Come autore orientale leggiamo …
Per un’introduzione alla vita e alle opere di S. Giovanni Crisostomo: J. Q UASTEN, Patrologia, vol. II, pp
San Giovanni Crisostomo Nasce ad Antiochia nel Dopo i primi anni trascorsi nel deserto, fu ordinato sacerdote dal vescovo Flaviano e ne diventò suo stretto collaboratore Nel 398 fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli La sua opera: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili alla ricchezza L'inimicizia nei suoi confronti crebbe con l'ascesa al potere dell'imperatrice Eudossia. Costei, nel 403, con l'appoggio del Patriarca di Alessandria, Teofilo, indisse un processo contro Giovanni e lo fece deportare e condannare all'esilio. Nel 404 fu confinato a Cucuso, una piccola città dell'Armenia. Morì il 14 settembre 407
Alcuni scritti 2 trattati sulla “Compunzione”. La compunzione è, per lui, il rimorso dell’anima che, devotamente raccolta, con severo esame di coscienza confronta la propria imperfezione con la perfezione di Dio e del divino progetto dell’uomo. E da questo confronto scaturisce la Penitenza. 6 omelie sulla “Penitenza” con l’indicazione di alcune “vie” per la vera conversione a Dio.
Il 387 fu l’«anno eroico» di Giovanni, quello della cosiddetta «rivolta delle statue». Il popolo abbatté le statue imperiali, in segno di protesta contro l’aumento delle tasse. Si vede che alcune cose nella storia non cambiano! In quei giorni di Quaresima e di angoscia, a motivo delle incombenti punizioni da parte dell’imperatore, egli tenne le sue 22 vibranti Omelie sulle statue, finalizzate alla penitenza e alla conversione. Benedetto XVI
A questo periodo antiocheno, appartengono le omelie sulla penitenza, in cui predicò con zelo e abilità il ritorno a Dio. Queste le vie … La confessione La contrizione L’umiltà L’elemosina La preghiera Il digiuno
Nell’Omelia I, Giovanni Crisostomo fa riferimento alla sua malattia (che lo aveva portato a vivere fuori dalla città per motivi di salute) Poi, la scelta di tornare per il bene dei fratelli… “così convinto, piuttosto che stabilirmi completamente dalla malattia fisica continuando a soffrire per amor vostro, ho scelto di ritornare pur portandomi appresso gli strascichi dell’infermità”. La disperazione e la presunzione: armi del demonio per la rovina del cristiano: “non disperiamo ma neanche presumiamo di starcene con le mani in mano, perché entrambi i comportamenti sono perniciosi”. Riguardo a Giuda … “se avesse continuato a vivere si sarebbe salvato anche lui. Lo provano quegli stessi che lo crocifissero, che egli dall’alto della croce salvò invocando il Padre e implorando il perdono per quanto avevano osavano fare. Evidentemente avrebbe accolto con tutta benignità chi lo aveva tradito, se si fosse pentito come doveva; ma quello divorato dall’eccessiva tristezza, si rifiutò di sottoporsi al rimedio” Leggiamo, ora, l’Omelia II, da p. 97
Confessare il peccato … come il re Davide Si prende in considerazione il duplice peccato commesso dal re Davide: adulterio e omicidio (2 Sam 11-12) Davide riconosce il suo peccato grazie all’intervento e alle parole del profeta Natan (inviato da Dio) Allora confessa il peccato: “ Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!”. Natan rispose a Davide: “Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai” (2 Sam 12,13). “Che sforzo si fa con questo manifestare per primi i nostri peccati?” → Invito del Crisostomo ad ogni peccatore, affinchè confessi (manifesti e ammetta) volontariamente i peccati, e così possa beneficiare della misericordia divina
La contrizione Altra via: la contrizione, ovvero “piangere il peccato”. “Cosa ti chiedo? Di piangere il tuo peccato”. La contrizione di Acab: avviene grazie all’intervento del profeta Elia (cf 1 Re 21). “All’udire tali parole Acaab si fece triste e pianse la sua colpa; e poiché riconobbe il male operato, Dio lo prosciolse dalla sua condanna”. Altra esperienza: la contrizione dei Niniviti (cf Giona 3) “Hai visto come Acaab mi è venuto innanzi in lacrime e tristezza? Non lo tratterò come richiederebbe la mia ira. Vedi come il pianto cancella il peccato”
