Introduzione di Mauro Ceruti A cura di Ilaria Marzia Macale e Simona Michienzi.

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Introduzione di Mauro Ceruti A cura di Ilaria Marzia Macale e Simona Michienzi

la sua formazione originaria è di naturalista, studiò infatti come zoologo e biologo all’università di Neuchâtel. ma Jean Piaget è noto come psicologo grazie ai suoi studi sullo sviluppo mentale del bambino Lo studioso svizzero mediante l’applicazione di un metodo «clinico» ha mostrato che lo sviluppo della mente umana, dalla nascita fino all’età adulta, passa attraverso diversi stadi.

padre dell’ epistemologia (= conoscenza della conoscenza) genetica che sovverte i capisaldi delle epistemologie classiche perché critica: l’immagine positivistica e neopositivistica della conoscenza scientifica come tentativo di fondare unilateralmente una scienza su di un’altra; le aspirazioni normative dei tradizionali progetti di epistemologia scientifica che inducono a considerare norme e criteri della conoscenza vera come atemporalmente predeterminati. Jean Piaget ma Problema centrale dello psicologo elvetico GENESI TEMPORALE DELLE NORME

Nell’opera del 1950, in tre volumi, Introduction à l’epistemologie génétique scrive: Le soluzioni non genetiche partono dall’ipotesi che la verità si fonda su norme permanenti, situate nella realtà, nelle strutture a priori del soggetto o nelle sue intuizioni immediate e vissute. Lo sviluppo mentale o storico, come verrà descritto dall’epistemologia genetica, sarà dunque concepito dalle teorie non genetiche come l’attuazione di una virtualità determinata in anticipo da queste stesse norme […] Il problema non sarà più quello di rinvenire la norma fissa nell’ambito dell’evoluzione, bensì di generare la norma stessa tramite i dati mobili dello sviluppo. L’ epistemologia piagetiana è non solo scientifica, storica e sperimentale, ma anche genetica nel senso di una continua «auto-applicazione della scienza a se stessa», poiché si tratta di un processo cognitivo sempre in fieri, dunque dinamico.

L’epistemologia genetica non : si esaurisce nell’analisi formale della struttura delle teorie scientifiche; cerca di stabilire una volta per tutte criteri di validità e scientificità utilizza e promuove ogni tipo d’indagine in grado di fornire dati e modelli utili per uno studio naturale dei processi cognitivi. In tale ottica l’epistemologia genetica è una epistemologia dell’epistemologia. ma

Una simile epistemologia dell’epistemologia deve essere in grado di rendere conto del proprio sistema di riferimento, in quanto come asserisce Piaget: Se l’analisi genetica si appoggia necessariamente su un sistema di riferimento formato dalle scienze costituite al momento considerato, è naturalmente questo sistema di riferimento che si tratterebbe di spiegare a sua volta per generalizzare la spiegazione genetica alla conoscenza intera. Questa sorta di anello ermeneutico, che fa retroagire i risultati delle indagini condotte sullo studio dei principi epistemologici che li determinano, in realtà costituisce «un caso particolare del cerchio del soggetto e dell’oggetto» indispensabile nella formazione di qualsiasi conoscenza e di ogni teoria della conoscenza. Il ricercatore ginevrino comprese appieno le implicazioni che gli sviluppi delle scienze della cognizione avrebbero avuto su scopi e metodi dell’epistemologia, nonché sulle nozioni di soggetto, conoscenza e intelligenza mutandoli profondamente.

Le scienze cognitive hanno esteso sempre di più i loro campi d’azione. Interesse per: l’ ontogenesi psico-biologica : ampliamento della definizione dei processi mentali e studio dei circuiti che li interconnettono a dimensioni sempre più profonde del corpo umano: dalla mente alle menti, all’apparato neuro- cerebrale, all’organismo nel suo complesso, ai sottoinsiemi dell’organismo; la filogenesi socio-biologica : studio delle invarianti e delle differenze rispetto agli spazi, alle forme di vita, alle condizioni culturali e storiche in cui gli individui sono immersi. L’ epistemologia genetica è da considerarsi come un’epistemologia capace di costituire la dimensione autoriflessiva di una simile «galassia cognitiva».

