Immigrazione ed empatia Appunti dal testo Psicologia per la politica Angela Maccarone
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Premessa teorica Concetto di ingroup/outgroup Stereotipi e pregiudizi Significato di integrazione (processo di socializzazione ) Dall’ integrazione all’ esclusione (integrazione/assimilazione/separazione/marginalizzazion e) Concetto di empatia
Premessa politica Le politiche sull’immigrazione: Legge Martelli (1990): estensione diritto d’asilo, programmazione dei flussi migratori, controllo di ingressi ed espulsioni, creazione di un Fondo per le politiche di immigrazione e nascita dei centri di accoglienza; 1992: estensione a 10 anni di residenza in Italia per il diritto di cittadinanza; Legge Bossi-Fini (2002): accorciata durata dei permessi di soggiorno, permanenza nei CPT da 30 a 60 giorni, impronte digitali; Pacchetto sicurezza Maroni (2008): permanenza nei CIE fino a 6 mesi, reato di clandestinità, aggravante della clandestinità nei processi, allungamento dei tempi per la residenza e la cittadinanza;
Essere fuori luogo Migrazione: evento di mobilizzazione, dislocazione e riorganizzazione di identità culturali; Etnopsichiatria : strategia clinica che tenta di indagare le psicopatologie generate da trasformazioni culturali, sociali e relazionali complesse; Nasce ed opera nei luoghi in cui si incontrano le diverse culture e dove si interrogano, dialogano e confliggono.
Che cos’è l’etnopsichiatria? Lo psicoanalista Deveraux individua il campo disciplinare in cui si incontrano psicoanalisi ed etnlogia: a partire da un approccio multidisciplinare si tenta di studiare e comprendere il rapporto tra psicopatologia e cultura; Il distacco culturale può generare stati di disordine emotivo, cognitivo e comportamentale, l’etnopsichiatria studia le strategie culturali che aiutano nell’individuazione ed interpretazioni di tali patologie;
L’etimologia della parola Secondo l’interpretazione di Inglese (2001): Etno: marcatore della differenza culturale; Iatria: funzione sociale di cura della persona; Psiche: Non coincide con l’apparato psichico, ma con ciò che rende umano l’individuo (anima) Riconoscere il fattore culturale come ciò che interpreta e cura in maniera diversa la patologia, significa conferire al metodo occidentale validità locale;
Incontrare l’altro L’oggetto privilegiato dalla etnopsichiatria è la crisi della soggettività propria di chi appartiene a culture differenti (Inglese, 1995); Incontrare l’altro culturale significa dover necessariamente mettere in crisi il proprio luogo culturale d’appartenenza per essere in grado di affrontare ed interpretare ciò che appartiene all’altro;
La variabile culturale Il dispositivo etnopsicoanalitico di Nathan: il dato culturale diventa variabile attiva nella strutturazione dell’interazione clinica; All’interno di questo nuovo setting troviamo un approccio multilinguistico e multiculturale in cui un team costituito da persone provenienti da culture diverse e quindi con diversa formazione, tenta di curare il paziente a partire dalla variabile culturale;
Lo spazio ed il tempo L’intervento e l’oggetto di studiosi concentrano sulla variabile dello spazio e del tempo: la distanza è lo spazio senza (rappresenta la frattura tra ciò che si era, lo spazio che si abitava e ciò che ora non si è più); La migrazione provoca delle cesure a livello di legami affettivi, familiari e comunitari che costituiscono l’identità individuale (senso di appartenenza al gruppo); In questo senso la migrazione provoca disorientamento e disorganizzazione a livello cognitivo, affettivo e sociale; La non corrispondenza tra individuo e gruppo provoca la perdita della matrice culturale, facendo diventare straniero l’individuo (categorie di estraneità e familiarità)
L’esperienza ed i nuovi significati Chi emigra si trova a dover attribuire nuovi significati alle esperienze prodotte nel paese ospite per ridefinire la propria relazione con il mondo ed i rapporti con gli altri; Dal punto di vista clinico le patologie traggono origine dalla mancanza del senso di appartenenza ad un luogo, ad un gruppo;
L’esperienza clinica L’estraneità rispetto al tempo e al luogo in cui ci si trova produce sfiducia nell’altro in quanto si fatica a riconoscere la propria matrice culturale; L’approccio ed il setting proposto da Nathan tentano di ovviare a tale problema, cercando di far percepire il terapeuta non come “teorico della malattia”, ma come qualcuno a cui dare fiducia e con cui poter condividere la teoria da cui parte la cura; Il gruppo terapeutico di Nathan si configura come rappresentazione del gruppo culturale;
Gli esempi riportati Nei due casi riportati nel testo ciò su ci pongono attenzione gli esperti è la questione dello spazio (attacco di panico di Giulia); Le difficoltà emotive risiedono nella ricerca di una connessione tra tempi e luoghi discontinui, di una riorganizzazione delle esperienze passate e presenti; L’esito della terapia si muove nella direzione di una rinegoziazione dei legami e delle relazioni in rapporto a tempo e spazio.