e l’ideale dell’humanitas

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Transcript della presentazione:

e l’ideale dell’humanitas PUBLIO TERENZIO AFRO e l’ideale dell’humanitas

Vita e opere Schiavo di origini nordafricane, forse cartaginese Successivo a Plauto (Plauto era appena morto quando nasce Terenzio) Portato a Roma dal senatore Terenzio Lucano, da cui prese il nome in segno di riconoscenza per averlo liberato Membro del Circolo degli Scipioni perché amico di Scipione e di Lelio, intellettuali romani aperti alla cultura greca (≠ contro i tradizionalisti come Catone il Censore)

6 commedie palliate Di lui ci restano solo 6 commedie (tutti i titoli sono in greco e anche l’ambientazione dei testi è greca): ANDRIA = La ragazza dell’isola di Andro HECYRA = La suocera HEAUTONTIMORUMENOS = Il punitore di se stesso EUNUCHUS = l’eunuco (ovvero: l’omosessuale, anche se in realtà si tratta di un travestimento) PHORMIO = Formione (nome proprio di un parassita) ADELPHOE = I fratelli (simile ai ‘Menaechmi’ di Plauto)

Cultura filoellenica: quello che per i Greci era la ‘paideia’ = l’educazione Si ritrovano nei suoi testi le scelte culturali tipiche del Circolo degli Scipioni, in particolare l’HUMANITAS = conoscere e rispettare l’uomo in ogni uomo + benevolenza, disponibilità e apertura verso gli altri + anche educazione e raffinatezza espressiva Nel teatro di Terenzio l’humanitas si esplicita attraverso l’interesse per l’INTROSPEZIONE PSICOLOGICA dei personaggi, dotati di spessore psicologico e dunque non più soltanto delle ‘maschere’ come accadeva per i tipi fissi del teatro di Plauto

Caratteri del suo teatro Prologo con funzione apologetica (= di giustificazione) e non più prologo solo espositivo come era in Plauto ≠ Terenzio nel prologo delle sue commedie risponde - attraverso il monologo di un personaggio - a chi lo accusava di plagio (cioè di aver copiato i modelli delle commedie greche) dicendo di aver usato la tecnica della ‘contaminatio’ restando fedele all’originale e insieme riadattandolo alla mentalità romana Modello greco preferito: Menandro Uso del linguaggio quotidiano

Differenze rispetto a Plauto Oltre alla ≠ funzione dei prologhi, nelle commedie di T. si ride magari un po’ di meno, c’è meno spirito ironico, ma si prova sicuramente una simpatia umana per i personaggi, nei quali ci si può identificare; infatti, mentre Plauto voleva solo divertire gli spettatori, T. vuole soprattutto far pensare il suo pubblico Ad es. i conflitti generazionali (tra vecchi e giovani o tra padri e figli) diventano uno spunto per riflessioni sui diversi sistemi educativi (rigidità eccessiva contro permessivismo) e sul valore universale della sincerità nei rapporti umani

Altre differenze rispetto a Plauto Gli anziani (i ‘senes’) non vengono mai derisi e anzi sono presentati come persone sagge da rispettare Cambia il rapporto fra servo e padrone: i servi mostrano affetto nei confronti dei padroni e non cercano mai di imbrogliarli(come invece faceva il “servo astuto” di Plauto) Sulla scena di Plauto agivano pochi personaggi (al max 3), mentre su quella di Terenzio ce ne sono di più Nel teatro di Plauto gli attori restavano sulla scena più a lungo, parlando anche con il pubblico, mentre in quello di T. restano sulla scena per un tempo più breve

Altre differenze rispetto a Plauto Nelle commedie di Plauto un ruolo importante era svolto dai numerosi ‘cantica’ (le parti cantate), tant’è vero che si poteva parlare anche di “teatro musicale”, mentre i ‘cantica’ si riducono in Terenzio Nelle commedie di Plauto c’erano molti monologhi, mentre in quelle di Terenzio (a parte nei prologhi) prevalgono i dialoghi perché attraverso di essi si può capire meglio la psicologia dei personaggi Infine Plauto aveva imparato l’arte del teatro facendo prima l’attore (più pratico), mentre Terenzio ‘studia’ e si documenta su come fare teatro (più teorico)

Ultima differenza molto NB In Plauto prevaleva la spettacolarità e la FUNZIONE delle sue commedie era CATARTICA, cioè il pubblico andava a teatro per ‘liberarsi’ dalle preoccupazioni quotidiane attraverso il riso provocato dallo spettacolo ≠ Invece in Terenzio la commedia ha una FUNZIONE MIMETICA, ovvero di rappresentazione (in greco ‘mimesis’) della realtà: anche se sulla scena accadono poche cose, prevale il carattere del personaggio e ciò che conta è che lo spettatore può immedesimarvisi con le stesse preoccupazioni e paure, con gli stessi desideri

Collegamento interdisciplinare Il teatro di Terenzio è più verosimile rispetto a quello di Plauto e può essere paragonato a quello che sarebbe stato poi nel 1700 il teatro di Goldoni (sua riforma teatrale rispetto alla Commedia dell’Arte del 1600) con i personaggi tipici della commedia di carattere → si va a teatro per riflettere Al contrario, il teatro di Plauto assomiglia appunto alle maschere tipiche della Commedia dell’Arte (tipi fissi), caratterizzata da Arlecchino, Pulcinella, Pantalone, Colombina e così via → si va a teatro per ridere

“Homo sum, humani nihil a me alienum puto” (Heautontimorumenos) Come dice Cremete al vicino di casa Menedemo nella commedia “Il punitore di se stesso”, così nel 1600 un autore inglese contemporaneo di Shakesperare, John Donne, afferma nella sua “Meditation XVII”: 'No Man is an Island' “No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main; if a clod be washed away by the sea, Europe is the less, as well as if a promontory were, as well as a manor of thy friends or of thine own were; any man's death diminishes me, because I am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee”. In sintesi il messaggio di entrambi è: “I care” = Mi importa