La guerra di Piero Fabrizio De Andrè
Fabrizio De André (Genova-Pegli, 18 febbraio Milano, 11 gennaio 1999) è uno fra i più conosciuti e amati cantautori italiani di sempre, sicuramente uno fra i più importanti. Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli e diseredati. Molti suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti nella gran parte delle antologie scolastiche di letteratura. Per gli amici e gli ammiratori fu semplicemente Faber, nome che Paolo Villaggio coniò in assonanza con quello dei pastelli che il cantautore tanto amava. Di spirito anarchico e solida formazione culturale, Fabrizio De André ha pubblicato nei suoi 35 anni di carriera, dal 1961 al 1996, una ventina di album; un numero relativamente contenuto, ma che non sorprende chi gli ha sempre riconosciuto una maggiore attenzione alla qualità rispetto alla quantità. Tra le sue più significative canzoni, ricordiamo “La guerra di Piero”.
Il protagonista è un soldato, Piero, che in una luminosa giornata di primavera, dopo un lunghissimo cammino iniziato nel cuore dell'inverno, varca il confine che divide due nazioni. Mentre riflette sull'inutile ferocia della guerra, vede in fondo alla valle un soldato nemico che certamente prova le sue stesse paure ed è tormentato dai dubbi. Pur consapevole che soltanto uccidendolo potrà salvarsi, Piero appare indeciso sul da farsi. Quell'incertezza, frutto di un atto istintivo di umana solidarietà, gli sarà tuttavia fatale, perché l'avversario, accortosi del pericolo, non esiterà a sparargli. La follia della guerra viene denunciata senza lanciare proclami, ma con quasi rassegnata tristezza. In posizione iniziale e finale, quasi a suggellare con una nota di malinconia l'intera ballata, è collocata la sconsolata constatazione del narratore di fronte al cadavere di Piero, il cui ultimo pensiero, di intonazione quasi scherzosa, va alla donna amata, a significare che i sentimenti privati permangono al di là della stupidità collettiva. Nelle strofe interne si alternano le riflessioni pacifiste del soldato, gli inviti del narratore e le sequenze propriamente narrative.
La guerra. La guerra è un evento sociale e politico generalmente di vaste dimensioni che consiste nel confronto armato fra due o più soggetti collettivi significativi. Si giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata, o quando almeno una delle parti percepisce l'inesistenza di altri mezzi per il conseguimento dei propri obiettivi. La guerra è preceduta da: un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi obiettivi; un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere compatibili tali obiettivi. Nei periodi di tensione e di crisi si sviluppa l'attività politica e diplomatica di tutta la comunità internazionale per evitare il conflitto: in tali periodi, le forze armate giocano un ruolo rilevante nel dimostrare la credibilità e la determinazione dello Stato. La guerra ha enormi riflessi sulla cultura, sulla religione, sull'arte, sul costume, sull'economia, sui miti, sull'immaginario collettivo, che spesso la cambiano nella sua essenza, esaltandola o condannandola. Le guerre più importanti in Italia e nel mondo, sono state la Prima Guerra mondiale e la Seconda Guerra Mondiale. ;
Campi semantici e antitesi la morte: il dormire sepolto, l'ombra dei fossi, i cadaveri dei soldati, l'inverno, i morti in battaglia, la croce, i colpi da sparare, il vedere un uomo che muore, le parole gelate. la vita: il grano, i papaveri rossi, i lucci argentati, la primavera, la figura dell'amata (Ninetta). il tempo: il fermarsi, il tempo che passa, il passare delle stagioni, il tempo che rimane per vedere, il non-ritorno dalla morte. L'antitesi principale sulla quale si costruisce la poesia è quella tra la morte e la vita, dove ogni elemento appartenente al campo semantico dell'uno si trova in prossimità e in contrasto con gli elementi del campo semantico dell'altro. Tra i due termini, il tempo costituisce il tramite o la separazione, talvolta come mezzo di passaggio dalla vita alla morte (la perdita di tempo di Piero che è causa della sua morte), talvolta come confine invalicabile tra i due mondi («ti accorgesti in un solo momento che (...) non ci sarebbe stato ritorno»).
Hanno partecipato: Riccardo Carlino; Giacomo De Luca; Francesco Zizi; Ismaele Spedicato; Letizia Spedicato; Aurora Paladini. Prof.ssa Teresa Pascali; Prof.ssa Chiara Perrone. Tutor: