Platone A cura di Stefano Ulliana
Panoramica ● 1) Il primo Platone: il rapporto con Socrate ed i Sofisti. ● 2) La dottrina delle idee e la teoria dello Stato. ● 3) L'ultimo Platone: il periodo autocritico. Santuari religiosi dell'antica Grecia
1. Il primo Platone. ● 1.1. Il declino di Atene. ● 1.2. Vita ed opere di Platone. ● 1.3. Primi caratteri della filosofia platonica. ● 1.4. Il rapporto con Socrate ed i Sofisti. Raffaello – La Scuola di Atene. Platone.
● 1.1. Il declino di Atene. Al termine della guerra del Peloponneso (404 a.C.) Atene viene sconfitta da Sparta, che impone alla città un regime oligarchico (Trenta Tiranni, 403 a.C.), subito però rovesciato da una rivolta popolare sostenuta dal partito democratico. Mentre Socrate viene messo a morte (399 a.C.) la seconda sofistica comincia ad accentuare i caratteri distruttivi della propria posizione filosofica. L'aristocratico Platone reagisce a questa situazione di crisi politico-culturale cercando uno stabile punto di riferimento e trovandolo nella figura altamente idealizzata del proprio maestro, Socrate. L'insegnamento socratico diventa allora la materia per l'elaborazione di una posizione che valorizzi il richiamo alla virtù, al bene collettivo ed alla giustizia come forma di reazione alla decadenza del momento storico attraversato dalla città.
● La stabilità e l'universalità delle indicazioni socratiche diventano quindi per il giovane Platone la ragione di una proposta di riforma culturale e morale generale, con necessari effetti sul piano politico. La crisi può essere superata – a suo parere – solamente con una vera e propria rivoluzione intellettuale. Atene - Acropoli
● 1.2. Vita ed opere di Platone. Nato ad Atene da famiglia aristocratica ( a.C.) è inizialmente discepolo dell'eracliteo Cratilo, per poi seguire gli insegnamenti di Socrate. Alla sua morte reagisce con la proposta di una radicale rivoluzione filosofica, che abbia come finalità l'acquisizione di contenuti stabili ed universali, i quali a loro volta possano costituire alti fondamenti per una nuova civiltà politica, basata sul bene e l'idea di giustizia. Visita Megara, l'Egitto e Cirene. Giunge a Siracusa, dove conosce il pitagorico Dione, cognato del tiranno della città, Dionigi il Vecchio. Accusato di sovversione per i suoi progetti di riforma filosofico-politica, viene incarcerato e poi venduto come schiavo. Liberato, ritorna ad Atene e qui fonda la propria scuola: l'Accademia (387 a.C.).
● Con la presa del potere a Siracusa di Dionigi il Giovane Platone ritenta l'avventura politica, di nuovo insieme a Dione. Ma ancora fallisce nei suoi propositi. Platone ritornerà a Siracusa una terza volta (361 a.C.). Ritorna però definitivamente ad Atene, per incomprensioni manifeste con il tiranno siracusano, e si dedica all'insegnamento nella sua scuola, sino alla morte. ● Le opere di Platone sono: Apologia di Socrate, 34 Dialoghi (nove tetralogie, organizzate dal grammatico Trasillo, al tempo di Tiberio), 13 Lettere.
● L'ordine cronologico dei testi platonici può essere delineato come segue: ● 1) Scritti giovanili o socratici. Apologia, Critone, Ione, Lachete, Liside, Carmide, Eutifrone, Eutidemo, Ippia minore, Cratilo, Ippia maggiore, Menesseno, Gorgia, Repubblica (I), Protagora. ● 2) Scritti della maturità. Menone, Fedone, Simposio, Repubblica (II-X), Fedro. ● 3) Scritti del periodo autocritico. Parmenide, Teeteto, Sofista, Politico, Filebo, Timeo, Crizia, Leggi. Lettere (VII-VIII). Dottrine non scritte Intorno al Bene.
