In totale sono 12. Noi prendiamo in considerazione i 3 maggiori: A Zacinto Alla sera In morte del fratello Giovanni
A Zacinto “Né più mai toccherò…” Il poeta si rivolge all’isola in cui è nato, dichiarandosi destinato – al contrario di Ulisse che dopo 20 anni tornò a Itaca – all’esilio perpetuo, un esilio che assume valore psicologico, di esclusione da una Grecia ideale, simbolo di perfezione e di felicità perduta. Fusione tra temi preromantici e linguaggio neoclassico.
Alla sera “Forse perché della fatal quiete…” Il poeta dichiara di amare la sera, sia nella bella che nella brutta stagione, in quanto essa simboleggia per lui la morte, vista positivamente come quiete, pace, fine delle preoccupazioni e delle angosce esistenziali. Anche in questo caso si assiste alla fusione tra contenuto preromantico e forma neoclassica.
In morte del fratello Giovanni “Un dì, s’io non andrò…” Rivolgendosi al fratello suicida con parole che richiamano quelle di Catullo (carme 101), F. mette in luce le analogie di carattere che lo accomunano a Giovanni, ma immagina la propria tomba ‘illacrimata’, cioè abbandonata, al contrario di quella del fratello, visitata dall’anziana madre. Fusione tra Preromanticismo e Neoclassicismo.
Conclusioni sui Sonetti Nei tre sonetti maggiori F. mette in luce i temi a lui cari dell’esilio, dell’illacrimata sepoltura, dell’inarrestabile fuggire del tempo, degli affetti familiari sconvolti dai fati avversi, dell’anelito alla quiete suprema (la morte). Sul piano formale F. rispetta la struttura classica del sonetto (2 quartine e 2 terzine di versi endecasillabi), ma la rinnova dall’interno usando enjambement che rompano la corrispondenza fra periodo e strofa per esprimere tensione emotiva.
Ode all’amica risanata (1802) La celebrazione della bellezza diventa esaltazione della poesia eternatrice, la suprema ‘illusione’ di F. Oltre il mito winckelmanniano del Bello ideale (la poetica del ‘mirabile’ che W. definiva ‘sublime’), ciò che costituisce il vero tema dell’ode è la commossa consapevolezza del valore universale della poesia consolatrice. La divina arte della parola, ispirata dal “nativo aer sacro” (greco) e trasferita da F. nella poesia italiana, travalica i limiti del tempo e conferisce immortalità. Anche la bellezza di Antonietta Fagnani Arese sarà ‘immortalata’ con quest’ode dai versi del poeta esattamente come quella della dea Venere.