SFONDOINTEGRATORE IN UN CAMPO VISIVO LA PARTE PIÙ DISTANTE RISPETTO A CHI GUARDA. INTEGRATO: COMPLETATO, ARRICCHITO. UNIFICATO, CHE FA PARTE DI UN SISTEMA.

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SFONDOINTEGRATORE IN UN CAMPO VISIVO LA PARTE PIÙ DISTANTE RISPETTO A CHI GUARDA. INTEGRATO: COMPLETATO, ARRICCHITO. UNIFICATO, CHE FA PARTE DI UN SISTEMA.

PROGRAMMAZIONE: PER SFONDI INTEGRATORI PER OBIETTIVI PER CONCETTI

PROGRAMMAZIONE PER SFONDI INTEGRATORI Identifica l’allievo come soggetto attivo e motivato all’apprendimento. Prevede che l’allievo apprenda non solo in virtù del curricolo esplicito (perseguito dalla scuola), ma ancora di più in virtù del curricolo implicito (ravvisabile nelle procedure della vita scolastica, nei materiali didattici, negli approcci culturali e nelle relazioni adottate dagli operatori della scuola). È il contesto in cui si incontrano e si confrontano i progetti d’apprendimento sia dei docenti sia degli allievi. Trova nella flessibilità il suo punto di forza.

QUANDO E DOVE NASCE Nasce all’inizio degli anni ‘80 all’interno del gruppo di ricerca, legato alla cattedra di Pedagogia Speciale dell’Università di Bologna, coordinato da Andrea Canevaro. Viene formalizzata da Paolo Zanelli nel testo “Uno sfondo per integrare” del Ha origine da un’esigenza di integrazione degli alunni disabili, a partire dalla valorizzazione della diversità, ma si tradurrà poi in effettiva integrazione di competenze, linguaggi, strumenti e percorsi diversi.

CHE COSA SI INTENDE PER SFONDO INTEGRATORE Un CONTENITORE di percorsi didattici finalizzati alla costruzione di un contesto condiviso da tutti. Un SOLLECITATORE di situazioni problematiche, che richiedono formulazioni di ipotesi e ricerche di soluzioni. Un FACILITATORE dell’apprendimento attraverso la strutturazione di situazioni motivanti.

IL RUOLO DELL’INSEGNANTE Coglie stati d’animo, esigenze e interessi dei bambini. Contribuisce a creare le condizioni affinché emergano. Interagisce con i bambini (attori/protagonisti) per consentire l’evoluzione del contesto. Osserva, registra, valuta le situazioni e le loro evoluzioni. Crea condizioni organizzative con l’utilizzo di mediatori (spazi, tempi, materiali, gruppi…) per consentire che le idee prendano forma.

IL RUOLO DEL BAMBINO È il protagonista del percorso educativo. È l’interlocutore a cui viene riconosciuta la possibilità di autoregolarsi e di incidere sulla realtà attraverso un dialogo continuo. È un soggetto attivo che agisce sulla realtà in modo dinamico e originale, modificando continuamente le proprie strategie di “modellamento” della realtà stessa.

Rappresenta uno strumento che favorisce l’integrazione delle differenze, delle singolarità, delle competenze, degli strumenti e dei percorsi in quanto consente la costruzione di contesti che permettono di considerare come connessi elementi che altrimenti rimarrebbero isolati. Rende possibile l’integrazione tra il piano affettivo e quello cognitivo, motivando i bambini all’apprendimento e permette la strutturazione di contesti che facilitano la riorganizzazione progressiva dei quadri concettuali dei bambini. Facilita modalità relazionali cooperative. LO SFONDO

PAROLE CHIAVE COEDUCAZIONE – COEVOLUZIONE: il rapporto formativo è inteso come interazione di soggetti diversi (bambino/adulto/contesto scolastico) che interagiscono reciprocamente e in modo attivo. Il bambino riorganizza continuamente le proprie strategie di costruzione del reale. L’adulto è cambiato dal bambino non meno di quanto il bambino sia cambiato dall’adulto. REGIA: progettazione da parte dell’adulto della configurazione istituzionale che renda possibile sia l’autonoma organizzazione del bambino sia la più ampia coevoluzione di cui anche l’adulto fa parte.

MEDIATORI: tutti gli strumenti predisposti nel contesto perché il bambino possa pervenire ad un apprendimento formale in un modo il più possibile autonomo e cooperativo. TRACCE: segnali osservati, intravisti, intuiti o lasciati dai bambini attraverso i quali verrà impostato l’intervento didattico. FIGURA/SFONDO: ogni figura emerge su di uno sfondo, cambiando lo sfondo cambia anche la percezione della figura. Quando cambia lo sfondo si rende dunque necessaria una riorganizzazione compensatrice: in ciò consiste proprio l’apprendimento.

PROGRAMMAZIONE LINEARE/PROGRAMMAZIONE EVOLUTIVA: scala/rete gradini/nodi percorsi lineari/percorsi complessi All’interno di una situazione complessa, ogni obiettivo può essere raggiunto in tempi diversi e con percorsi diversi dai singoli bambini. La struttura, l’intelaiatura della rete, l’elemento che connette obiettivi e percorsi, è costituito proprio dallo SFONDO INTEGRATORE. Una programmazione evolutiva rende possibile una riformulazione continua che accoglie a pieno titolo la valorizzazione anche degli spunti occasionali.

Il fantastico assume un ruolo determinante nello sviluppo di una personalità integrata in quanto permette al bambino di rielaborare il proprio mondo interno e di rassicurarsi sulla propria consistenza e favorisce lo sviluppo di un’intelligenza flessibile e creativa. L’utilizzo dell’elemento fantastico, come potrebbe essere la fiaba, per la sua struttura e per i suoi contenuti, rende possibile al bambino un’oggettivazione (tramite i meccanismi psicologici della proiezione e dell’identificazione) delle proprie problematiche interne. Ritualità, gesti, parole, cerimoniali diventano così operazioni di dominio della realtà esterna. FANTASTICO COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE

Lo sfondo integratore è nato per concepire il contesto educativo come coevoluzione di storie, quindi di identità diverse: come danza delle differenze. Paolo Zanelli, Autonomia e complessità, 1989