1 Teorie etiche e imprese M.A. La Torre. 2 Etica riflessione su regole/criteri/principi idonei a distinguere ciò che è bene o male, dunque a individuare.

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Transcript della presentazione:

1 Teorie etiche e imprese M.A. La Torre

2 Etica riflessione su regole/criteri/principi idonei a distinguere ciò che è bene o male, dunque a individuare i metodi per valutare i comportamenti secondo principi e identificare i valori che consentono una vita “buona”

3 l’etica cerca di portare ordine e regole entro la pluralità delle concezioni di ciò che deve guidare le condotte non si può attribuire la scelta dei criteri per disciplinare il vivere “bene” all’emotività, al sentimento, perché questo impedirebbe di trarne delle regole generali, valide per tutti l’aspirazione dell’etica è infatti l’UNIVERSALITÀ

4  έθος: comportamento, costume  mos, moris: costume

5 Morale la concreta condotta dell’uomo guidata da scelte secondo principi (insieme dei principi che guidano la condotta concreta)

6 la morale è l’oggetto di studio dell’etica, ossia la condotta in quanto essa è disciplinata da norme

7 Come uno deve vivere? Dovere: non must ma should

8 problema fondamentale di un’etica teorico-filosofica = individuare i criteri generali dell'agire moralmente giusto

9  l’adesione a valori morali è sempre individuale  la responsabilità verso la società può essere assunta collettivamente dall’impresa come impegno statutario o contrattata con gli enti pubblici in cambio di agevolazioni, regolamenti, ecc.

10 Tavola dei valori  gli economisti cercano risposte concrete e magari una tabella che elenchi i “valori” cui attenersi  i filosofi sono piuttosto scettici sull’idea di una simile “tabella” generale e potrebbero discutere per un anno intero su cosa includere  quale livello di generalità prevedere  quale teoria adottare preliminarmente

11  gli economisti cercano le risposte  i filosofi cercano le domande giuste da porre

12  conoscenza : giudizi di fatto  valutazione : giudizi di valore (condizionati da elementi anche non razionali) = ambito della SCELTA  la ragione ha a che fare con “è”,  la morale con “deve”.

13 Distinzione metodologica:  Etica normativa: ricerca di norme e principi per il giudizio etico  Etica applicata: riflessione su concreti problemi morali

14 Filosofia morale è anche detta filosofia pratica Aristotele distingueva tra sapere  pratico,  teoretico (indaga l’ordine dell’essere),  poietico (tecnico); filosofia pratica studia l’agire dell’uomo, e comprende da tale punto di vista anche l’economia e la politica

15 Plurisemanticità nel linguaggio comune del termine morale:  “soltanto” morale  divieto maggiore che legale  privato (non regole pubbliche)  universale

16 Principali teorie etiche  Deontologiche Modello kantiano Contrattualismo  Conseguenzialistiche Utilitarismo Etica della virtù  Convenzionalistiche Relativismo

17 Etiche deontologiche  al centro DOVERE, che prevede regole  se comportamento può essere valutato secondo regole, ricerca di principi validi per tutti  Universalità (esempio del prestito)  È possibile determinare quali siano le condotte giuste indipendentemente dalla valutazione delle loro conseguenze. I criteri di valutazione sono dunque più spesso di tipo formale, che contenutistico o materiale

18  dominare impulsi naturali e volontà e attingere a regole FORMALI (Kant)  ricerca di principi validi per tutti sulla base non degli scopi, che possono variare x diversi individui, ma della generalità  no a etica finalistica e no a etica utilitaristica  valenza comunitaria dell’etica, ma sottomettendo la volontà alla ragione

19  imperativo categorico kantiano: "agisci in modo da trattare l'umanità, in te stesso e negli altri, sempre anche come un fine e non soltanto come un mezzo" (Fondazione della metafisica del costumi sez. II)

20 la legge morale è unica e universale in quanto scaturisce dalla RAGIONE umana che è comune a tutti gli uomini e dalla quale si derivano i doveri

21 Applicazione all’impresa  Principi assoluti appaiono troppo costrittivi  Stabilire in anticipo intenzioni e azioni giuste senza calcolare le conseguenze potrebbe essere rischioso per gli equilibri aziendali  Effetti dell’imperativo sul trattamento dei lavoratori  Imp. della motivazione

