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Versione 1.1 (10 ottobre 2007) L’ultima versione aggiornata è disponibile all’indirizzo Copyright © 2007 secondo la licenza GPL. La copia letterale e la distribuzione di questo documento nella sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta e che venga mantenuto il riferimento alla sua versione aggiornata (riportato in apertura accanto al titolo).GPL

Il termine deriva da “bìos” (vita) ed “éthos” (costume) e venne coniato all'inizio degli anni ’70 dall'oncologo statunitense Van Rensselaer Potter, che riteneva scopo di questa scienza “ponte” – come la definisce egli stesso – portare tutta l'umanità a prender parte attiva e consapevole ai processi dell'evoluzione biologica e culturale (Van R. Potter, Bioethics. The Science of Survival, in Perspectives in Biology and Medicine, 14 [1970], pp ).

Secondo l'Encyclopedia of Bioethic è “lo studio sistematico delle dimensioni morali – comprendenti la visione morale, le decisioni, la condotta, le politiche – della scienza della vita e della cura della salute, attraverso una varietà di metodologie etiche in un contesto interdisciplinare” (W.T. Reich, Encyclopedia of Bioethics, New York 1995, vol. I, p. 21). Una definizione di bioetica

bìos = vita èthos = costume BIOETICA

Manipolazione genetica e clonazione Fecondazione artificiale (omologa – eterologa, intrauterina – in vitro, “utero in affitto”) Interruzione della gravidanza (entro i 14 giorni – entro i primi tre mesi – oltre i tre mesi) Integrità psico-fisica della persona (omicidio, suicidio, mutilazione e donazione degli organi) Malattia (cure, consenso informato, accanimento terapeutico) Eutanasia (passiva e attiva, consenso)

Comitato Nazionale di Bioetica “Al Comitato è affidata la funzione di orientare gli strumenti legislativi ed amministrativi volti a definire i criteri da utilizzare nella pratica medica e biologica per tutelare i diritti umani ed evitare gli abusi. Il Comitato ha inoltre il compito di garantire una corretta informazione dell'opinione pubblica sugli aspetti problematici e sulle implicazioni dei trattamenti terapeutici, delle tecniche diagnostiche e dei progressi delle scienze biomediche”.

Senza dimenticare il monito di Pizzuti, secondo cui “si dovrebbero ipotizzare tante bioetiche quante sono le etiche”, (G.M. Pizzuti, Le sfide della bioetica alla filosofia, in ID. cur., Pluralismo etico e normatività della bioetica, Potenza 1992, pp ), possiamo raggruppare per comodità le diverse prospettive in due grandi “schieramenti”, ben sapendo che ogni schematizzazione è assolutamente provvisoria e incapace di mostrare l'effettiva pluralità: la bioetica laica e quella cattolica.

qualitàsacralità Potremmo così sintetizzare il fondamento dei due “schieramenti”: da una parte la qualità,dall'altra la sacralità della vita: SACRALITÀ DELLA VITA BIOETICA CATTOLICA QUALITA’ DELLA VITA BIOETICA LAICA Manifesto della bioetica laica, 1996 Magistero (Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium Vitae, 1995)

Ciò che caratterizza la bioetica cattolica è l'accento posto sul “valore sacro della vita umana, dal primo inizio fino al suo termine” (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Evangelium Vitæ n. 2). “La vita dell'uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico signore: l'uomo non può disporne [corsivo nel testo]” (Ibid., 39). “Dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta fin dall'origine nel cuore dell'uomo, nella sua coscienza”(Ibid., 40). Bioetica laica Consulta di bioetica: Manifesto della bioetica laica: Bioetica cattolica Portale di bioetica: Centro di bioetica dell'Università Cattolica: Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium Vitae

La laicità dello Stato Sentenza Costituzionale 203/89 “...Il principio di laicità, quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20 della Costituzione, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale...” nce/schedaDec.asp?Comando=RIC&bVar=true&TrmD=laicit|cattolica&Tr mDF=&TrmDD=&TrmM=&iPagEl=1&iPag=1

