LEZIONI CLIL STORIA DELL’ARTE/FRANCESE A.S A cura di prof. Claudio Puccetti (Storia dell’Arte) in collaborazione con prof.ssa Michèle Pouzaud (Francese) Classe 4DL
LA SCULTURA DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO
indice 1.Modulo 1 - Il linguaggio della scultura: il volume, lo spazio, la superficie e il colore (modellato e chiaroscuro); la luce, la linea e la composizione. 2.Modulo 2 - La scultura nel ‘400: i protagonisti, Donatello e gli altri (Jacopo della Quercia, Nicolò dell’Arca, Andrea Verrocchio, Luca della Robbia, Antonio Pollaiolo): analisi di opere significatine. 3.Modulo 3 - La scultura nel medio Rinascimento (fine’400/1520): l’opera di Michelangelo Buonarroti: analisi di opere significative. 4.Modulo 4 - La scultura nel Tardo Rinascimento/Manierismo (1520/1600): Benvenuto Cellini e Jean de Boulogne detto Giambologna: analisi di opere significative. 5.Modulo 5 - La scultura nel ‘600: Gian Lorenzo Bernini; analisi di opere significative. Confronti e conclusione. La scultura dal ‘400 al ‘600
Gli altri Modulo 2/A Modulo 2/B
Jacopo della Quercia Siena 1374 / Siena1438 Jacopo della Quercia Monumento funerario di Ilaria del Carretto 1406/1408. Lucca, Duomo di San Martino, Sacrestia La scultura nel ‘400 Del tutto originale nel panorama del Rinascimento è la figura del senese Jacopo della Quercia. La sua formazione risente dei modi e del linguaggio gotico ripulito però dagli effetti più aggraziati e cerebrali. Assimila le più avanzate ricerche fiorentine della scultura borgognona e reinterpreta con originalità il retaggio classico, dando luogo a opere virili e concrete dove sotto le complicate pieghe del panneggio gotico si nascondono corpi robusti e solidi, percorsi da una vitalità prorompente. Realizza il “Monumento funebre di Ilaria del Carretto” con il simulacro della morta che giace disteso (riccamente abbigliato) su un catafalco le cui fiancate sono decorate con putti reggifestone, motivo ripreso dai sarcofagi classici.
Jacopo della Quercia Monumento funerario di Ilaria del Carretto, 1406/1408. Marmo di Carrara, 117×244×88 cm. Lucca, Duomo di San Martino, Sacrestia. La scultura nel ‘400
Luca della Robbia Firenze /Firenze1482 La scultura nel ‘400 Luca Della Robbia Visitazione (Pistoia, San Giovanni Fuorcivitas, 1445 Madonna del Roseto. Terracotta invetriata Firenze, Museo Nazionale del Barcello Artista fiorentino legato al classicismo più puro, caratterizzato da grande rigore formale e grande cura nelle rifiniture e nei dettagli. Noto per aver perfezionato la tecnica della terracotta invetriata, dà l'avvio a una produzione che riscuoterà un grandissimo successo per la commistione tra pittura e scultura e per la straordinaria resistenza nel tempo agli agenti atmosferici. Le sue opere, come le raffinate Madonne, i ritratti sotto forma di busti e le scene sacre, hanno spesso la bellezza e la forza espressiva delle opere contemporanee di altri grandi artisti quali Donatello, Verrocchio e Filippo Lippi.
Niccolò dell'Arca Compianto sul Cristo morto 1463/1490 Chiesa di Santa Maria della Vita (Bologna) La scultura nel ‘400 Niccolò dell’Arca Bologna 1494 “Il Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell'Arca è senz'altro un'opera senza paragoni (caso isolato) nel panorama della scultura italiana del XV secolo. Le figure sono estremamente realistiche con una forte resa espressiva del dolore, che in alcuni soggetti diventa un grido incontenibile di strazio, esasperato dal panneggio gonfiato dal vento contrario. Le radici di questa rappresentazione si possono trovare nell'ultima produzione di Donatello.
Andrea del Verrocchio, Dama dal mazzolino museo del Bargello, Firenze La scultura nel ‘400 Andrea Verrocchio Firenze 1435-Venezia 1488 Andrea di Francesco di Cione detto il Verrocchio ha la capacità di creare effetti di vibrazione atmosferica alle forme modellate con nitida incisività lineare, come si vede nella più famosa delle sue opere “Dama dal mazzolino”. In essa le sottilissime increspature della veste sul petto, le ondeggianti pieghe delle maniche e persino le arricciate e ciocche della capigliatura acquistano una sorta di mobile levità che ha la sua più raffinata espressione nel morbido chiaroscuro - quasi un anticipo dello "sfumato" leonardesco - delle stupende mani che per la prima volta compaiono in un busto del ‘400.
La scultura nel ‘400 Andrea Verrocchio Nel gruppo in bronzo dell“Incredulità di San Tommaso” per una delle nicchie di Orsanmichele, la virtuosità dell'orafo si rivela nell’analitica preziosità con cui appaiono modellati i fastosi e complicati panneggi dei due personaggi, quasi un’eco del gusto particolaristico e descrittivo della pittura fiamminga. Andrea del Verrocchio, L’incredulità di San Tommaso, Bronzo. Firenze, Orsanmichele, Tabernacolo della Mercanzia.
Andrea Verrocchio David con la testa di Golia 1472/75 Museo del Bargello a Firenze Bartolomeo Colleoni, Venezia 1479 La scultura nel ‘400 Andrea Verrocchio Dagli antichi scrittori il Verrocchio è giudicato “emulo di Donatello” ma in realtà l’emulazione risulta solo nella scelta dei soggetti (David e Statua equestre). Infatti alle nette angolazioni del David donatelliano, il David di Verrocchio contrappone una dolce modulazione delle superfici sulle quali la luce si diffonde con delicati trapassi. Non solo: nel “Bartolomeo Colleoni” del Verrocchio le due figure (cavallo e cavaliere) sono saldate in un unico blocco poderoso ma animato dal volgersi irrequieto del muso del cavallo e dall'opposta torsione del busto del condottiero dai lineamenti di crudele arroganza, mentre ben diversa è la serena e consapevole "virtus" del ”Gattamelata” di Donatello.
Antonio Pollaiolo Lotta fra Ercole e Anteo 1483 Firenze, Museo del Bargello La scultura nel ‘400 Antonio Pollaiolo Firenze Roma 1498 Tra le opere più celebri di Antonio del Pollaiolo, va innanzitutto menzionato “Ercole e Anteo”. Le figure sono disposte su due archi contrapposti e spiccano per la forte gestualità e l'esasperazione dei movimenti. molto accurata è la resa dei dettagli anatomici attraverso linee nette che quasi "scarnificano" il modello (fino ad individuare i tendini tesi per lo sforzo), mentre dal punto di vista iconografico si nota il pieno recupero del mito antico, per cui Ercole è vestito solo con una pelle di leone e Anteo è completamente nudo.