Nuovi generi: Il melodramma e il poema eroicomico.

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Transcript della presentazione:

Nuovi generi: Il melodramma e il poema eroicomico

Il melodramma

Cosa si intende con “melodramma”? “Melodramma” è parola dotta, che deriva dall'unione di due parole greche: mèlos “canto” e dramma “rappresentazione scenica”. Sta a indicare, quindi, un “dramma interamente cantato, con accompagnamento strumentale”.

Com'è costituito un melodramma? Il melodramma è un'unione di testo verbale e musicale: quello verbale è di solito un testo letterario in versi - detto “libretto” -, sul quale i musicisti costruiscono il testo musicale. Il testo verbale è diviso in atti, è costituito da un prologo (che ha, normalmente, funzione di riflessione sui temi principali dell’opera), da un'alternanza di recitativi – normalmente in versi sciolti, endecasillabi e settenari –, che hanno il compito di far progredire l'azione, e di arie – normalmente in forme metriche chiuse – momenti di sosta in cui si approfondisce il nucleo sentimentale della storia o del personaggio. Il libretto ha caratteristiche volte a favorire la sua messa in musica: lessico tradizionale e ridotto, strutture metriche – nelle arie – composte da strofe brevi e regolari; prevalenza di suoni vocalici. Può essere esposta, all’inizio del testo verbale, una lista degli interlocutori.

Una pagina de “L‘Arianna, libretto di O. Rinuccini, musicata da C Una pagina de “L‘Arianna, libretto di O.Rinuccini, musicata da C.Monteverdi Prologo de “La Dafne”, libretto di O. Rinuccini, musicata da I.Peri

Origini del melodramma Il teatro per musica fu un genere nuovo, non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa, che nacque anche in conseguenza dello splendore raggiunto dalla musica in Italia nel Seicento. All'inizio del secolo, la musica rivide il proprio rapporto di collaborazione e rivalità con la poesia. Ciò si dovette in particolare all'azione della Camerata dei Bardi, un gruppo di letterati e musicisti che si riuniva a Firenze in casa del conte Giovanni Bardi del Vernio con il comune desiderio di un rinnovamento della musica dallo stile polifonico diffuso negli ultimi secoli (cantato a più voci) a quello monodico (tipico della tragedia greca, cantato da una voce sola), inteso a ristabilire l'importanza della parola, della poesia, rispettando la pratica dell'orazione, non dando un'insensata priorità alla musica. Evitando, quindi, che l'intreccio delle voci, calpestasse il senso del discorso verbale, annullando ogni effetto sul pubblico. Quindi alla complicazione della polifonia, che diletta l'udito ma impedisce, proprio per la sua stessa complessità, il conseguimento di effetti emotivi, si oppose la semplicità della monodia, che non soffoca il testo ma si pone al suo servizio. Inoltre il testo poetico stesso viene in questo modo potenziato proprio nei suoi effetti psicologici ed emotivi, “patetici”, nel senso di “atti a muovere le passioni”.

La musica non venne più intesa come una costruzione che si sovrapponeva al testo, ma aveva il compito di sottolineare i valori fonici, concettuali, teatrali ed emotivi del testo stesso. Grandi risultati furono raggiunti nei madrigali di G. Caccini e nel melodramma di I. Peri. In campo letterario spiccò la figura di Ottavio Rinuccini. Di spicco, dal punto di vista musicale, fu anche il compositore Claudio Monteverdi. Giovanni Bardi del Vernio Claudio Monteverdi Ottavio Rinuccini

Targa che ricorda la camerata dei Bardi su palazzo Bardi a Firenze, di cui fecero parte personaggi come V. Galilei, O .Rinuccini, G. Caccini e I. Peri

