Il popolo del mare I fenici
S i chiamarono Fenici.. Phoinikes, che deriva da phoin, è un termine greco che significa rosso (o meglio il color porpora ) che divenne il modo più diffuso di chiamare gli antichi abitanti nella zona orientale della costa del Mediterraneo: i Fenici. Furono i Greci, infatti, a soprannominare così questa popolazione di grandi navigatori e commercianti, per il caratteristico colore con il quale dipingevo le loro pregiate stoffe, un rosso ricavato da un mollusco, il murice, attraverso un preciso ed inimitabile procedimento.
Possiamo inquadrare questa civiltà, come quella sorta attorno alla costa siro- palestinese prima della conquista da parte di Cartagine, in una porzione di territorio che corrisponde all’incirca all’attuale Libano. S i chiamarono Fenici.. Non avendo fonti dirette che ci descrivano approfonditamente il popolo fenicio, ci dobbiamo ancora oggi basare sulle informazioni che ci hanno lasciato popoli vicini o su quanto hanno scritto gli storici, ma si pensa comunque che la civiltà fenicia sia il risultato di diverse migrazioni di popoli avvenute nel trascorrere dei secoli, a partire da XII sec. a.C. fino alla conquista di Tiro da parte di Alessandro Magno, nel 333 a.C. Le varie città fenicie sorsero, nel passare degli anni, sulla costa del Mediteranno orientale, dopo un periodo di grande instabilità politica dovuta alle invasioni dei così detti “ Popoli del mare ”.
Il commercio Curiosi, sempre in movimento e molto intraprendenti, i fenici inventarono il vetro che poi diffusero ampiamente, dando vita ad un capillare commercio sulle coste mediterranee. Divennero soprattutto noti per le tinture rosso porpora con cui coloravano le stoffe, che erano molto apprezzate e pagate a caro prezzo dai nobili di tutti i paesi con cui essi mercanteggiavano. Grandi marinai, potevano spostarsi con agilità per il Mediterraneo e ampliare i loro scambi, barattando i loro prodotti e le loro risorse naturali come l’ oro, il ferro o l’ avorio, in quanto i Fenici furono tra gli ultimi popoli della costa orientale del Mediterraneo ad usare la moneta. L'industria fenicia fu caratterizzata proprio dalla elaborazione delle materie prime, per questo la loro attività era basata principalmente sul continuo approvvigionamento delle stesse, che venivano poi utilizzate per produrre manufatti. Musicisti, studiosi di astrologia e della scienza medica, costruirono bellissime città piene di oro, come Tiro, e templi favolosi, essendo anche abili ingegneri.
Le navi mercantili e da guerra La grande abilità marinara dei Fenici, li rese supremi costruttori di imbarcazioni in tutto il Mediterraneo e inventori della trireme. Le navi mercantili, chiamate dai fenici gal per la loro forma (gal significa tondo), erano molto capaci, con fianchi ampi e potevano essere lunghe fino a quaranta metri e larghe un terzo della lunghezza. Venivano costruite con legno, quale cedro, pino e abete, avevano vele quadrate spiegate su un unico albero per nave. Avevano un remo che fungeva da “governo” e serviva cioè a dare all’imbarcazione la direzione decisa, mentre l’equipaggio era in genere composto da venti uomini. Le navi da guerra fenicie, invece, pur essendo strutturalmente simili a quelle mercantili, avevano travi che racchiudevano e ne rafforzavano i fianchi ed erano provviste di rostro, una sperone con testa metallica con cui venivano agganciate le navi nemiche e che rendeva più semplice l’assalto e l’arrembaggio. La propulsione dell’imbarcazione in battaglia era data dai rematori, liberi cittadini che ricevevano un paga, mentre quella “standard” era data dalla grande vela. Oltre ai rematori queste navi avevano un equipaggio formato da circa trenta marinai e alcuni ufficiali, le flotte arrivavano a contare centoventi imbarcazioni l’una. La velocità delle navi mercantili era di tre nodi circa, mentre quelle da guerra raggiungevano i sei nodi.
Le città Le città Le città e i villaggi fenici sorgevano quasi sempre in prossimità del mare, su isole o su promontori in modo da essere meno accessibili o garantire agli abitanti una via di fuga. Spesso munite di cinta murarie, le città avevano una buona viabilità: molte erano infatti le strade, sempre ampiamente popolate di persone, che andavano verso i numerosi mercati. Le abitazioni erano costruite in pietra, mattoni di argilla e paglia essiccata e quelle più regali avevano anche una sorta di pavimentazione e i soffitti intonacati. Le stanze delle case davano in genere su un grande cortile interno, senza sbocchi sull’esterno, e con una cisterna che raccoglieva l’acqua piovana. Anche loro avevano stanze adibite a camere da letto e una cucina e, generalmente, le case erano a più piani, i locali erano tutti molto riservati e poco visibili agli sguardi degli sconosciuti.
La religione & la società A capo della società fenicia vi era un Re che aveva il massimo dei poteri, anche se le leggi venivano emanate dal Senato ed esisteva anche una sorta di assemblea popolare. Essendo le città piuttosto ricche e non essendo la popolazione numericamente elevata, la ricchezza era ben distribuita e le famiglie più agiate potevano concedersi l’utilizzo degli schiavi. Molto importante, dato lo sviluppo continuo del commercio fenicio, era la classe dei “ borghesi ” che aveva una grossa influenza politica, in quanto la capacità di sviluppare attività economiche era indice di ricchezza più del possedimento di terreni. Anche la casta sacerdotale rivestiva un ruolo molto importante, poiché quella fenicia era una civiltà molto spirituale. Le divinità fenice furono diverse e con diverse denominazioni a seconda delle città e dei periodi interessati, ma due in particolare furono quelle più importanti e venerate. La prima dea, divinità femminile definita grande madre e generatrice delle cose, veniva chiamata Baalat (o Ashtart), mentre la divinità maschile, con ruolo meno predominante, ebbe diversi molti nomi tra cui possiamo ricordare Baal, il più diffuso. I templi dedicati al culto erano costruzioni edificate con tre vani successivi, il primo dei quali costituiva il vestibolo (ovvero una sorta di ingresso), il secondo accoglieva i fedeli, mentre il terzo era destinato unicamente alla statua del dio e ai sacerdoti che lo “servivano”. Nella civiltà fenicia probabilmente venivano compiuti anche sacrifici umani, per lo più primogeniti delle famiglie nobili, uccisi in tenera età, che venivano immolati per ingraziarsi il favore degli dei.