“Non pensare che gli abbia perdonato così semplicemente, egli ha cambiato ritmo di vita ed io ho mutato e mitigato la mia ira; ma perché tu non abbia a essere giudicato un falso profeta […] dichiaro che se non avesse mutato vita, sarebbe certamente incorso nelle minacce da me fatte; sol perché egli ha cambiato condotta io ho temperato il mio sdegno” Necessità di “mutare vita” e “convertirsi”, per accedere al Perdono di Dio
L’umiltà Il pubblicano al tempio (cf Lc 18,9-14) “fu giustificato dalla sua umiliazione”. Paolo di Tarso (cf 1 Cor 15,9) è riconosciuto come “il vero umile”. “Umiliarsi vuol dire: mettersi al di sotto di tutti e chiamarsi l’infimo; ma nota che chi dice queste parole è Paolo, già cittadino del cielo benché lasciato quaggiù col corpo, colonna delle Chiese, angelo terreno ed uomo celestiale” L’umiltà non si esprime con gesti eroici, ma nel quotidiano e in semplicità (come il pubblicano al tempio).
La confessione, la contrizione e l’umiltà sono le “prime tre vie” indicate da San Giovanni Crisostomo per accedere alla misericordia di Dio… tre esperienze fondamentali per ogni cristiano che vuole beneficiare del perdono. Nel 1975, il Beato Paolo VI, ha richiamato queste tre “condizioni” per ben celebrare il sacramento della Riconciliazione
“Questo intervento salvifico della misericordia trionfante di Dio esige alcune condizioni da parte di chi la riceve; e tutti conosciamo quali. Non è automatica, non è magica la causalità sacramentale della penitenza: essa è un incontro che suppone una disponibilità, una recettività, una predisposizione, una certa condizionante collaborazione umana. […] Noi ora semplifichiamo l’immensa analisi, a cui il tema si presta, per accennare ai due punti nodali di questo capitolo della disciplina cattolica penitenziale. Il primo ha un suo nome difficile e doloroso, che si chiama contrizione. […] Deriva da una coscienza, alla quale, di solito, l’uomo cerca di sottrarsi, la coscienza del peccato, la quale suppone la fede nel rapporto che intercede fra la nostra vita e l’inviolabile e vigilante legge di Dio. […] L’altro punto nodale di questa materia è la confessione, cioè l’accusa che l’uomo, desideroso del perdono di Dio, fa di se stesso, delle proprie colpe, e per disteso nelle loro qualificazioni morali, ad un ministro autorizzato ad ascoltare il penitente e ad assolverlo. Tremenda cosa, tremenda penitenza; così pare. E cosi è per chi non ha fatto l’esperienza dell’umiltà, che ritrova la verità e la giustizia parlanti dentro di lui, e l’esperienza liberatrice, consolatrice dell’assoluzione sacramentale. Forse i momenti d’una confessione sincera son fra i più dolci, i più confortanti, i più decisivi della vita” P AOLO VI, Udienza generale, 1 Marzo 1975
I pronunciamenti del Magistero Lettera enciclica di Giovanni Paolo II 30 Novembre 1980
«Dio ricco di misericordia» (Ef 2,4) è colui che Gesù Cristo ci ha rivelato come Padre: proprio il suo Figlio, in se stesso, ce l'ha manifestato e fatto conoscere. (Gv 1,18) (Eb 1,1) Memorabile al riguardo è il momento in cui Filippo, uno dei dodici apostoli, rivolgendosi a Cristo, disse: «Signore, mostraci il Padre e ci basta»; e Gesù così gli rispose: «Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai conosciuto...? Chi ha visto me, ha visto il Padre». (Gv 14,8) Queste parole furono pronunciate durante il discorso di addio, al termine della cena pasquale, a cui seguirono gli eventi di quei santi giorni durante i quali doveva una volta per sempre trovar conferma il fatto che «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo». (Ef 2,4) G IOVANNI P AOLO II, Dives in Misericordia, 1