22 diritti per tutti gli stakeholder  nessuno stakeholder può essere mezzo o strumento per la realizzazione di un fine, poiché ciascuno è un fine in sé, e deve poter agire per perseguire i propri interessi nel mentre persegue gli interessi di tutti l’appello è ai due principi di equità e di imparzialità

23 Contrattualismo  Rawls: i principi di giustizia sono quelli che tutti gli individui liberi razionali e uguali sceglierebbero indipendentemente dai loro interessi e dalle conseguenze delle loro scelte (velo di ignoranza)  primato del giusto sul bene 1. eguale diritto alla più estesa libertà, compatibilmente con una simile libertà per gli altri 2. eguale distribuzione delle risorse sociali ed economiche

24 Applicazione all’impresa  Numerosi tentativi di applicazione di questa teoria etica al contesto del business  perché enfatizza l’elemento del consenso e in tal modo gli elementi normativi sembrano essere più facilmente applicati al business  La teoria degli stakeholder vede ampliarsi il numero degli attori coinvolti nel contratto  il ripensamento strategico del ruolo dell’impresa entro la società può essere supportato dall’idea di un “nuovo contratto sociale”, consistente nel riconoscimento, da parte del management, della relazione delle attività economiche con i differenti stakeholder

25  Al modello dell’“accordo originario” sviluppato nel contrattualismo classico di Locke e Hobbes,  e alla proposta derivata da quello di fondazione di un’etica economica accettabile da diversi contraenti, razionali e con differenti caratteristiche,  Donaldson e Dunfee aggiungono l’ipotesi che i contraenti giungano al “tavolo del contratto” dotati di un preesistente bagaglio di «ipernorme», cioè di valori di base che tutti sottoscriverebbero, di matrice kantiana o utilitaristica o religiosa, «poiché guidati da un senso morale innato»

26  pienamente ragionevole ritenere plausibile un accordo razionale su norme generali al di là delle differenze tra le teorie etiche.  Non si tratta però, di un’argomentazione di tipo kantiano: l’adesione qui supposta non è razionale, ma si tratta di una convergenza di diverse credenze

27  I “contratti sociali” rappresentano, in tale ottica, l’implicito accordo che può regolare il mondo degli affari, con riferimento ad alcuni principi “minimali”.  Non si può formulare un giudizio morale soltanto sulla base di elementi pratici: occorre una comprensione generale del contesto

28  L’idea è che condotte come la pirateria, la riduzione in schiavitù, il traffico di esseri umani siano condannabili in maniera condivisa e anche a partire da differenti approcci etici

29  Gli ipotetici membri della comunità economica globale sono in grado di scegliere le norme per guidare l’attività di business in un modo che garantisca la correttezza e di concordare su un minimo contratto macrosociale per un’economia etica.

30 Utilitarismo  assume l'utile come criterio dell'azione e fondamento della felicità e del bene, o più in generale come principio dei valori morali  vantaggio, piacere, bene o felicità sono sinonimi

31 Appare adeguato al mondo economico perché interpretato come una forma di calcolo costi-benefici

32 ma  principio sociale dell'utilitarismo: non c'è vero utile per l'individuo se esso non favorisce anche il maggior bene possibile per tutti Utilitaristico non coincide con utilitario  L’utilitarismo associa alla scelta razionale l’ideale morale dell’imparzialità

33  «i miei interessi, per il solo fatto di essere miei, non possono contare più di quelli di qualsiasi altro», perciò «devo scegliere il corso d’azione che, tutto considerato, ha le conseguenze migliori per tutti» (Singer)

34  l'utilitarismo esclude, come criterio di giustificazione dell'azione, fattori che invece altri ritengono estremamente importanti, come, ad esempio, 1. i motivi che soggiacciono all'azione, 2. le intenzioni che soggiacciono all'azione, 3. regole o principi generali che, secondo alcuni, bisogna seguire per agire in modo retto.

