Distu Università di Viterbo 07 novembre 2011 La riorganizzazione: Gli obiettivi.

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Distu Università di Viterbo 07 novembre 2011 La riorganizzazione: Gli obiettivi

Disegno organizzativo delle pubbliche amministrazioni caotico, frantumato in una molteplicità di apparati, caratterizzato da sovrapposizioni e rigidità Il disegno dei modelli organizzativi non era appropriato alle funzioni Pluralismo organizzativo non indicava capacità di adattamento delle strutture burocratiche, bensì era prodotto da una logica per accumulo degli apparati per soddisfare le esigenze dei partiti e del pubblico impiego Il punto di partenza delle riforme

1. Riforma dei ministeri 2. Riaffermazione del ruolo di indirizzo della PdCM 3. Diversificazione dei modelli organizzativi per addomesticare il pluralismo 4. Flessibilità delle amministrazioni 5. Decentramento Obiettivi delle riforme

Accorpamento delle funzioni e riduzione dei ministeri (da 22 a 12) Ricorso a soluzioni organizzative differenziate attraverso la predeterminazione di due modelli alternativi: dipartimenti (logica divisionale) vs direzioni generali (logica gerarchico- funzionale) Attribuire alla line il controllo sulla gestione delle risorse umane e strumentali La riforma dei Ministeri

La riorganizzazione è stata una riforma attorno e in funzione della Presidenza del Consiglio Vengono ripresi i tratti innovativi della legge 400/1988 che aveva concepito la Presidenza come una struttura di staff a supporto della funzione di coordinamento dell’attività di governo Presidenza modellata come centro decisionale leggero che gode di notevole autonomia organizzativa, contabile, finanziaria La riforma della Presidenza del Consiglio

k Nell’ultimo quarto del XX secolo l’agencification (scomposizione dei ministeri in agenzie specializzate dotate di autonomia gestionale) è diventata una moda nei paesi avanzati In Italia la presenza di amministrazioni disaggregate non costituisce una novità Le agenzie precedenti al d.lgs. 300/1999 erano estranee all’organizzazione dei ministeri, svolgevano funzioni a elevata componente tecnico-scientifica e godevano di bassa autonomia Il d.lgs. 300/1999 delinea un modello generale e una pluralità di modelli settoriali muniti di personalità giuridica Agenzie controllate dal potere di nomina e dalla stipula di una convenzione Le agenzie

k Enti pubblici non economici oggetto di interventi singolari di razionalizzazione che auspicavano fusione, scioglimento e privatizzazione Misure di esternalizzazione promosse per alleggerire dimensioni e costi degli enti: funzioni e risorse da trasferire a società a partecipazione pubblica Gli enti pubblici

Per adattare il disegno organizzativo alle esigenze del Governo viene accentuata la flessibilità organizzativa attraverso la delegificazione Processualità del riordino affida l’organizzazione degli apparati al regolamento Cresce anche il ricorso del Governo alle fonti primarie (dlgs e dl) La delegificazione dell’organizzazione

Dalla gerarchia si passa alla rete Affermazione del principio di sussidiarietà Stretta connessione tra decentramento e riorganizzazione del centro che cede competenze per attivare le funzioni di coordinamento e impulso Soppressioni di alcuni uffici periferici dei ministeri e passaggio del personale alle autonomie Accorpamento degli altri uffici nelle prefetture come Utg come unica voce dello Stato in periferia Il decentramento