In sintesi l’ epistemologia genetica è: un’epistemologia sperimentale : produce, utilizza e coordina i risultati sperimentali delle discipline cognitive e delle scienze del vivente; un’epistemologia transdisciplinare :richiede una classificazione circolare, «enciclopedica» delle scienze; un’epistemologia dell’epistemologia : applica continuamente la scienza a se stessa, facendo retroagire i risultati delle scienze sui principi epistemologici alla guida delle scienze stesse che hanno prodotto tali risultati.

Importante per comprendere l’epistemologia genetica è considerare che per lo psicologo svizzero: il problema fondamentale dell’epistemologia riguarda gli apporti rispettivi del soggetto e dell’ oggetto nella costituzione delle conoscenze; la conoscenza è un processo e non un fatto, quindi un’epistemologia scientifica deve avvalersi di metodi genetici e storico-critici ; l’epistemologia sfocia in una storia naturale della conoscenza, integrata nella più generale storia della natura, in quanto quest’ultima può dire qualcosa di pertinente e fondamentale sulla natura della storia e quindi sulla natura della conoscenza stessa.

Ogni processo cognitivo si basa sull’ interazione fra soggetto e oggetto che si costruiscono reciprocamente attraverso molteplici livelli di sviluppo. In questa prospettiva Piaget ha definito l’intelligenza come un biologico equilibrio fra le due funzioni di: Dell’oggetto da parte del soggetto Del soggetto all’oggetto adattamento AccomodamentoAssimilazione

Le relazioni fra «soggetto» e «oggetto» non sono omogenee, ma si definiscono di volta in volta secondo modalità specifiche in base ai vari: sistemi e processi cognitivi; domini e livelli di esperienza; stati e stadi di sviluppo delle conoscenze. Alla base di questa concezione interazionista risiede l’idea che la conoscenza è legata a un’azione che modifica l’oggetto. La conoscenza raggiunge l’oggetto solo attraverso le trasformazioni introdotte da un’azione.

la conoscenza è strutturalmente legata all’azione idea «pratica» della conoscenza. la conoscenza è un accoppiamento di attività sensoriali e motorie che produce un anello senso-motorio nel quale le attività sensoriali informano le attività motorie e queste ultime a loro volta informano le attività sensoriali. la cognizione è un’ a-zione effettiva che produce conoscenze attraverso una manipolazione concreta del mondo. Piaget Heinz von Foerster Francisco Varela

dell’epistemologia genetica estensione dell’ambito d’indagine a tutti gli stadi evolutivi. Oggetto di studio dell’epistemologia piagetiana: conoscenza scientifica; conoscenza prescientifica; modo in cui «soggetto» e «oggetto» coevolvono; storia della conoscenza all’interno della storia naturale. L’originalità

L’epistemologia genetica ha proposto due radicali cambiamenti di prospettiva nello studio dei processi cognitivi ed evolutivi nel modo di: studiare la conoscenza umana tramite lo studio della sua genesi naturale, sociale e individuale; intendere la natura stessa dell’evoluzione (della vita e della conoscenza). Sono state messe in discussione le immagini tradizionali dell’evoluzione delineando nuovi modi di pensare lo sviluppo della natura e della conoscenza.