Il melodramma in Europa L'Italia non fu l'unico posto in cui il genere del melodramma prese forma. Esempi di personaggi celebri che vi contribuirono furono: Henry Purcell (1658 o 1659 - 1695) massimo musicista inglese dell'età barocca che contribuì in modo decisivo alla formazione di un teatro musicale nazionale, musicò il famoso libretto di Tate Nahum del melodramma Dido and Aeneas (1689). In Francia il musicista Italiano naturalizzato Francese Jean-Baptiste Lully (1632-1687) e il poeta Philippe Quinault (1635-1688) di cui si hanno diverse opere tra cui l'Armide (1686) e Cadmus et Hermione (1673). Henry Purcell Jean-Baptiste Lully

Rinuccini e i suoi libretti Ottavio Rinuccini (1562-1621) fu un poeta da considerarsi il primo librettista d'opera. Proveniente da una famiglia nobile fiorentina di rilevo nelle cerchie diplomatiche e culturali fin dal XIII secolo. Le prime opere del Barocco in cui si realizzò la nuova simbiosi tra poesia e musica furono i suoi libretti, che furono: la Dafne (1594), musicata da Jacopo Peri, Giulio Caccini e nel 1608 da Marco da Gagliano, l'Euridice (musicata nel 1600 da Peri, due anni dopo da Caccini) e l'Arianna (1608), musicata da Claudio Monteverdi. Rinuccini scelse per le sue opere argomenti mitologici, eliminandone l'elemento tragico e conferendole invece un lieto fine. Accentuò l'elemento “patetico” e gli conferì un lessico indeterminato, allusivo e la sintassi semplice. Questo poeta ebbe ruolo assai importante nelle riunioni della Camerata fiorentina, dove furono gettate le basi del melodramma. Tema importante discusso da Rinuccini e dai membri della Camerata fu il tema della parola che, secondo il poeta, doveva assumere un ruolo importantissimo nel melodramma. Questo Ruolo andrà a perdersi progressivamente e la musica acquisirà sempre più importanza rispetto al testo durante il secolo. Solo nel Settecento si ristabilirà l'equilibrio tra musica e parole nel melodramma.

L'euridice, libretto di O.Rinuccini, musicata da I.Peri

Poema Eroicomico

Cosa si intende per «Poema Eroicomico» Il termine «Poema Eroicomico» venne introdotto da Alessandro Tassoni in un commento alla sua stessa opera, considerata il primo scritto di questo genere, La secchia rapita. Esso sta ad indicare la fusione del genere eroico con quello delle commedie, tenendo quindi uno stile alto che si rifà agli insegnamenti del Tasso ma trasportando il tutto su un piano molto più scherzoso e leggero.

Origine Pubblicato in forma manoscritta per poi essere stampato diversi anni dopo, precisamente nel 1622, il primo poema eroicomico è, come già detto, La secchia rapita del Tassoni. Vi fu però una disputa sulla proprietà del titolo di capostipite del genere in quanto nel 1618, quando ancora il poema di Tassoni circolava solo per via manoscritta, venne stampato Lo scherno degli dei di Francesco Bracciolini, il quale cercò di farsi passare per l’inventore del genere. Nonostante ciò risultò da subito evidente che la paternità del genere spettasse a Tassoni.

Perché proprio nel Seicento Come per molti altri ambiti si è voluto innovare e rinnovare anche il genere del poema, vi furono tendenzialmente 3 scuole di pensiero: Il poema sacro: genere portato avanti principalmente da Milton di cui un esempio è il suo Paradiso perduto. Come suggerito anche dal nome l’attenzione è posta sui temi più sacrali presenti nei poemi eroici. Il poema eroico barocco: questa variante del poema eroico focalizza l’attenzione non sulla guerra ma sugli aspetti più intimi e personali della vita dei personaggi, l’esempio più grande è dato da L’Adone di Giovan Battista Marino. Il poema eroicomico: genere di cui tratterò in maniera più approfondita, unisce a trame epiche delle situazioni improbabili ed esagerate che finiscono con lo sfociare nel ridicolo e nel grottesco provocando il divertimento del lettore.

