augure Era un sacerdote dell'antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano.
aruspice Per la stretta relazione tra macrocosmo e microcosmo, la ripartizione della volta celeste si rifletteva anche su singoli elementi, viventi e non viventi, della Terra, fra cui il fegato e le viscere degli animali. Gli aruspici predicevano il destino studiando attentamente il fegato e l'intestino (soprattutto fegato) degli animali sacrificati (in genere pecore): se osservavano segni particolari come cicatrici o altre anomalie, confrontavano il fegato con un modello bronzeo (famoso è il fegato di Piacenza, modello in bronzo riportante le ripartizioni e i nomi degli dèi) per capire a quale settore del cielo corrispondeva e, quindi, quale divinità aveva mandato quel segno (se era di buon auspicio o meno), per poi cercare di capirne il significato.
flamini Il flàmine (latino flamen, ossia accenditore del fuoco sull'Ara dei sacrifici) era il sacerdote dell'antica Roma preposto al culto di una specifica divinità da cui prendeva il nome e di cui celebrava il rito e le festività.
pontefici Il pontefice era, nella Roma arcaica, una sorta di esperto di tutto il complesso delle cose sacre, più che un sacerdote (come poi sarà in epoca successiva), il cui compito principale era quello di indicare e suggerire, alle autorità e anche ai privati, il modo più opportuno per adempiere agli obblighi religiosi affinché fosse salvaguardata la pax deorum.
Pax deorum è la serie di norme e di riti che permette di instaurare un rapporto pacifico e di "amicizia" tra i mortali e gli immortali, e sopratutto che permettano di renderlo saldo e duraturo. Che sia culto pubblico o privato, l'uomo romano esercita una religione complessa fatta di riti macchinosi che mirano ad attirare il favore divino nella grandi decisione come nella vita di tutti i giorni, sempre nel rispetto degli Dei.
vestali Le Vestali erano sacerdotesse consacrate alla dea Vesta. In principio le vestali erano quattro (o tre) fanciulle vergini, in seguito il loro numero fu portato a sei fanciulle che erano sorteggiate all'interno di un gruppo di 20 bambine di età compresa fra i 6 e i 10 anni appartenenti a famiglie patrizie. Dovevano portare sempre un'elaborata acconciatura a trecce, il tutto era coperto da un velo fissato da un spilla. Il servizio aveva una durata di 30 anni: nei primi dieci erano considerate novizie, nel secondo decennio erano addette al culto mentre gli ultimi dieci anni erano dedicati all'istruzione delle novizie. In seguito erano libere di abbandonare il servizio e sposarsi. vestali
Rito funebre
La legge romana proibiva le sepolture all'interno della città, anche per motivi di igiene, cioè per ridurre i rischi di infezione. I cimiteri erano perciò costruiti fuori della cerchia delle mura. I luoghi preferiti erano vicini alle strade più importanti; in questo modo i passanti e i viaggiatori vedevano le tombe e ricordavano le persone che vi erano sepolte Se il defunto era un ricco, il funerale era affidato ai libitinari (addetti alle pompe funebri). Si formava il corteo che accompagnava il defunto al lungo dell'inumazione o della cremazione fuori delle mura: precedevano i musici, i portatori di torce e le prèfiche; poi venivano i familiari e, se il defunto era un magistrato, i littori vestiti a lutto. Se le famiglie di condizione modesta seppellivano i loro morti in semplici fosse nelle necropoli fuori città, i ricchi si facevano erigere tombe monumentali,
prefiche La prèfica, nel mondo antico, era una donna pagata per piangere ai funerali
Sepoltura o cremazione Tipologie di sepoltura in età romana , dall'alto tombe "alla cappuccina", "a fossa", in cassetta di embrici, in anfora, in dolium o "ad enchytrismos"
refrigeria presso i romani si usava "cibare" i defunti, attraverso fori o tubi praticati nelle tombe per introdurre le libagioni, specialmente vino, latte e focacce, tanto che intorno alle sepolture è facile rinvenire pergolati, bancali, pozzi, letti in muratura e giardini, dove venivano organizzati dei veri e propri banchetti per i morti, specialmente in occasione di ricorrenze comunitarie, che ricordano le nostre commemorazioni funebri. Durante questi conviti era bandita ogni forma di tristezza e, anzi, si coglieva l'occasione per ricomporre le liti familiari e per radunare le confraternite di amici o gli aderenti a una medesima corporazione.
Aldilà come per i greci: campi elisi e tartaro Caronte e l’obolo
lari e penati I Lari sono gli antenati venerati nella domus romana. Sono posti in una nicchia della casa chiamato Larario, vengono rappresentati da statuette chiamate Sigillium I Penati sono gli antenati e spiriti protettori, e proteggevano il cibo custodito in casa, e il loro posto era il Penitus, ovvero il luogo della casa dove si custodisce il cibo. In seguito divennero più genericamente i protettori della famiglia, sovrapponendosi quindi con la funzione dei Lari.
mani I Mani, sono considerati anime dei defunti, a volte buone e a volte cattive, il cui culto nacque dalla concezione dell'aldilà, composto da un paradiso (Campi Elisi) e da un luogo degli inferi (Tartaro) , quest'ultimo un luogo triste popolato da spiriti che vagano senza meta, e che quindi, se non celebrati in riti dai vivi, decidono di tornare sulla Terra a disturbarli. Per questa ragione, ogni famiglia romana celebrava i parenti defunti in due periodi dell'anno, i Rosaria (festa mobile, che dipende dal periodo delle fioriture delle rose, di solito nel mese di maggio), dove venivano portate rose e viole alle tombe, e nei Parentalia (dal 18 al 21 febbraio) dove si svolgeva un banchetto, chiamato Refrigerium, vicino al luogo di sepoltura.