Attenzione degli studiosi all’oratoria religiosa, alla predicazione Tradizionalmente, meno attenzione all’oratoria politica Nesso con la retorica: ars poetriae, ars dictaminis, ars praedicandi
Ars dictaminis = teoria Ars dictandi = manuali pratici Ars concionandi (o ars arengandi): «pratica di tenere discorsi di argomento civile di fronte a un’assemblea, a un corpo collegiale»
La cultura latina dei secoli XII e XIII produce vari testi di intento didattico che si interrogano sulle conseguenze etiche, politiche e sociali della parola: De arte loquendi et tacendi di Albertano da Brescia Brunetto Latini, nel «Tresor» e nel «Tesoretto» lo riprende alla lettera
Il versante politico di questa riflessione trova spazio nel De regimine et sapientia potestatis di Orfino da Lodi (1245) Liber de regimine civitatum di Giovanni da Viterbo (1260), anch’esso sfruttato da Brunetto Latini
Sono opere che configurano una ‘scienza civile’, una educazione civica, una paideia dell’uomo comunale che culmina nell’attività politica L’attività politica fa parte della retorica, che è una pedagogia individuale e collettiva; l’uomo responsabilmente impegnato nel governo cittadino è saggio ed eloquente, padrone di sé
In questi testi ci sono anche modelli di discorsi, ma non si parla della costruzione tecnica del discorso, di come si prepara un discorso
Altri testi si presentano in modo esclusivo o preponderante come raccolte di discorsi Nella prima metà del Duecento derivano dalle lettere Oculus pastoralis pascens officia et continens radium dulcibus pomis suis Guido Faba (bolognese), Arenge Guido Faba, Parlamenti ed epistole (in volgare)
C’è una subordinazione dell’oralità alla scrittura; il punto di partenza resta il dictamen, le regole dello scrivere (parlare come si scrive). Non c’è una vera riflessione teorica sull’ ars concionandi Ma via via ci si libera dalla fissità legata alle lettere, all’epistolografia
In altri testi si riflette sul parlare e basta: Cf. la Retorica di Brunetto Latini. Ma tutti i materiali sono derivati dalla oratoria classica La R. di Brunetto è una traduzione del «De inventione» ciceroniano Altre opere sono il «Trattatello di colori retorici», l’»Ars Arengandi» del monaco fiammingo Jacques de Dinant
Carattere eccezionale ha però la «Rhetorica novissima» di Boncompagno da Signa (1235), che si occupa del discorso orale, ma si riferisce alla pratica forense, avvocatesca
Boncompagno critica aspramente il concionator che agisce in modo esagitato (scrive anche un «liber de gestibus et motibus corporum humanorum»). Non ama il concionator istrione, demagogico, capopopolo, la gestualità incontrollata «se il concionator deve vendicarsi di qualcuno; o se intende incitare il popolo e i nobili a prendere le armi, sale su un cavallo che nitrisce, e su di esso cinta la spada alzi le braccia a mo’ di esortazione, pronunci incitamenti, proferisca minacce, rammenti alla memoria le splendide imprese e i fatti degli antichi».
Tommaso da Spalato In quell’anno, trovandomi il giorno dell’Assunta a Bologna all’Università, vidi san Francesco che predicava in piazza davanti al palazzo comunale. Il suo esordio fu «Angeli, uomini, demoni». Di questi 3 spiriti razionali parlò con tanta proprietà e precise distinzioni, che a molti litterati presenti destò gran meraviglia la perizia oratoria di un uomo incolto /Ydiota/. Infatti non parlò come un predicatore, ma come un CONCIONATOR, un parlatore professionista. Tutta la sua materia era finalizzata a estinguere le inimicizie e a creare accordi di pace.
Tommaso da Spalato arcidiacono e cronista, che importa a Spalato la figura del podestà (un anconetano, che – dice – «ut erat eloquens vir, multum lepide concionatus est»).
Anche per Cicerone la concio e il concionator può avere un valore negativo: turbulente contiones nelle quali la valenza argomentativa è in secondo piano rispetto alla performance istrionica
Il fondamento è classico. Nella Retorica di Quintiliano, derivata da Aristotele, c’erano tre tipo di discorso: Giudiziale e forense Epidittico (lode o biasimo) Deliberativo (consigliare, dissuadere)
ORALITA’ in età classica Inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio PARTIZIONE INTERNA DELLE LETTERE Salutatio, exordium, narratio, petitio, conclusio Togliendo la salutatio e fondendo narratio e petitio si arriva alla tripartizione (esordio, trattazione, conclusione)