35 Applicazione all’impresa  criterio dell'azione moralmente giusta sono le CONSEGUENZE  Non è interessato a MOTIVI o INTENZIONI ma al risultato

36 Problemi  misurare con lo stesso metro unità di benefici o svantaggi non solo individuali ma interpersonalmente ? problema della commensurabilità di piaceri e sofferenze  non riconosce autonomia, motivazioni individuali che possono non coincidere con quelli collettivi svalutazione della responsabilità individuale nell’azione, implicita nella preferenza per la valutazione del risultato

37  se si prevede la possibilità di stabilire criteri di giustizia mediante un calcolo di tipo matematico della somma della felicità conseguita dai cittadini, al limite lo sfruttamento di alcuni potrebbe produrre un maggior benessere per molti, incrementando la somma totale di utilità e soddisfacendo il principio del maggior bene per il maggior numero

38 Etica della virtù  Teleologica: etica dei FINI  phronesis (saggezza) è una razionalità pratica, una coscienza morale che non è solo individuale ma riflette anche la collettività  critica del formalismo kantiano = sostanzialismo  la vita buona, più che dalla definizione di regole, deriva dalla formazione del carattere, dalla realizzazione, appunto, della virtù

39  il sapere morale concerne la vita giusta in generale ma si realizza nel particolare  sposta il discorso morale dalla questione della giustificazione di norme o principi alla domanda su "chi siamo", che carattere abbiamo e quali virtù dobbiamo coltivare  ricerca dell’eccellenza attraverso la coltivazione della “virtù”  la vita morale si radica nel contesto comunitario

40 Applicazione all’impresa  Etica manageriale (ma non secondo la interpretazione corretta della teoria che è antiindividualista)  Leadership etica del manager  Responsabilità individuale nella gestione Problema: impossibile morale fuori di una comunità e di valori tradizionali e condivisi e le multinazionali?

41 Agli economisti l’etica delle virtù appare interessante perché ridimensiona principi e diritti, e sposta il focus dal “come agire”, al “come essere” e domanda non “che cosa dovrei fare?” ma piuttosto “come dovrei essere?”

42 in tal modo si concentra sulla persona, specialmente sul management, e sulla sua capacità di sviluppare ideali e dedicarsi al bene comune secondo le potenzialità individuali MA In realtà etica delle virtù dice No a individualismo e liberismo

43 Relativismo  Non esiste un "bene in sé", oggettivo: il bene è ciò che viene stabilito convenzionalmente dagli uomini  Etiche convenzionalistiche sono a posteriori, perciò conseguenzialistiche

44  ciascuna comunità ha le proprie regole e i propri valori : il giudizio sulle azioni varia nel tempo e nelle culture  i valori assoluti in una cultura possono non essere compatibili con i valori di un’altra cultura ed è impossibile attingere un punto di vista neutrale da quale giudicare quale sia giusto o buono  ogni decisione su quel che va considerata una vita “buona” dipende dalla società nella quale viviamo e dalla tradizione/usi secondo cui formuliamo il giudizio  nessun appello a un principio di autorità

45 Problemi  “la verità non esiste”: è autocontraddittoria  Il fatto che in alcune società la schiavitù sia stata tollerata o addirittura legalizzata non rende morale questa pratica e la varietà dei codici morali non esclude la possibilità di individuare razionalmente quale di questi possa essere più giustificato il relativismo culturale è cosa diversa dal relativismo etico

46 questo tema è oggi di particolare attualità in tutte le questioni connesse al multiculturalismo, e alle condotte delle multinazionali

47 Weber  etica dei principi : adesione individuale a principi riconosciuti validi in maniera assoluta indipendentemente dalla realizzazione o dalle conseguenze  etica della responsabilità : giudica l’agire sulla base di conseguenze e mezzi per realizzare e valuta un agire come razionale in base allo scopo

48 Alcuni elementi conclusivi  L’impresa è una comunità, inserita a sua volta in una comunità più ampia, indispensabile alla propria identità e non solo alla vendita dei propri prodotti, una sorta di polis, nella quale virtù come la fiducia sono fondamenti condivisi indispensabili Vi sono GIA’ dei VALORI

49 Homo oeconomicus? Le scelte non sono sempre razionali e non sempre dettate dall’autointeresse Il business non è necessariamente amorale e non agisce in un vuoto morale in cui tutto va bene purché garantisca il profitto

50  A.Smith poneva l’accento sulla prosperità più che sul profitto  Motivazione non solo economica “corporate culture” riferimento a valori condivisi

51 responsabilità L’impresa HA una funzione sociale oltre a quella economica poiché incide sulla società e se così è ne deriva una responsabilità