Nel nostro percorso di studio, è importante leggere insieme Dives in Misericordia, 14: un paragrafo sulla necessità di vivere la misericordia in ambito ecclesiale …
Evidenziamo due passaggi significativi L'amore misericordioso, nei rapporti reciproci tra gli uomini, non è mai un atto o un processo unilaterale. Perfino nei casi in cui tutto sembrerebbe indicare che soltanto una parte sia quella che dona ed offre, e l'altra quella che soltanto riceve e prende (ad esempio, nel caso del medico che cura, del maestro che insegna, dei genitori che mantengono ed educano i figli, del benefattore che soccorre i bisognosi), in verità tuttavia anche colui che dona viene sempre beneficato. In ogni caso, anche questi può facilmente ritrovarsi nella posizione di colui che riceve, che ottiene un beneficio, che prova l'amore misericordioso, che si trova ad essere oggetto di misericordia (G IOVANNI P AOLO II, Dives in Misericordia, 14) Cosi dunque, la misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza. È impossibile ottenere questo vincolo tra gli uomini se si vogliono regolare i mutui rapporti unicamente con la misura della giustizia. Questa, in ogni sfera dei rapporti interumani, deve subire, per così dire, una notevole «correzione» da parte di quell'amore il quale - come proclama san Paolo - «è paziente» e «benigno» o, in altre parole, porta in sé i caratteri dell'amore misericordioso tanto essenziali per il Vangelo e per il cristianesimo. Ricordiamo, inoltre, che l'amore misericordioso indica anche quella cordiale tenerezza e sensibilità di cui tanto eloquentemente ci parla la parabola del figliol prodigo, o anche quelle della pecorella e della dramma smarrita. Pertanto, l'amore misericordioso è sommamente indispensabile tra coloro che sono più vicini: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, tra gli amici; esso è indispensabile nell'educazione e nella pastorale (G IOVANNI P AOLO II, Dives in Misericordia, 14)
Per concludere (qui)… e (poi) proseguire il cammino …
Prospettive Teologiche-ecclesiali-pastorali Sinodo sulla Famiglia (la famiglia “luogo” in cui si vive la misericordia) Giubileo della Misericordia (la famiglia in cammino, in pellegrinaggio … per varcare la Porta…)
SINODO DEI VESCOVI La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo RELAZIONE FINALE DEL SINODO DEI VESCOVI AL SANTO PADRE FRANCESCO Città del Vaticano 24 ottobre 2015 La coppia e la vita nel matrimonio non sono realtà astratte, rimangono imperfette e vulnerabili. Per questo è sempre necessaria la volontà di convertirsi, di perdonare e di ricominciare. Nella nostra responsabilità, come Pastori, ci preoccupiamo per la vita delle famiglie. Desideriamo prestare ascolto alla loro realtà di vita e alle loro sfide, ed accompagnarli con lo sguardo amorevole del Vangelo. Desideriamo dare loro forza ed aiutarle a cogliere la loro missione oggi. Desideriamo accompagnarle con cuore grande anche nelle loro preoccupazioni, dando loro coraggio e speranza a partire dalla misericordia di Dio. La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, 4
L’ Anno Santo della Misericordia “Siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici” F RANCESCO, Misericordiae Vultus, n. 9 Con questi sentimenti di gratitudine per quanto la Chiesa ha ricevuto e di responsabilità per il compito che ci attende, attraverseremo la Porta Santa con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio. Lo Spirito Santo che conduce i passi dei credenti per cooperare all’opera di salvezza operata da Cristo, sia guida e sostegno del Popolo di Dio per aiutarlo a contemplare il volto della misericordia. F RANCESCO, Misericordiae Vultus, n. 9
Invochiamo e accogliamo nei nostri cuori l’infinita Misericordia del Padre, con l’impegno a cambiare il nostro “ritmo di vita” (cf. G IOVANNI C RISOSTOMO ). “In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita” (F RANCESCO, Misericordiae Vultus, n. 25)