Laicità o laicismo? “...complesse vicende del rapporto fra Stato e Chiesa in Italia, in quella frattura originaria nel processo di formazione dell’identità statale e nazionale italiana che non si è ancora del tutto ricomposto e che stenta a trovare un equilibrio tra i poli opposti di un integralismo religioso o di un laicismo esasperato. Uno Stato confessionale è uno Stato che abdica totalmente alla propria autonomia e alle responsabilità educative e sociali che ne derivano, per identificare il proprio ruolo a sostegno degli interessi di una parte, fosse anche significativa e maggioritaria, a scapito degli interessi generali dell’intera popolazione. Uno Stato laicista è uno Stato che agisce come se le religioni non esistessero o dovessero essere confinate solo nei propri autonomi spazi privati confessionali. Un moderno Stato laico è invece la casa comune di tutte le sue componenti, uno Stato che riconosce pienamente l’apporto dato dalle culture religiose alla società nel suo complesso e le integre e ricompone in un quadro di pari dignità e conoscenza reciproca” (G. Boccaccini, “Jesus”, settembre 2007, pp )

Il 9 Giugno 1996 Il Sole 24 Ore pubblicò il Manifesto della bioetica laica, che divenne subito il riferimento programmatico di questa corrente, per lo meno per la realtà italiana. Portava la firma di Carlo Flamigni (professore di ginecologia all'Università di Bologna), Armando Massarenti (giornalista de Il Sole 24 Ore, Maurizio Mori (direttore della rivista Bioetica) e Angelo Petroni (professore di filosofia della scienza all'Università della Calabria e direttore della rivista Biblioteca della libertà). Manifesto della bioetica laica

Secondo questo documento, laicità non significa negazione di fedi e religioni: Noi laici non osteggiamo la dimensione religiosa. La apprezziamo per quanto può contribuire alla formazione di una coscienza etica diffusa. Quando sono in gioco scelte difficili, come quelle della bioetica, il problema per il laico non è quello di imporre una visione “superiore”, ma di garantire che gli individui possano decidere per proprio conto ponderando i valori - talvolta tra loro confliggenti - che quelle scelte coinvolgono, evitando di mettere a repentaglio le loro credenze e i loro valori. Manifesto della bioetica laica

Leggiamo le ultime battute della conclusione: La visione laica della bioetica non rapppresenta una versione secolarizzata delle etiche religiose. Non vuole costituire una nuova ortodossia. Anche tra i laici non vi è accordo unanime su molte questioni specifiche. La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca l'accordo ”locale”, evitando le generalizzazioni. Manifesto della bioetica laica

Ma l'accettazione del pluralismo non si identifica con il relativismo, come troppo spesso sostengono i critici. La libertà della ricerca, l'autonomia delle persone, l'equità, sono per i laici dei valori irrinunciabili. E sono valori sufficientemente forti da costituire la base di regole di comportamento che sono insieme giusti ed efficaci. Manifesto della bioetica laica

Ciò che caratterizza la bioetica cattolica è l'accento posto sul “valore sacro della vita umana, dal primo inizio fino al suo termine” (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Evangelium Vitæ n. 2). “La vita dell'uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è l’unico signore: l'uomo non può disporne [corsivo nel testo]” (Ibid., 39). “Dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta fin dall'origine nel cuore dell'uomo, nella sua coscienza”(Ibid., 40).

Cardinal Martini: timide aperture ai preservativi Certamente l'uso del profilattico può costituire in certe situazioni un male minore. C'è poi la situazione particolare di sposi uno dei quali è affetto da Aids. Costui è obbligato a proteggere l'altro partner e questi pure deve potersi proteggere. Ma la questione è piuttosto se convenga che siano le autorità religiose a propagandare un tale mezzo di difesa, quasi ritenendo che gli altri mezzi moralmente sostenibili, compresa l'astinenza, vengano messi in secondo piano, mentre si rischia di promuovere un atteggiamento irresponsabile. Altro è dunque il principio del male minore, applicabile in tutti i casi previsti dalla dottrina etica, altro è il soggetto cui tocca esprimere tali cose pubblicamente. Credo che la prudenza e la considerazione delle diverse situazioni locali permetterà a ciascuno di contribuire efficacemente alla lotta contro l'Aids senza con questo favorire i comportamenti non responsabili".

Oltre alla bioetica cattolica e quella laica – forse sarebbe meglio usare il plurale per entrambe – esiste un altro approccio che potremmo considerare intermedio: quello delle chiese evangeliche storiche, soprattutto l'unione delle chiese metodiste e valdesi. Ben diverso l'approccio delle chiese di area pentecostale, che a una strenua difesa per la vita aggiunge una certa polemica nel rapporto scienza fede, superata ormai, almeno a livello accademico, nella chiesa cattolica.