● Una diversa sistemazione della cronologia dei testi platonici viene presentata da Rocco Li Volsi nella sua Cronologia dei Dialoghi platonici (vedi qui a fianco, con connessioni al sito di Wikipedia, per una breve sintesi ragionata del contenuto dei Dialoghi stessi).
● 1.3. La prima filosofia platonica. Seguendo gli insegnamenti del proprio maestro Socrate, Platone utilizza la forma letteraria del dialogo per conservare alla filosofia la dimensione della ricerca aperta, del discorso che ritorna sempre su se stesso per perfezionarsi nel radicamento reale e nella giustificazione ideale. Realtà ed idealità resteranno infatti i due termini di riferimento della speculazione platonica, posti in un incessante gioco dialettico, alla ricerca di una mediazione immaginativa e razionale che potesse dare composizione ed unità sia alla dimensione dell'Essere, che a quella del Divenire. La vicinanza alla figura ed alla personalità di Socrate si esprime pure con la sottolineatura da parte di Platone dell'importanza del discorso non scritto, dell'interrogazione e dell'argomentazione orale, libera nel proprio movimento di precisazione e legittimazione.
● La forma scritta della filosofia, pur tendendo alla fissazione ed immobilizzazione di ciò che è perpetuamente in movimento – il pensiero – consentiva alla comunità accademica di intrecciare le proprie ricerche multidisciplinari e di incrementare in tal modo il patrimonio delle conoscenze a disposizione della comunità stessa e della città di Atene. La filosofia diventava allora modalità di vita razionale in comune, esempio di quella autoregolazione ed autodeterminazione che avrebbe dovuto seguire nei propri stessi ordinamenti cittadini il popolo ateniese. La volontà di essere vicino alla mentalità popolare e di persuaderla al miglioramento del pensiero e dell'azione induce Platone ad utilizzare, poi, frequentemente il mito. Con i miti tratti dalla tradizione religiosa
● Platone cerca di avvincere l'immaginazione e la fantasia dell'ascoltatore, persuadendolo ulteriormente con immagini buone e belle della credibilità di argomentazioni in precedenza ritenute già dimostrate dal punto di vista razionale (p.e. in relazione alla dimostrazione dell'immortalità dell'anima, nel Fedone, Platone utilizza i miti tradizionali relativi al Tartaro e all'isola dei beati). Con queste elaborate costruzioni il filosofo ateniese riesce, poi, a dipingere e ad affrescare le strutture dei propri ragionamenti, spingendosi laddove la ragione da sola non riesce ad arrivare. ● Prima della trattazione delle tre diverse fasi della filosofia platonica qui si indica la fruibilità di un'introduzione filmata, ad opera di Mario Vegetti (realizzata presso la Casa della Cultura di Milano).
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● La prima fase del pensiero platonico è definita dall'intento di valorizzare la figura e la speculazione di Socrate, come filosofo che ha cercato per mandato divino con coerenza e costanza indefessa la verità e la giustizia, per questo conducendo l'interlocutore lungo il proprio cammino inesausto di ricerca verso la virtù ed il bene (Apologia di Socrate). Senza compromessi e senza sotterfugi Socrate sacrifica la propria vita, mantenendo fede a quelle leggi della città, che devono rendere concreto e tangibile il cammino della giustizia per tutti i cittadini, e rifiutando una comoda fuga dalla città (Critone).
