o Introduzione generale Introduzione generale o Monetazione carolingia Monetazione carolingia o Monetazione bizantina Monetazione bizantina o Monetazione araba Monetazione araba o Monetazione normanna Monetazione normanna o Monetazione italiana Monetazione italiana
L’inizio del Medioevo si colloca convenzionalmente nel 476 con la morte dell’ultimo re romano Romolo Augustolo e la fine dell’impero romano d’Occidente. La conclusione dell’età medievale ha date diverse da paese a paese, corrispondenti alla nascita delle rispettive monarchie nazionali e al periodo rinascimentale.
Il medioevo di solito viene suddiviso in 2 periodi: ALTO MEDIOEVO: detto anche “secoli bui” che va da V al X secolo ed è caratterizzato da condizioni economiche disagiate e da continue invenzioni da parte di Slavi, Arabi, Normanni e Magiari. BASSO MEDIOEVO: detto anche “tardo medioevo”, è un periodo intermedio che vede lo sviluppo di forme di governo basate su signorie e vassallaggio, con la costruzione di castelli e la rinascita della vita nelle città; poi un crescente potere reale e la rinascita di interessi commerciali.
Dal Duecento la bilancia commerciale tra Oriente o Occidente divenne positiva dopo secoli di assoluto predominio commerciale dell'Europa sud- orientale. La larga circolazione di merci anche non preziose permise un vorticoso impennarsi degli scambi economici e l'aumento di ricchezza. In questo periodo nascono: - nuovi tipi di contratto commerciale; - Le commende; - Le prime banche in senso moderno; - Società di persone di capitali; - Compagnie commerciali, ovvero società mercantili-imprenditoriali che sostituirono il commercio un tempo basato sui mercanti itineranti.
L'inizio della monetazione medievale viene fatta risalire al 774 d.C. con l'avvento di Carlo Magno come re dei Franchi. L'Europa che usciva dalla fine dell'Impero romano era caratterizzata dallo spopolamento delle città e dalla mancanza di commerci. Il sistema monetario istituito da Carlo Magno, la cosiddetta Monetazione carolingia, fu la prima riunificazione monetaria a livello europeo dopo il marasma delle invasioni barbariche.
Il denaro: La moneta istituita da Carlo Magno venne chiamata denaro. Esso era basato sul monometallismo argenteo, data l'estrema rarità dell'oro. Nell’impero romano il sistema monetario era caratterizzato dalla libbra che fino alla riforma di Carlo Magno era utilizzata anche in Francia, ma grazie a questo cambiamento essa poteva essere cambiata in denaro.
La lira e il soldo : Intanto nascevano la lira e il soldo, che erano monete utilizzate quotidianamente, ma il denaro rimase l’unica moneta coniata nell’impero, perché la lira e il soldo non erano imposte ne da decreti ne da leggi e avevano un valore minore rispetto al denaro, quindi rimasero solo come unità di conto. Il denaro si diffuse ovunque nell'Europa occidentale, con l'eccezione di quelle aree che - come l'Italia meridionale - conservarono sistemi monetari differenti.
Il nummo: Il nummo era una moneta molto piccola (circa 8-10mm), tanto che venivano utilizzati suoi multipli, il più comune dei quali era il follis con un valore di 40 nummi. Sul dritto di queste monete venivano raffigurati immagini stilizzate dell’imperatore, mentre sul retro era riportato il valore della moneta secondo il sistema numerico greco Il solidus: La moneta d’oro era il solido (solidus), con i suoi sottomultipli che erano il semisse (pari a 1/2 di soldo) e tremisse (pari a 1/3 di soldo).. I tipi di solido si mantennero abbastanza stabili: sul dritto era rappresentato il busto dell’imperatore, senza nessuna connotazione fisionomica, mentre al rovescio era riportata l'immagine della Vittoria con la croce e il globo crucigero. Successivamente Niceforo Foca introdusse un solido leggero detto tetarteron, caratterizzato da una lega del 70% in oro.
