GLI ABORIGENI Sebastian Staicu

In Australia ci sono circa 500 popoli Aborigeni, ciascuno con la propria identità linguistica, solitamente organizzati in clan. La loro terra è stata invasa nel XVIII secolo con conseguenze disastrose. Per gli Aborigeni la terra su cui vivono è un elemento cruciale, intorno ad essa ruota tutta la loro esistenza materiale e spirituale. Prima della loro colonizzazione, la maggior parte degli aborigeni abitava in comunità semi stanziali lungo le coste, vivendo di agricoltura e dell'allevamento di pesci e animali. Invece gli aborigeni che popolavano il bush o il deserto dell'entroterra vivevano di caccia e di raccolta. Bruciavano le erbacce per favorire la crescita delle piante preferite dalle loro prede ed erano molto esperti nella ricerca dell'acqua. Al giorno d'oggi, più della metà degli Aborigeni risiede nelle città, spesso in condizioni terribili per esempio nelle periferie più degradate. Molti lavorano come braccianti in quelle stesse fattorie che sono state colonizzate, soprattutto nella parte settentrionale del continente. Rimangono radicati nelle loro terre e vivono ancora di caccia e di raccolta.

Il principio giuridico che regolava la questione indigena nella legislazione inglese e di conseguenza anche in quella australiana, era quello della terra nulius, un principio che definiva la terra australiana prima dell'arrivo dei britannici come una terra vuota, in poche parole una terra di nessuno che poteva essere legittimamente occupata dai coloni. Il principio è rimasto legalmente in vigore fino al 1992, da allora gli aborigeni stanno aspettando la restituzione della maggior parte delle loro terre. Ciò nonostante, alcune tribù come quella dei Martu dell'Australia occidentale sono finalmente riuscite a farsi riconoscere i diritti di proprietà sulle loro terre. In generale il furto e la distruzione dei territori hanno avuto su di loro un impatto sociale e fisico devastante. Le prime invasioni portarono epidemie che sterminarono migliaia di Aborigeni, mentre molti altri furono massacrati per mano dei coloni.

Nell'arco di un solo secolo dall'arrivo dei colonizzatori, la popolazione aborigena si ridusse da un numero presunto di un milione di persone a soli individui. Nel corso del XXesimo secolo, allo sterminio diretto si è sostituita una politica brutale, volta a tagliare i bambini aborigeni ai loro genitori, per affidarli alle famiglie dei bianchi e ai collegi dei missionari, con l'obiettivo di sradicare ogni traccia della loro cultura e della loro lingua. Gli Aborigeni sono ancora oggi oggetto di razzismo e violenza, la maggior parte di loro vive in condizioni disumane, il tasso di suicidi e di mortalità infantile sono molto superiori a quelli del resto della popolazione e hanno un aspettativa di vita molto più bassa, per non parlare del numero degli aborigeni che si trovano in carcere.