● Il contenuto dell'insegnamento socratico viene di seguito difeso in modo dialettico, attraverso la negazione delle posizioni avversarie, espresse dai pensatori del movimento sofistico (Protagora, Gorgia). Se questi filosofi dunque sostenevano la pluralità aperta delle posizioni intorno alla virtù, Platone sospinge il lettore verso l'affermazione dell'unicità della virtù, per l'identità della scienza (Eutifrone, Lachete, Carmide): santità, coraggio e saggezza non possono essere definite in modo indipendente. In questo modo la virtù istituisce un unico punto di riferimento, un unico ideale per la vita degli uomini, un'unica determinazione per il bene, l'utile, il conveniente e il felice (Ippia maggiore, Liside). Di
● fronte poi all'affermazione di una sapienza immediata – quella dei poeti – Platone evidenzia invece (Ione) la necessità dell'affermazione iniziale della propria ignoranza (sapere di non sapere socratico), per potersi aprire efficacemente alla comparsa del successivo ideale di verità, da perseguire conoscitivamente con intelletto e volontà (Ippia minore). ● La virtù è scienza anche positivamente (Protagora), in quanto giusto calcolo fra i piaceri. La virtù dei sofisti non è vera virtù, ma abilità molteplice nei più svariati campi d'esperienza: questa non è trasmissibile, né insegnabile, quella invece sì. Contro le continue contraddizioni dei sofisti e degli eristi (Eutidemo), che sembrano ammettere che la stessa posizione sia una volta vera e l'altra falsa, Platone indica poi l'unicità e l'identità della sapienza, che può e deve essere raggiunta attraverso l'amore per essa e che porta al vantaggio ed alla felicità dell'intero genere umano.
● Conseguentemente solo un'immagine reale della sapienza può condurre la mente umana verso la realizzazione del proprio obiettivo conoscitivo e morale. Al contrario l'immagine capace di suscitare le passioni proposta dalla retorica dei Sofisti (Gorgia) coinvolge la razionalità e la confonde con l'illusione dei sensi, lasciando fuori presa l'effettivo contenuto e l'oggetto della mente. Così la mente stessa viene travolta e trascinata da chi riesce ad imporre con la forza e la violenza il proprio desiderio e il proprio potere, violando la comune moralità e giustizia. Ma l'infinitezza del desiderio legato al piacere in movimento, sempre ed ulteriormente da acquisirsi, rende l'intemperante – colui che afferma se stesso contro tutti gli altri – continuamente infelice. Ma se piacere e dolore sono reciprocamente legati, l'uno dal toglimento dell'altro, bene e male sono invece separati e non congiungibili. Perciò il bene non può non identificarsi che con la virtù, che offre ordine e regolazione alla vita umana (temperanza).
● Sin dai primi dialoghi – cfr. per esempio l'Eutifrone – Platone aveva cominciato – grazie al personaggio di Socrate – ad abbozzare dei primi movimenti dialettici – cfr. il rapporto fra santità e giustizia – ma sarebbe stato necessario aspettare la seconda fase del pensiero platonico, per vedere in maniera ben definita lo sviluppo consapevole di uno spazio razionale ed immaginativo che distinguesse due realtà opposte – le idee e la sensibilità – per tentare poi di ricongiungerle con il medio più adeguato ed opportuno (amore). Questo spazio è però richiamato anche nel dialogo che Platone dedica alla risoluzione del problema del linguaggio (Cratilo). Qui il filosofo ateniese si oppone sia alla versione naturalistica del linguaggio (esposta appunto dall'eracliteo Cratilo), che a quella convenzionalista (adottata dagli eleati, dai megarici, dai sofisti e da Democrito). Il linguaggio è sì distintivo della natura delle cose, le deve imitare ed esprimere, ma non può cadere nel condizionamento della pura sensibilità, a pena dell'impossibilità
● di costituire un richiamo valido, riconoscibile, per la comunità che lo inventa, perfeziona ed utilizza. Per questo la natura delle cose intese dalle parole e dai nomi deve essere comunemente pensabile e stare a priori nella mente di tutti. Il linguaggio deve essere pertanto il veicolo più adatto ed adeguato, definito e corretto, per collegare la cose del mondo e il loro concetto (idea). Ecco nata dunque l'esigenza razionale dell'idea, termine di riferimento per la vera determinazione della natura della cosa (essenza o sostanza). Così di fronte alla vera determinazione ci sta quella falsa od erronea. Vedremo nella fase successiva del pensiero platonico quale sarà la causa scatenante dell'errore.
Un esempio di letteratura critica, intorno alla prima fase del pensiero platonico: Gabriele Giannantoni, Dialogo socratico e nascita della dialettica in Platone. Bibliopolis, Napoli 2005.