Alla base dello studio dell'evoluzione e della conoscenza Jean Piaget ha posto la distinzione fra due differenti domini di osservazione di un sistema: VIVENTECOGNITIVO corrispondenti a due punti di vista distinti, seppure complementari ed entrambi indispensabili, nello studio di un sistema:  un punto di vista interno  un punto di vista esterno

Nella distinzione e nell'articolazione di questi due punti di vista, l'epistemologia genetica ha posto le basi di una epistemologia, di una biologia, di una psicologia e di una teoria dei sistemi in grado di concepire l’autonomia dei sistemi viventi e dei sistemi cognitivi

Alla fine del secolo scorso William James aveva auspicato una psicologia che sapesse concepire l'autonomia dei sistemi cognitivi e nel nostro secolo questo è diventato il problema cruciale dell'epistemologia genetica di Jean Piaget

Nella prospettiva tradizionale, i sistemi viventi e cognitivi sono stati studiati in quanto unità eteronome, determinate dal mondo ad esse esterno, con il quale intrattengono una logica di corrispondenza. AMBIENTESISTEMI COGNITIVI Nella prospettiva delineata da Piaget, invece, i sistemi sono studiati in quanto unità autonome, determinate dall'interno, nei termini di una logica di coerenza. SISTEMI COGNITIVI AMBIENTE

 Nel primo approccio i sistemi cognitivi sono statici poiché se dipendessero dall’ambiente non si potrebbero modificare autonomamente.  Nel secondo approccio i sistemi cognitivi si evolvono,perché essendo autonomi si modificano e creano nuove proprietà.

L'interazione fra scienze cognitive e scienze della vita delineò il progetto di studiare i sistemi viventi attraverso il concetto di auto-organizzazione Per auto-organizzazione si intende l’autonomia che hanno i sistemi cognitivi di riorganizzarsi in modo funzionale ed efficiente in presenza di disturbi del mondo esterno che avrebbero potuto causare dei disordini.

 il neodarwinismo è entrato spesso in collisione con la teoria piagetiana, poiché sostiene che i sistemi viventi e cognitivi sono influenzati e si adattano all’ambiente circostante. Inoltre, ha definito la relazione tra organismo e ambiente dal punto di vista del controllo dei sistemi da parte dell'ambiente esterno. L'adattamento è stato considerato la risposta dell'organismo alle esigenze dell'ambiente.  Piaget ha contribuito in modo decisivo a delineare una epistemologia ed una scienza che si ponessero il problema dell‘ autonomia dei sistemi viventi (cioè il problema del punto di vista interno ai sistemi) e non esclusivamente il problema del loro controllo (dal punto di vista esterno ai sistemi). In questa prospettiva l'ambiente non determina la struttura, l'unità e l'identità di un sistema. Egli afferma, invece, che l’ambiente ha un ruolo marginale e sono i sistemi che decidono quali sono gli stimoli ambientali ammissibili e non ammissibili da utilizzare per la loro riorganizzazione. Per quanto riguarda l’adattamento, Piaget sostiene che sia riferito alla conservazione dell'autonomia del sistema vivente ed è una risposta attiva dei sistemi all’ambiente.

FENOTIPI E GENOTIPI  il neodarwinismo, basandosi su una concezione cellulare, afferma che c’è una corrispondenza biunivoca tra i genotipi (i geni) e i fenotipi (l’insieme delle caratteristiche osservabili di un organismo vivente).  Piaget e la biologia evolutiva contemporanea affermano che esiste una correlazione tra i geni e che i fenotipi si possono scomporre in caratteri o tratti morfologici comportamentali.

Piaget ha cercato una «terza via» per spiegare la dicotomia organismo-ambiente basata su due concezioni che approfondiscono appunto l'esplorazione della via indicata da lui stesso:  una concezione costruttivista dell'evoluzione, imperniata sull'idea di coevoluzione non lineare di organismo e ambiente.  una concezione non dualista ancora più radicale, che lascia da parte la dicotomia originaria di organismo e di ambiente per definire l'evoluzione come il cambiamento nella costituzione e nella distribuzione di molteplici sistemi dello sviluppo.

Piaget è stato un grande innovatore perché ha saputo indicare problemi nuovi in un'epoca che non disponeva ancora degli strumenti linguistici e concettuali necessari per formulare pienamente tali problemi.