Seconda parte
Lo stile del catechismo del cuore Il catechista che porta in aula l’intelligenza emozionale ha un suo stile particolare, simpaticissimo ed efficacissimo. Gustiamolo.
Quando parla ai ragazzi si siede per terra. Non assume mai un atteggiamento di superiorità (atteggiamento, comunque, sempre stupido: aria d’importanza, diploma d’ignoranza).
Non si limita a dire parole “vere”, neanche si ferma alle parole “belle”, ma sparge parole “calde”: “Ciao, per favore, grazie, coraggio, ce la farai, mi stai simpatico….”.
Sa “ascoltare” e non solo “sentire”. Sentire è un problema d’acustica, ascoltare è un problema di cuore. Ascoltare è prendere in considerazione, è concentrarsi su chi parla, è dimostrarsi disponibili a dargli una mano. Ascoltare è uno dei modi più alti e raffinati di amare!
Soprattutto, il catechista che crede nell’intelligenza emozionale, fa leva su tre punti forti: il tono della voce, il sorriso e la simpatia.
Il “tono” non è “volume” che dipende dai polmoni; non è neanche il “timbro” che è dono della natura. Il tono è il colore che noi diamo alle parole; è la vibrazione dei nostri sentimenti, delle nostre convinzioni. Il tono della voce
I bambini, in modo tutto particolare, sono sensibili al tono della nostra voce. Per questo il catechista usa sempre un tono dolce, avvolgente, vellutato, caldo. Il bravo catechista conosce (e pratica!) il proverbio giapponese: “Una parola calda riscalda tre stagioni fredde”.
Il sorriso è la più bella espressione dell’intelligenza emozionale. E la più miracolosa! Baden Powell, il fondatore dello scoutismo, amava dire: “Un sorriso fa fare il doppio di strada che un brontolio”. Il sorriso
Più decisa ancora era Madre Teresa di Calcutta: “Non si capirà mai abbastanza quanto bene è capace di fare un semplice sorriso”. Il sorriso cambia l’aria che ci circonda, crea un’atmosfera lieve, dolce, serena.
Il sorriso arriva là ove anche le parole più pensate e studiate non arrivano: arriva ad abbracciare un’anima! Un catechista che non abbia una fede sorridente è impensabile, come impensabile un ramo secco fiorito.
Praticare il “catechismo del cuore” significa rendersi simpatici. Più passano gli anni, più è intelligente (ed urgentissima) questa preghiera: La simpatia
Si, essere buoni, sta bene, ma non basta: occorre anche essere simpatici. E simpatici il più possibile! Ecco perché il catechista, di tanto in tanto, fa il lifting al carattere forse freddo, invernale, volubile, irritabile, irsuto, amorfo, meteoropatico…, per darsi un carattere estivo, ottimista, vibratile, solare, spumeggiante…
Insomma, un carattere che lo fa ciclone di simpatia! Un carattere che traduce la gioia del nostro Dio che ama far festa (Lc 15,23).
Buona degustazione I testi sono di Pino Pellegrino. Le illustrazioni di Daniela Costamagna