La città nella rivoluzione industriale: un breve riepilogo Per Marx la città in epoca capitalistica è il luogo dove si concentrano mezzi e forze di produzione. Questo fa della città la “macchina da guerra” del capitalismo; la campagna rappresenta la reazione; la città è il teatro principale dello scontro tra borghesia e proletariato. Per Tönnies la città rappresenta l’esito di una trasformazione che cancella il mondo tradizionale e vede prevalere un nuovo tipo di relazioni sociali, che chiama di tipo “societario”, fredde, razionali, calcolatrici. Per Simmel in città nascono nuovi comportamenti sociali e un nuovo “tipo” umano: l’uomo blasé
La città verticale: New York
Particolarità dell’esperienza urbana statunitense Gli stati Uniti d’America sono, da un punto di vista europeo, un paese giovane, con una storia breve alle spalle, popolato attraverso migrazioni di conquista, non gravato dalla tradizione. La loro composizione sociale non è gravata dalle classi sociali dell’anciéne regime: nobili e del clero. Le città hanno dunque le seguenti caratteristiche: nate dal nulla, attorno a un punto nodale (una “main street”, una stazione ferroviaria, un porto lacustre…) Nate d’improvviso e cresciute molto rapidamente; Cresciute soprattutto grazie all’immigrazione dall’Europa (ma anche dall’Asia e dagli stati del Sud); Strutture architettoniche innovative e spettacolari: grattacieli, ponti, ferrovie… Città più importanti: Chicago, San Francisco, Kansas City, New York.
At night when the streets of yours cities are silent, and you think them deserted, they will throng with the returning hosts that once filled them and still love this beautiful land. The white man will never be alone. Chief Seattle Di notte, quando le strade delle vostre città sono vuote, e voi pensate che siano deserte, esse rivivono di quella gente che un tempo popolò questi luoghi e che ancora ama questo grande paese. L'uomo bianco non sarà mai solo. Grande Capo Seattle [N. Leotta, Le radici musicali dell'America, 1985]
Due aspetti principali: "Da un lato il continuo rapido sviluppo delle strutture fisiche della città: la costruzione dei primi ponti in ferro, spettacolari opere di ingegneria, l'edificazione dei primi grattacieli e di altre opere di carpenteria metallica, lo sviluppo delle linee di trasporti rapidi urbani e suburbani dall'altro le piaghe sociali che questo sviluppo portava con sé: la difficoltà di organizzazione di tutti i servizi pubblici urbani, l'immissione continua di enormi masse di immigrati poverissimi dalle aree rurali e dai paesi di oltre oceano e la crisi delle istituzioni politiche cittadine che, inadatte alle nuove condizioni sociali, si trasformarono ben presto in focolai dove la corruzione giunse, in quel periodo, a livelli mai più raggiunti" (G. MARTINOTTI 1968, 52).
New York archetipo della città americana In particolare New York, per la sua posizione geografica e per la sua area fisicamente delimitata da due fiumi (lo Hudson e l'East River), rappresenterà ben presto nell'immaginario collettivo i caratteri della modernità urbana tipici della città americana: eterogeneità dei gruppi etnici; alta densità di popolazione; espansione territoriale dalle spettacolari geometrie architettoniche.
New York nel 1850
Costruzione del ponte di Manhattan, 1907
L’attrazione del lavoro Il gigantesco mercato del lavoro statunitense esercitava dunque il massimo di attrazione sui lavoratori di mezzo mondo, come una grande calamita che attirava a sé uomini e donne d'ogni paese. Questi, stipati nei ponti di terza classe dei nuovi piroscafi, sfidarono avversità e pericoli del tempo e si recarono in quel paese a loro sconosciuto spinti solo dalla certezza di dirigersi verso la terra dei grandi spazi e delle sicure opportunità. Giunti a destinazione, venivano inglobati in quei processi di industrializzazione e di concentrazione urbana, assolutamente bisognosi di mano d'opera dotata di qualifiche generiche, e retribuita con bassi salari.
Emigranti italiani in partenza da Genova
Sul ponte della SS Patricia, in navigazione per New York
La terza classe
La composizione di questa grande migrazione di massa fu una delle più eterogenee che la storia ricordi. Essa era costituita dai più diversi gruppi etnici provenienti dai più remoti angoli del mondo. In maggioranza erano contadini che avevano perso la terra, ma vi erano anche delinquenti comuni e perseguitati politici, sarti e musicanti, preti e sindaci che seguivano i loro concittadini, avventurieri e artisti sfortunati; insomma tutti coloro che, avendo ben poco da perdere nel loro paese, tentavano di rifarsi una vita in quella terra lontana (E. FRANZINA 1979; 1992). Anche la loro stessa libertà di movimento era resa possibile dai progressi compiuti dalla tecnologia, in particolare dalle ferrovie e dalla navigazione a vapore. La rapidità del progresso tecnico sospingeva gli individui a guardare soprattutto verso il futuro, a costruire progetti di vita in un altrove che prospettava una condizione sociale migliore. Questo orizzonte immaginario determinò un progetto migratorio di eccezionale portata che toccò il suo picco fra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento come risultato di diversi fattori economici, demografici, psicologici e sociali (A. M. MARTELLONE 1980). "Tra il 1841 e il 1881 due milioni di persone lasciarono l'Europa ogni decennio in direzione degli Stati Uniti. Nel periodo sucessivo il loro numero era aumentato fino a , per calare a nel decennio successivo e salire poi a nei primi decenni del Novecento" (E. JONES 1993, 67).
J. A. Riis (1849 – 1914)
L. W. Hine (1874 – 1940)
Ellis Island
In attesa ad Ellis Island
Salone d’attesa ad Ellis Island
Un nuovo rapporto tra individuo e spazio: lo stile di vita urbano I mondi socioculturali trapiantati in terra nordamericana ebbero un ruolo attivo nel disegnare la moderna dimensione urbana, il suo spazio e la sua percezione. Nel contesto della nascita e dello sviluppo della città americana, la realizzazione di uno stile di vita cosiddetto urbano evidenziava in primo luogo un rapporto tra individuo e spazio che avrebbe portato a una profonda rivoluzione nelle forme dell'agire sociale e nella organizzazione collettiva del territorio (A. F. WEBER in G. MARTINOTTI 1968; G. RATZEL in G. MARTINOTTI 1968).G. RATZEL in G. MARTINOTTI 1968