La secchia rapita

La secchia rapita - Trama Il poema si apre narrando di due città in ostilità tra loro ma non ancora dichiaratamente in guerra: Bologna e Modena. Durante una scorreria, dei bolognesi riescono a penetrare a Modena ma, stanchi, decidono di fermarsi ad un pozzo per bere e riposarsi. Prima di andarsene però rubano la «secchia» usata per recuperare l’acqua e la portano a Bologna come bottino di guerra. I modenesi non possono non reagire in seguito ad un’onta di questa portata e in visto il rifiuto di restituire la secchia, con modi che parodizzano il rapimento di Elena nell’Iliade di Omero, dichiarano guerra ai modenesi. La guerra va avanti a suon di battaglie e epici duelli (in cui intervengo persino gli dei dell’Olimpo) fino a che i modenesi non riescono a rapire Re Enrico, figlio dell’Imperatore Federico II e alleato dei bolognesi. Interviene dunque il Conte di Culagna, il quale stipula un trattato di pace tra le due città ai termini seguenti: i modenesi terranno prigionero Enrico, ma in cambio i bolognesi potranno tenere per loro la secchia rapita.

La secchia rapita - Analisi La secchia rapita può essere presa come simbolo della rivoluzione barocca avvenuta nel Seicento. In essa infatti non solo sono presenti i caratteri tipici della metrica e della retorica barocca come l’antitesi (che analizzeremo poi nel testo della presentazione del Conte di Culagna) ma anche il desiderio di cambiamento e mutevolezza, come si evince dalla trama stessa dell’opera, chiara parodia dell’Iliade, e quindi la preferenza del nuovo rispetto all’antico. Il personaggio simbolo dell’opera è il sovracitato Conte di Culagna, oggetto di scherno da parte dell’autore e degli altri personaggi dell’opera, è infatti lui uno dei motivi principali di divertimento nel poema. È anche grazie a lui che si arriva alla singolare quanto geniale conclusione, in cui un Re viene tranquillamente barattato per «una vil secchia di legno», distruggendo il profondo legame dei paladini per il loro Re tipico dei poemi epici ed eroici precedenti.

La secchia rapita - Citazioni Proemio: 1 Vorrei cantar quel memorando sdegno ch'infiammò già ne' fieri petti umani un'infelice e vil Secchia di legno che tolsero a i Petroni i Gemignani Febo che mi raggiri entro lo 'ngegno l'orribil guerra e gl'accidenti strani, tu che sai poetar servimi d'aio e tiemmi per le maniche del saio. 2 E tu nipote del Rettor del mondo del generoso Carlo ultimo figlio, ch'in giovinetta guancia e 'n capel biondo copri canuto senno, alto consiglio, se da gli studi tuoi di maggior pondo volgi talor per ricrearti il ciglio, vedrai, s'al cantar mio porgi l'orecchia, Elena trasformarsi in una Secchia. Presentazione del Conte 12 Quest'era un cavalier bravo e galante, filosofo poeta e bacchettone ch'era fuor de' perigli un Sacripante, ma ne' perigli un pezzo di polmone. Spesso ammazzato avea qualche gigante, e si scopriva poi ch'era un cappone, onde i fanciulli dietro di lontano gli soleano gridar: - Viva Martano. -  13 Avea ducento scrocchi in una schiera, mangiati da la fame e pidocchiosi; ma egli dicea ch'eran duo mila e ch'era una falange d'uomini famosi: dipinto avea un pavon ne la bandiera con ricami di seta e d'or pomposi: l'armatura d'argento e molto adorna; e in testa un gran cimier di piume e corna.

Altri poemi eroicomici L’eneide travestita di Lalli è, come si può intuire, una parodia dell’opera di Virgilio. Anche questa una parodia dell’Iliade, dell’autore Iroldo Crotta Una storia originale che tratta dell’amore tra il Dio Vulcano e la scimmia Doralice, oggetto di scherno da parte degli altri dei dell’Olimpo