Dopo la caduta dell’Impero Romano d'Occidente, con la riforma monetaria di Anastasio (491–518) del 498 d.C. si ha l’inizio nell’Impero Romano d'Oriente della monetazione bizantina; questo fu l'ultimo sistema monetario dell'Impero Romano, ed era basato sul nummo come moneta in bronzo e sul solido come moneta d'oro.
Siliqua: È la moneta d’argento usata per le spese militari; fu largamente utilizzata anche dai mussulmani con il risultato di esaurire le casse dell’impero. Fu necessaria una progressiva riduzione delle sue emissioni. Iperpero: Nuova moneta in oro le sue frazioni furono prodotte in elettro e in biglione come per gli antoniniani e i denari il valore dell’oro e del bronzo restò invariato. Il basilikon: moneta di argento che si rifaceva al grosso veneziano; inizialmente era accanto all’iperpero poi la sostituì. Contemporaneament e veniva introddo l’assarion come moneta in bronzo.
La dominazione araba sulla Sicilia ebbe termine tra il 1061 e il 1091, nei trent'anni che i Normanni impiegarono a riconquistare l'isola (Palermo fu conquistata nell'agosto del 1071). Essa ebbe comunque influssi positivi sull'isola sia in campo economico (l'introduzione di più avanzate tecniche di coltivazione e l'eliminazione del latifondo, portarono ad una maggiore produttività e contribuirono a dare un forte impulso ai già attivi commerci con l’utilizzo di monete simili a quelle bizantine, chiamate dinar), sia in quello culturale. Palermo, ad esempio, conobbe una splendida fioritura artistica e fu ricordata come la principale città islamica del Maghreb, dopo Cordova, per l'alto numero di moschee, bagni pubblici e istituzioni scolastiche
Dinar: Secondo le disposizioni islamiche il dīnār doveva pesare esattamente 4,25 grammi d'oro a 22 k, con un titolo aureo cioè pari a 0,917. Sulla scorta del valore del dīnār, il dirham argenteo doveva essere di 2,97 grammi di argento puro. Essi erano imitazioni di monete bizantine o sasanidi. Dirham: Il dirham fu, dall'epoca del califfo omayyade ‘Abd al-Malik ibn Marwān, la moneta argentea fatta coniare per la giovane umma islamica. La parola derivava direttamente dal persiano drahm che la impiegava fin dall'epoca achemenide per la sua moneta d'argento e, a sua volta, quest'ultima s'era ispirata alla greca drakmé. È Conosciuta dai Romani come dracma. Kharruba: Le kharrube sono di fabbricazione araba, presenti in grande quantità nella circolazione dell’isola, del valore di un sedicesimo di “dirhem”.
Le prime monete emesse dai Normanni subito dopo il loro arrivo in Sicilia pare fossero dei piccoli nominali in pessima lega d’argento, che imitavano le “kharrube” di fabbricazione araba, presenti in grande quantità nella circolazione dell’isola, del valore di un sedicesimo di “dirhem” e del peso di g 0,20 ca. A partire dal 1072, anno della conquista di Palermo, i Normanni fecero battere nella zecca della città anche monete in oro di imitazione araba del valore di un quarto di “dînar”, i così detti tarì o tareni, sui quali venne ben presto impressa una piccola croce a tau, unico indizio della fede cristiana dei nuovi signori dell’isola.
Ducale: Il Ducale (anche Ducalis, ducatum o ducato apuliense) è uno scifato d'argento battuto il 1140 a Brindisi dal re di Sicilia Ruggero II. Fu emesso a ricordo dell'investitura del ducato di Puglia concessa al primogenito, Ruggero, da papa Innocenzo III alla fine della guerra tra Ruggero ed il Papato. Follaro: Tra le prime monete prodotte dai Normanni in Italia vi furono alcuni follari anonimi battuti verosimilmente in Calabria da Roberto il Guiscardo e Ruggero I ad imitazione del follis bizantino anonimo di classe c, molto diffuso nella circolazione meridionale.
