Lavoro di approfondimento di Storia sulla riforma costituzionale del governo Renzi a cura di Federico T. Coppola Insegnamento di: Storia e Filosofia a.s. 2015/2016 Liceo Scientifico Casarano Prof. Andrea F. Scozzi
La Riforma Costituzionale Il sistema bicamerale paritario e più in generale il procedimento legislativo della Repubblica Italiana è stato oggetto di critiche e proposte di modifica, in particolare per la sua lungaggine, sin dai primi anni dalla sua introduzione. Nel corso del tempo, numerose sono state le proposte e gli studi formulati per migliorare l'assetto istituzionale. L'iter delle riforme costituzionali ha visto una svolta con l'avvento del Governo Renzi. Il progetto di revisione costituzionale, predisposto dal Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, è stato presentato in Parlamento dal Governo Renzi nell'aprile Viene approvato dal Senato della Repubblica, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 20 gennaio 2016, e dalla Camera dei deputati, in seconda votazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, nella seduta del 12 aprile Entro tre mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, un quinto dei membri di una Camera, o cinquecentomila elettori, o cinque Consigli regionali possono domandare che si proceda al referendum popolare.
Cosa prevede questa nuova riforma della Costituzione? Ecco qui le principali novità
1) La fine del bicameralismo perfetto La Camera dei deputati diventerà l’unica assemblea legislativa e manterrà da sola il potere di votare la fiducia al governo. Si tratta di un aspetto controverso che, se da un lato porterebbe a velocizzare il processo legislativo, dall’altro potrebbe assegnare troppi poteri ai futuri governi. Inoltre solo “la Camera dei deputati esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo” (secondo l’art. 55 della Costituzione)
2) Un nuovo Senato Il numero dei senatori passa da 315 a consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni. Restano i senatori a vita: saranno gli ex presidenti della Repubblica che non verranno conteggiati nel numero dei senatori scelti dal Colle.
3) La funzione legislativa del Senato I senatori avranno competenza legislativa per quanto riguarda le riforme costituzionali, le ratifiche dei trattati internazionali relative all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, le leggi elettorali degli enti locali e quelle sui referendum popolari. Inoltre ogni disegno di legge approvato dalla Camera verrà subito trasmesso al Senato che entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, potrà disporne l’esame. Nei trenta giorni successivi il Senato potrà deliberare a maggioranza assoluta proposte di modifica del testo sulle quali, in seguito, la Camera si pronuncerà in via definitiva. Ai nuovi senatori spetterà anche il compito di esprimersi sulle leggi di bilancio ma entro 15 giorni e con la maggioranza assoluta. Anche in questo caso, l’ultima parola spetterà sempre alla Camera. Infine, il governo potrà chiedere alla Camera che un provvedimento ritenuto fondamentale per l’attuazione del suo programma sia esaminato in via prioritaria e votato entro 70 giorni (con possibilità di proroga per altri 15).
4) L’elezione del Presidente della Repubblica Il capo dello Stato sarà eletto dai 630 deputati e dai 100 senatori (senza delegati perché le regioni sono già rappresentate nel nuovo Senato) Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti mentre dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
5) Referendum e leggi di iniziativa popolare Per proporre un referendum serviranno 800 mila firme, contro le 500 mila attuali. Dopo le prime 400 mila la Corte costituzionale darà un parere preventivo di ammissibilità. Per quanto riguarda invece i progetti di legge di iniziativa popolare il numero di firme necessarie è triplicato, da 50 mila a 150 mila. Vengono inoltre introdotti in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo.
6) Le nomine dei giudici della Consulta I 5 giudici della Consulta non saranno più eletti dal Parlamento riunito in seduta comune ma verranno scelti separatamente dalle due Camere. Al Senato ne spetteranno due e alla Camera tre. Per la loro elezione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti per i primi due scrutini, mentre dagli scrutini successivi è sufficiente la maggioranza dei tre quinti.
7) L’abolizione di Cnel e Province La riforma costituzionale prevede l’abrogazione totale dell’articolo 99 della Costituzione riguardante il Cnel, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge verrà nominato un commissario straordinario a cui sarà affidata la liquidazione e la ricollocazione del personale presso la Corte dei Conti.
8) La legge elettorale: ricorso preventivo alla Consulta Prima della loro promulgazione le leggi che disciplinano l’elezione dei parlamentari potranno essere sottoposte al giudizio preventivo di legittimità costituzionale da parte della Corte. Il ricorso motivato dovrà essere presentato da almeno un quarto dei componenti della Camera o almeno un terzo dei componenti del Senato entro 10 giorni all’approvazione della norma. La Consulta si pronuncerà entro 30 giorni e, in caso di dichiarazione di illegittimità, la legge non sarà promulgata.
9) La fiducia al governo Il Senato avrà però la possibilità di esprimere proposte di modifica anche sulle leggi che esulano dalle sue competenze. Potrà esprimere, non dovrà, su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti e sarà costretto a farlo in tempi strettissimi: gli emendamenti vanno consegnati entro 30 giorni, la legge tornerà quindi alla Camera che avrà 20 giorni di tempo per decidere se accogliere o meno i suggerimenti.
10) Governo (ancora) più forte Il governo avrà una corsia preferenziale per i suoi provvedimenti, la Camera dovrà metterli in votazione entro 70 giorni. Il potere esecutivo si rafforza ulteriormente a scapito del legislativo.
11) INDENNITA' NO, IMMUNITA' SI' I nuovi senatori non percepiranno indennità parlamentare oltre lo stipendio di amministratori locali, ma godranno delle stesse tutele dei deputati, compresa l’immunità parlamentare. Questo significa che non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione e perquisizione, da parte della magistratura, senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza (una tutela che sindaci e consiglieri regionali non senatori non hanno). Il disegno di legge cita rimborsi spese che saranno regolati da ciascuna camera.
12) STATO -REGIONI Con l’intento di ridurre l’elevato conflitto di competenze tra Stato e Regioni, moltiplicato dalla riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, saranno riportate allo Stato competenze in materia di energia, infrastrutture strategiche e sistema nazionale di protezione civile. E su proposta del governo, la Camera potrà approvare leggi anche nei campi di competenza normalmente delle Regioni, «quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale».
Chi a favore e chi contro Il PD e le altre forze politiche che sostengono il governo – le principali sono Area Popolare (NCD più UdC) e ALA (i cosiddetti “verdiniani”) – sono a favore del “sì”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha investito molto nel referendum costituzionale, dicendo che si voterà sulla “madre di tutte le riforme” e che si dimetterà in caso di vittoria dei “no”. Contro la riforma al momento sono schierate tutte le forze che si trovano all’opposizione: dalla sinistra radicale alla Lega Nord, passando per il Movimento 5 Stelle e Forza Italia (che inizialmente aveva collaborato alla scrittura della riforma, votandola anche in Parlamento). Una delle critiche più popolari è l’accusa che questa riforma rischia di trasformare l’Italia in un paese “autoritario”
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