Autenticità (o congruenza) “Tutti noi conosciamo individui di cui ci fidiamo perché sentiamo che essi sono realmente come appaiono, aperti e trasparenti; in questo caso sentiamo di avere a che fare con la persona stessa, non con una facciata cortese o professionale” (Rogers 1967)
Autenticità (o congruenza) Le persone arrivano dallo psicologo tipicamente in uno stato di crisi o incongruenza Il counselor per essere efficace deve invece congruente, ossia comportarsi in maniera coerente rispetto a ciò che sente e non offrire un'immagine falsa Ciò non significa che sarà "spontaneo", ma autentico
Autenticità (o congruenza) Il counselor deve avere una buona conoscenza e consapevolezza di sé solo così potrà riconoscere tutti i sentimenti dentro di sé e scegliere accuratamente cosa comunicare al cliente perché è utile a quest'ultimo Il counselor è in contatto con la propria esperienza ed è in grado di comunicare ciò che prova quando opportuno
Autenticità (o congruenza) I clienti (anche i bambini) sono molto sensibili a messaggi incoerenti L’autenticità riguarda anche lo stile Nella postura Nei commenti sui punti di forza Tra comportamento verbale e non verbale
Autenticità (o congruenza) E se proviamo sentimenti negativi? Il sentimento provato viene comunicato a parole solo quando è persistente e in qualche modo interferisce con la capacità del counselor di essere pienamente presente (Kahn 1991) Talvolta il solo fatto di riconoscerli dentro di sé permette al counselor di capire che non sono legati al cliente, ma alla propria storia
Autenticità (o congruenza) Il sentimento negativo va comunicato solo quando necessario con molto tatto, assieme al dispiacere che proviamo per queste sensazioni Il counselor si assume la piena responsabilità del sentimento, quindi inizia dicendo "io provo questo" e non "lei è.....noioso/irritante"
Le basi del colloquio Attraverso l'empatia e le altre condizioni di Rogers, mettiamo in pratica l'ascolto attivo. L'ascolto attivo ha almeno 3 componenti: – Ascoltare attentamente ciò che il cliente dice – Ascoltare anche quello che il cliente non dice – Dare la sensazione che stiamo ascoltando e comprendendo (Ivey e Bradford Ivey 2003)
Ascolto attivo La capacità di ascoltare attentamente è essenziale e non scontata Più volte durante il colloquio dovremo riformulare a vari livelli ciò che il cliente dice Sarà necessario ricordare i contenuti essenziali Terremo conto di eventuali "parole chiave" Dovremo riassumere e aggiungere anche un nostro piccolo contributo
L'ascolto è sempre selettivo Una ragazza racconta: Da un po' mi sento giù e sono un po' in crisi. Vorrei iniziare a lavorare prima possibile, ma un lavoro troppo impegnativo ora mi rallenterebbe nello studio. Vorrei andare a vivere per conto mio, ma il mio ragazzo non è ancora sicuro di fare questo passo. Avere un lavoro mi darebbe più sicurezza. I miei genitori mi dicono di portare paziente e di finire prima l'università
L'ascolto è sempre selettivo Ogni counselor potrebbe scegliere un argomento diverso su cui focalizzare l'attenzione (il momento di crisi, la scelta del lavoro, il rapporto col ragazzo, il desiderio di indipendenza, il rapporto con i genitori.....) E' probabile che prestiamo attenzione a ciò che sembra a noi più importante Facciamo un errore solo se insistiamo a trattare un argomento che non è la vera priorità del cliente
Ascolto attivo Il counselor presta attenzione anche al comportamento non verbale del cliente per individuare eventuali emozioni non riconosciute, conflitti, comportamenti difensivi Attenzione: l'obiettivo non è interpretare ma ampliare la conoscenza che il cliente ha di sé – con tatto e al momento opportuno noteremo eventuali messaggi impliciti
Aderire al discorso Si segue il flusso di pensieri del cliente, in un'ottica non direttiva Si osserva la coerenza tra contenuti verbali e comunicazione non verbale Ci sono persone che raccontano episodi drammatici della loro vita con il sorriso o con impassibilità Al momento opportuno, il counselor nota questa incongruenza e la esplora col cliente
Contatto oculare Nella nostra cultura una buona comunicazione richiede di mantenere il contatto oculare per buona parte del tempo Attenzione alle differenze culturali Evitare un contatto continuo e invadente Se un cliente non ci guarda negli occhi cosa significa? Attenzione alle interpretazioni affrettate (le persone guardano altrove quando riflettono)
Tono della voce Il counselor deve parlare in maniera udibile e non disturbante! Il tono della voce può indicare nel cliente alcune emozioni non riconosciute Parla molto veloce: può essere in ansia Parla molto lentamente: sconforto? Apatia? Interventi pratici per migliorare il tono della voce e la fluenza del discorso
Linguaggio corporeo Il linguaggio corporeo è molto importante anche nel counselor! La postura deve essere accogliente, non invadente, adatta allo stile personale del counselor (autentica!) E' meglio evitare barriere in un contesto di counseling e segnali di "potere" (ad esempio poltrona presidenziale al counselor e seggiolino al cliente...)
Linguaggio corporeo I clienti manifestano molte emozioni con i movimenti del corpo Alcuni si agitano sulla sedia, stringono le mani, battono il piede A volte le espressioni del viso manifestano rabbia, paura, disgusto anche se non compaiono nell'eloquio Il counselor con tatto fa notare incongruenze
Ascolto attivo Il counslor ascolta attentamente, a livello verbale e non verbale, ciò che dice il cliente, esprime la sua vicinanza e riformula con varie tecniche, ad esempio: Incoraggiamenti non verbali Ripetizione di parole chiave Parafrasi Riassunti
Incoraggiamenti E' importante far sentire la nostra vicinanza e stimolare la persona a continuare a parlare, esplorando meglio Sono utili cenni del capo, un buon contatto oculare, un commento come "hm hm, certo, capisco Anche il sorriso, quando opportuno, può incoraggiare