Tarì : I tarì o tareni sono le monete d’oro battute ai Normanni di origine araba sulle quali venne ben presto impressa una piccola croce a tau, unico indizio della fede cristiana dei nuovi signori dell’isola. Tarì di Ferdinando il Cattolico: È l’ultima moneta siciliana denominata in tarì. Era una moneta di 27,32 grammi di argento e con un diametro di 38 millimetri. Al dritto il busto corazzato con lunghi capelli e nel giro FERDINANDUS III.D.G.REX. Al rovescio era raffigurata una grande aquila circondata da una corona d'alloro.
Nella monetazione comunale italiana dal 1100 compaiono le prime figure quali i santi protettori, la figura di Cristo e della Madonna. Ogni città per distinguere le proprie emissioni pone nei campi il santo protettore o i simbolo della città. Le scritte sono chiare e leggibili. Il santo protettore è visto come colui al quale rivolgersi per intercedere a Dio. Le figure sono sempre frontali. Per esempio il giglio fiorito è il simbolo di Firenze, la porta di castello è per Genova, la “S” è utilizzata dalla città di Siena. Questi simboli vengono incisi con cura e precisione ricordandoci le miniature che compaiono nei testi sacri.
Il giglio fiorito è il simbolo di Firenze, la porta di castello è per Genova, la “S” è utilizzata dalla città di Siena. Questi simboli vengono incisi con cura e precisione ricordandoci le miniature che compaiono nei testi sacri. Se le osserviamo con attenzione troviamo nell’incisione un movimento nuovo, più precisione nel definire i profili, più accuratezza nel presentare le figure. Guardando il grosso veneziano troviamo questa nuova movimentazione.
Il fiorino e il ducato: Nel 1215 Firenze coniò il fiorino e nel 1284 Venezia il ducato. Queste due monete dal quantitativo aureo straordinariamente stabile divenne uno dei mezzi principali dei grandi scambi commerciali. Il ducato moneta veneziana. Il fiorino moneta fiorentina.
Nella moneta del 1250 del Comune di Milano, S. Ambrogio è seduto in trono con i paramenti vescovili e i simboli del potere. In alcune monete è rappresentato con una mano sullo staffile, a raffigurare la lotta da lui sostenuta contro gli ariani, nell’altra il pastorale.
L’arte della monetazione medievale diventa piacevole quando a controllare le zecche saranno i vari signori. Il desiderio di supremazia e il piacere per il bello che si sta esprimendo nella scultura e nella pittura, il fiorire di tutte le arti influisce nello stile del coniare. Come nel 1400 i signori fanno imprimere il loro volto nelle monete, per esempio Sforza Ludovico, detto il moro,e Ferdinando I d’Aragona. I volti sono posti di profilo, la profondità e il rilievo delle monete sono accurati come le diciture chiare e le scritte leggibili con decorazioni molto elaborate.
Va ricordando un grande pittore e incisore di queste periodo: Antonio Pisano, detto il Pisanello, che visse tra il 1395 e il Lavorò in molte città importanti come Pavia e Mantova. Creò medaglie-ritratto con i personaggi del suo tempo. Modellò i suoi disegni in rilievo con la cera, dalla cera infatti si ricavavano gli stampi da cui le medaglie venivano realizzate per fusione in bronzo o in piombo. Nel Pisanello le dimensioni della medaglia erano maggiori e i rilievi erano più alti. Inoltre si notano le forme delicate e tridimensionali riportando forma profondità a proporzione di quanto desidera produrre, aprendo così la storia della medaglia moderna.
Alla fine del medioevo la moneta ha ripreso il suo ruolo fondamentale perso con la fine dell’impero romano. Tutti si rendono conto che mancando questi tondelli si limita il commercio e di conseguenza lo sviluppo della società. I più grandi pittori rappresenteranno monete e quanto d’altro che le ricorderà. Di seguito il dipinto di Sandro Botticelli con un ritratto d’ignoto recanti una medaglia di Cosimo il Vecchio.
Lavoro realizzato da:
Arianna Mattarozzi Silvia Toninelli Caterina Tampieri Enrico Luciano Michael Palmieri Francesco Cappelli