveva collaborato nella rivista La critica. Per la sua notorietà il regime gli lasciò una certa libertà d’azione e di opposizione. Presidente del Partito Liberale e membro della Costituente, morì nel 1952.
L’idealismo oltre Hegel: la filosofia dello Spirito
Con Hegel, Dio era ridisceso definitivamente dal cielo in terra, non era più da ricercare fuori del mondo […], si era acquistata la certezza che l’uomo è la sua storia, la storia unica realtà che si fa come libertà e si pensa come necessità, e non è più la sequela capricciosa degli eventi contro la coerenza della ragione, ma è l’attuazione della ragione […]. (B. Croce, Il carattere della filosofia moderna )
Ciò che è vivo in Hegel Da Hegel Croce accoglie la concezione idealistica della realtà come necessaria attuazione dello Spirito; che avviene in modo dialettico: per Hegel gli opposti non si contrappongono in modo irriducibile, né si annullano nella coincidenza: «La realtà è nesso di opposti, e non si sfascia e dissipa a cagione della opposizione: anzi si genera eternamente in essa e da essa. »
Ciò che è morto in Hegel Hegel ha ammesso la possibilità della natura come altro dallo spirito; ha abusato della forma triadica; ma, soprattutto, non ha capito che, oltre agli opposti, esistono nello Spirito dei distinti (ad es.: conoscenza e azione): che sono uniti gli uni agli altri, ma sono anche irriducibili, non possono essere sintetizzati.
La riforma dell’idealismo Occorre perciò completare la dialettica hegeliana ponendo accanto alla sintesi di opposti anche il nesso dei distinti, cioè di reciproca implicanza nella differenziazione La prima distinzione riguarda le due attività fondamentali dello Spirito: teoretica, ossia conoscitiva, e pratica o volitiva, relativa all’azione
I quattro «distinti» IndividualeUniversale Conoscenza Intuizione Arte - Bello Intellezione Logica - Vero Volizione Attività economica Economia - Utile Attività etica Etica - Bene Le due attività, a seconda si rivolgano al particolare o all’universale, danno origine a quattro distinti (o categorie):
L’opposizione Non esiste tra le categorie, ma nelle categorie (bello-brutto; vero-falso; utile- dannoso; bene-male) Quindi, ad esempio, falso e bene non sono opposti, perché riguardano diverse categorie. In ogni categoria l’opposto negativo non esiste a sé, ma in relazione al positivo; ogni distinto si attua superando un negativo e inverandolo in un positivo.
La distinzione Le categorie anche se distinte sono inseparabili, si implicano a vicenda e in questo distinguersi-implicandosi sta la vita dello Spirito, una storia che è come un circolo: nessun momento ha priorità sugli altri; ciascuno è reciprocamente primo ed ultimo, ciascuno è un fine e non lo è, perché solo lo Spirito nel suo complesso è il fine dello Spirito.
Nell’organismo [...] nessun membro ha priorità sugli altri, e ciascuno è reciprocamente primo ed ultimo. [...] I concetti distinti sono, in quanto storia ideale eterna, un eterno corso e ricorso, [...] in cui ciascuno, [...] pur non potendo cangiare ufficio e posto, o designabile, a volta a volta, come primo o come ultimo. A mo’ d’esempio, nella Filosofia dello spirito si può dire con pari ragione o torto che il fine o termine finale dello spirito sia il conoscere o l’operare, l’arte o la filosofia; perché, in realtà, nessuna di queste forme in particolare, ma solamente la totalità di esse è il fine, ossia solo lo Spirito è il fine dello Spirito. (B. Croce, Logica come scienza del concetto puro, p. 54 )
La filosofia Sulla base dei distinti si scandisce anche la partizione della filosofia in: Estetica Logica Economica Etica La considerazione dello Spirito nel suo complesso è la Storia («la vita e la realtà è storia e nient’altro che storia»).
Estetica
L’arte come intuizione L’arte è conoscenza intuitiva, cioè visione, contemplazione, immaginazione, fantasia, produzione di immagini (individuali); La conoscenza intuitiva non è cieca (non ha bisogno di appoggiarsi all’intelletto) ma è perfettamente autonoma. In forza della sua teoria dei distinti, infatti, Croce afferma la piena autonomia dell’arte e la sua irriducibilità alle altre categorie.
Autonomia dell’arte L’arte non va confusa con la percezione (ossia l’apprensione dei fatti reali su cui si basa la conoscenza concettuale e filosofica); l’arte mira all’immagine non alla sua realtà. Non è un atto utilitario mirante a raggiungere un certo piacere (non ogni piacere è un fatto artistico, né il bello è sempre piacevole). Non nasce dalla volontà e non è un atto morale, non è in sé né buona né cattiva.
Intuizione lirica Non qualunque fantasia è arte, ma solo un’intuizione che rappresenta un sentimento (= lirica). Immagine e sentimento sono come forma e materia dell’opera d’arte. I due aspetti non sono arte, presi a sé, ma nella loro “unità sintetica”. «il sentimento senza l’immagine è cieco e l’immagine senza il sentimento è vuota »
«Cosmicità» dell’arte Pur essendo intuizione dell’individuale l’arte, ha di mira l’universo “sub specie intuitionis”. « ogni schietta rappresentazione artistica è se stessa e l’universo, l’universo in già forma individuale e quella forma individuale come l’universo. In ogni accento di poeta [...] c’è tutto l’umano destino, tutte le speranze, le illusioni, i dolori e le gioie, le grandezze e le miserie umane [...]. »
L’intuizione è espressione L’espressione non è qualcosa che si aggiunge in un secondo momento ad un’intuizione, ma è ad essa connessa: “non sono due ma uno”. È assurdo dire che intuiamo cose ma non siamo in grado di esprimerle, non esistono, in realtà, intuizioni senza espressioni.
Artista e uomo comune Non si distinguono per la diversa capacità di esprimere quello che entrambi intuiscono. L’intuizione-espressione artistica appartiene a ogni uomo, solo che nell’artista è presente in misura maggiore. “La genialità non è qualcosa che di disceso dal cielo, ma è l’umanità stessa”.
Estrinsecazione “Espressione” non significa pronunciare parole, suonare note o spargere colori, ma avere la possibilità di farlo. Realizzare tecnicamente l’opera d’arte (estrinsecazione) non è arte (teoretica) ma attività pratica Si può essere grande artista e cattivo tecnico.
Linguaggio e poesia Si identificano, il linguaggio, infatti: è l’espressione prima e fondamentale dell’uomo, che come il poeta, esprime le sue impressioni e i suoi sentimenti nella forma della conversazione; non è segno convenzionale delle cose, il segno mediante il quale l’uomo comunica, presuppone l’immagine prodotta dalla fantasia L’estetica è perciò “scienza dell’espressione e linguistica generale”