DIRITTI A SCUOLA ITALIANO Sede ITI “G.GALILEI” Gioia Del Colle Classi II S Docente prof.ssa M. Intini I.I.S. “L.DA VINCI-GALILEI DI NOCI
“I CAVALIERI, L'ARME”... I MULINI A VENTO
LA CAVALLERIA ● La Cavalleria Medievale ● L'educazione Del Cavaliere ● L'investitura ● Il Cavaliere e Le Sue Armi ● L'ideale Cavalleresco ● Cavalieri Famosi ● L'ultimo Cavaliere
LA CAVALLERIA MEDIEVALE ● La cavalleria costituiva il punto di forza dell'esercito di Carlo Magno ● Carlo Magno incrementò notevolmente il numero di cavalieri nell'esercito franco ● Carlo Magno assegnò ai cavalieri ampie estensioni di terre demaniali per pagare il costoso armamento e il lungo addestramento necessari per combattere a cavallo ● I cavalieri raggiunsero una notevole autonomia e assunsero una grande importanza sul piano sociale e culturale (FEUDALESIMO)
L'EDUCAZIONE DEL CAVALIERE ● Per diventare cavaliere era necessario un lungo e duro tirocinio ● All'età di 7 o 8 i rampolli di nobili casate venivano inviati come paggi nelle dimore di altri signori per imparare a stare in società e a cavalcare ● A 14 anni passavano al seguito di un cavaliere in qualità i scudiero per apprendere a maneggiare le armi, ad accudire il cavallo del suo signore e a tenere in ordine il suo equipaggiamento ● Intorno ai 21 anni, alla fine di questo tirocinio ricevevano l'investitura a cavaliere che avveniva con una solenne cerimonia.
L'INVESTITURA L'assegnazione di un feudo da parte di un signore avveniva tramite L'INVESTITURA. Durante questa cerimonia un potente signore, ad esempio il feudatario, legava personalmente a sé un altro uomo. Tra i due avveniva uno scambio di obblighi reciproci: il signore si impegnava a garantire la sicurezza del vassallo che, a sua volta, gli giurava fedeltà e obbedienza.
L'INVESTITURA Il feudatario appoggia la spada sulla spalla del vassallo inginocchiato di fronte a lui. Era un gesto che simboleggiava l'acquisita capacità di resistere ai colpi in battaglia e il porsi fiduciosamente disarmati davanti al proprio signore. Mentre il vassallo recita la formula del giuramento di fedeltà sulle Sacre Scritture, pone le sue mani nelle mani del signore: ciò indica che da quel momento la sua vita è nelle mani del feudatario. Il vassallo viene invitato ad alzarsi al livello del signore e riceve il bacio che suggella il patto reciproco. Secondo la tradizione medievale il bacio metteva in contatto le anime di due persone.
IL CAVALIERE E LE SUE ARMI
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L'IDEALE CAVALLERESCO ● I cavalieri si rifacevano a codici di comportamento e di onore, il cosidetto ideale cavalleresco, che davano una particolare enfasi all'onore delle armi e al comportamento “cortese” verso le donne ● I valori a cui si ispirava la via dei cavalieri erano la forza, il coraggio, il disprezzo del pericolo, la lealtà verso il sovrano e verso i compagni d'armi
CAVALIERI FAMOSI LANCILLOTTO
CAVALIERI FAMOSI
CARLO MAGNO
L'ULTIMO CAVALIERE
DON CHISCIOTTE Il romanzo narra le gesta di Don Alonso Quijana, gentiluomo di campagna, appassionato di romanzi cavallereschi
DON CHISCIOTTE In seguito alla lettura di tali romanzi Don Alonso perde il senno ed è convinto di essere un cavaliere destinato a vendicare tutti i torti subiti dai deboli di Spagna. Arruola, pertanto un contadino, Sancho Panza, a cui promette terre e riconoscimenti in cambio dei suoi servigi. Come ogni cavaliere che si rispetti Don Alonso, che ora si fa chiamare Don Chisciotte, dedica le sue gesta a una dama.
DON CHISCIOTTE Il romanzo diventa un viaggio tragicomico giocato sugli equivoci: nel delirio del protagonista i mulini a vento diventano giganti da combattere, greggi di pecore sono eserciti di nemici temerari.
DON CHISCIOTTE Deriso da tutti, Don Chisciotte trova un valido alleato in Sancho che spesso è l’alter ego razionale del protagonista. I due sono legati da un profondo affetto che traspare dalle pagine del romanzo.
DON CHISCIOTTE Le avventure fantasiose e le peripezie di Don Chisciotte si snodano lungo tutto il romanzo fino a quando, di ritorno da un’avventura, viene colto da una febbre letale e muore non senza aver prima riacquistato il senno e aver riconosciuto l’inconsistenza dei suoi idea.
CAPITOLO I “Con questi e simili ragionamenti il povero cavaliere usciva di Senno.[…] In sostanza, quella sua lettura lo portò siffatamente a tanto entusiasmo da non distinguere più la notte dal giorno, e il giorno dalla notte: di modo che pel troppo leggere e per il poco dormire gli s’indebolì il cervello, ed egli perdette il suo giudizio. Altro non si presentava alla sua immaginazione che incantamenti, contese, battaglie, sfide, ferite, concetti affettuosi, amori, affanni ed impossibili avvenimenti […]”
CAPITOLO I “In fine, perduto affatto il giudizio, si ridusse al più strano divisamento che siasi giammai dato al mondo. Gli parve conveniente e necessario per l’esaltamento del proprio onore e pel servigio della sua repubblica di farsi cavaliere errante, e con armi e cavallo scorrere tutto il mondo cercando avventure, ed occupandosi negli esercizii dei quali avea fatto lettura.[…] Si adoperò prima di tutto a far lucenti alcune armi delle quali si erano valsi i suoi bisavoli, e che giaceano dimenticate in un cantone e coperte di ruggine: le ripulì e le pose in assetto il meglio che gli fu possibile; ma poi s’accorse che mancava qualche cosa d’essenziale, perchè invece della celata con visiera, v’era soltanto un morione; ma supplì a questo facendo una mezza celata di cartone, che unita al morione prese l’apparenza di una celata intera. Egli è vero che, per metterne a prova la solidità, trasse la spada, e vi diede due colpi […]”
CAPITOLO I Per essere un perfetto cavaliere, Don Chisciotte compie tutti i rituali tipici della cavalleria: la vestizione, la scelta delle armi, del proprio nome e di quello del suo ronzino, la preghiera e la dedica delle proprie gesta a una dama. “Dietro sì autorevole esempio, come buon cavaliere, decise d’accoppiare al proprio nome quello della patria sua, e chiamarsi don Chisciotte della Mancia, perchè più chiaro ne risultasse il lignaggio e la patria, alla quale intendeva fare onore prendendo da lei il soprannome. Lucidate le armi, fatta del morione una celata, dato il nome al ronzino, e confermato il proprio, si persuase che non gli mancava altro se non una dama di cui dichiararsi innamorato.”