“Non uccidere” Amare con lo stile di Dio
12 ottobre “Adamo dove sei ?” (Gen 3,9). Ripensare la propria identità. Introduzione al corso, alla Bibbia e alla preghiera. 9 novembre “Beati voi umili”. Abbandonarsi alla paternità di Dio. 23 novembre “Se la vostra giustizia non supererà…”. Fare propria la volontà del Padre osservando la sua Torah. 14 dicembre “Non uccidere”. Amare con lo stile di Dio. 25 gennaio “Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo…”. Crescere lottando con se stessi. 22 febbraio “Non giurate”. Non invertire i ruoli. 15 marzo “Non chiunque mi dice: Signore, Signore”. Diventare autentici. 12 aprile Il “Padre nostro”. Condividere i sentimenti di Cristo. 17 maggio “Non affannatevi”. Conservare la libertà. 14 giugno “Guardatevi dai falsi profeti”. Imparare a discernere. 12 luglio “Beati voi quando vi perseguiteranno”. Essere responsabili delle proprie scelte.
Matteo 5,21-26 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere" e: "Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio"; 22 ebbene io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: "Raca", sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: stolto sarà sottoposto al fuoco della Geenna. 23 Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all'altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì la tua offerta davanti all'altare e va'prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta. 25 Fa'presto un accordo amichevole con il tuo avversario, mentre sei sulla via con lui, che talora il tuo avversario non ti dia in mano del giudice e il giudice ti consegni alla guardia e tu sia messo prigione 26 In verità ti dico, che non uscirai di là finché tu non abbia pagato a l'ultimo centesimo.
“Avete inteso che fu detto dagli antichi … ebbene io vi dico” Anzitutto una precisazione: chi sono gli antichi a cui Gesù si riferisce? Abitualmente questa sezione di Matteo nelle Bibbie è titolata antitesi, come se ci fosse un’opposizione tra il comandamento originario di Mosè e quello dato da Gesù. In realtà, se fosse un’antitesi avremmo per assurdo “E’ stato detto non uccidere, ma io vi dico uccidete!” Sicché, nel testo non c’è neppure un’antitesi, piuttosto delle tesi e supetesi. Il “ma” (il δ ὲ greco) va tradotto con “ebbene”, “perciò”, “pertanto”.
Gli antichi e le varie interpretazioni delle Scrittura Per chi conosce la tradizione letteraria ebraica l’espressione “E’ detto da…” oppure “il rabbi X dice…”, ecc., fa parte del modo abituale di commentare la Torah menzionando le varie interpretazioni dei Maestri. Gesù, dunque, fornisce la sua interpretazione della Torah, che non può essere contro il Comandamento. Semmai, è diversa dalle interpretazioni degli altri, in particolare degli Scribi e dei Farisei. Allora potremmo tradurre con “il comandamento è stato interpretato dai Farisei così, sicché io vi dico che esso vuol dire molto di più”. Non è un’antitesi, ma una diversa interpretazione di tipo estensivo.
La chiave per capire la diversità dell’interpretazione di Gesù da quella degli Scribi e Farisei: la siepe attorno alla Torah. La siepe attorno alla Torah è un antico metodo di interpretazione che mira a far osservare anche gli atteggiamenti presupposti ai comandamenti per non arrivare ad infrangere i comandamenti stessi. I Farisei facevano la siepe moltiplicando anche i precetti minimi e insignificanti e chiedendo per essi un’osservanza puramente materiale. Da qui la creazione di un sistema religioso complicato e sterile (cf. i pesi insopportabili di Mt 23,4 e il giogo di Mt 11,30)
Gesù valorizza la sapienza antica della “siepe” smascherando la logica del peccato In un antico racconto si legge la strada al peccato è come una scala a pioli: “L’idea peccaminosa porta alla concupiscenza, la concupiscenza alla passione dei sensi; la passione dei sensi alla ricerca sfrenata; la ricerca sfrenata all’azione. E questo solo per spiegarti quanto sia difficile per l’uomo risalire da un gradino all’altro” (Lapide 58). A differenza dei Farisei, Gesù usa la tecnica della “siepe” non per fanatismo religioso ma in modo sapienziale.
La siepe applicata al primo Comandamento della 2a Tavola: il peccato preso alla fonte Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere" e: "Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio. Ebbene io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello (senza motivo), sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: “stupido", sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “stolto” sarà sottoposto al fuoco della Geenna" (Mt 5,21). Gesù esamina tutta la logica del peccato che può portare all’omicidio, dalla collera, all’insulto, fino all’azione materiale.
Vari modi di uccidere … Già nella tradizione giudaica i maestri dicevano che anche far impallidire qualcuno, mediante un’aggressione verbale o altro, era come toglierli il sangue e quindi ucciderlo. Un altro detto dice: “Chi odia il suo prossimo è tra coloro che spargono sangue”. I Farisei, invece, distinguevano le cose e restringevano l’omicidio all’atto materiale che poteva essere imputato solo se c’erano dei testimoni e il processo. Il messaggio di Gesù è, invece, quello di andare alla radice del peccato, piuttosto che fare distinzioni legali. Sicché qualsiasi modo di togliere dignità e solidarietà all’altro (svergognando in pubblico, calunniando, insultando, ecc.), è per Gesù sempre imputabile in modo grave davanti a Dio. (Lapide) Qui si vede come il referente delle azioni del Figlio sia il Padre, non un sistema religioso. Essere figli non è preoccuparsi di mettere la coscienza a posto in base a un’etica, piuttosto renderla inquieta se essa non rispecchia l’agire di Dio.
La ragione fondamentale del divieto di uccidere (in qualsiasi modo) Dietro il divieto di uccidere c’è una ragione di identità. Il credo fondamentale in Dio Creatore implica il mantenere la coscienza di essere creature, di occupare il secondo posto rispetto a Dio. "Non giudicate, affinché non siate giudicati. Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate, e con la misura con cui misurate, sarà pure misurato a voi” (Mt 7,1-2). Il giudizio definitivo sulle persone e sui fatti va lasciato a Dio Sicché ledere la dignità umana significa manomettere l’opera di Dio, poiché l’uomo è fatto a sua immagine (Gen 5,1). In questo senso, il rispetto dovuto a qualsiasi uomo equivale al rispetto di Dio.
Non solo non uccidere ma anche riconciliarsi “ Se tu dunque stai per presentare la tua offerta all'altare, e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all'altare e va'prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna e presenta la tua offerta” (Mt 5,23-24). Amare con lo stile di Dio implica un secondo passo. Dopo il radicale atteggiamento di uguaglianza e di rispetto, viene il momento della riconciliazione.
Relazione o Religione? Il punto centrale di questi versetti è il rapporto tra religione e relazione tra gli uomini. Il fanatismo religioso farisaico tendeva a staccare le cose. Gesù, invece, riprende la tradizione legata ad un momento importante dell’anno liturgico ebraico, il Giorno dell’espiazione, cioè il giorno solenne della penitenza e del pentimento.
Un esempio dal Talmud "Il Giorno del Pentimento assolve dalle colpe di fronte a Dio, ma non di fronte alla persona offesa fin quando non si ottiene il perdono esplicito dalla stessa" (Talmud Yoma viii. 9). Gesù conferma la prassi che non c’è culto o confessione che possa annullare il peccato contro il fratello, se non l’assoluzione data dal fratello stesso.