IL ROMANZO REALISTA DELL’OTTOCENTO

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Transcript della presentazione:

IL ROMANZO REALISTA DELL’OTTOCENTO

Il romanzo realista è esito del processo di modernità attraverso il quale l’uomo tende a concepire la realtà partendo dai singoli fenomeni Il primo romanzo a muoversi verso questo genere è quello inglese “borghese” del 700 che portava in scena situazioni di un quotidiano disgustoso, a volte sentimentale (Defoe, Richardson) Si distingue dalle precedenti forme narrative per: soggetti storici legame tra il modo di essere e pensare dei personaggi e l’ambiente storico in cui vivono Narratore esterno onnisciente

Si diffonde in tutta Europa a partire dagli anni trenta dell’800 Maggiori autori: STENDHAL: nella sua opera sono presenti un forte impegno conoscitivo della realtà e una serietà di indagine del tutto nuovi HONORÉ DE BALZAC che realizza tra il 1830 e il 1850 un grandioso affresco della società francese a lui contemporanea che prende il titolo di Comédie humaine CHARLES DICKENS(che può anche essere considerato il "padre" del romanzo realista) con le opere Oliver Twist e David Copperfield tra gli esponenti della scuola russa: GOGOL (il naso, il cappotto), TOLSTOJ (Guerra e pace, Anna Karenina) e DOSTOEVSKIJ (Delitto e castigo)

LA VITA Nasce il 7 marzo 1785 a Milano È frutto di una relazione adulterina di Giulia Beccaria ma viene riconosciuto da Pietro Manzoni Dopo la separazione la madre si recherà a Parigi con Carlo imbonati , qui Manzoni frequenterà collegi religiosi dal 1791 al 1801 Dal 1801 al 1804 vive con il padre nella Milano napoleonica Nel 1805 a causa della morte di Carlo Imbonati torna a Parigi dove rimase fino al 1810 Nel 1808 si sposa a Milano con Enrichetta Blondel Muore il 22 maggio 1873 a Milano

FERMO E LUCIA

CARATTERISTICHE DEL ROMANZO Scritto tra il 1821 e il 1823 È diviso in 4 tomi e comprende 37 capitoli Caratterizzato da una trama assai squilibrata Utilizza il toscano letterario della tradizione al quale vengono aggiunti numerosi lombardismi e francesismi Alla fine del romanzo troviamo un capitolo che è un libro a se “ La storia della colonna infame”

DIFFERENZE CON I PROMESSI SPOSI Il protagonista maschile ha il nome di Fermo, mentre il nome Lorenzo è attribuito al sagrestano di Don Abbondio , la domestica del curato si chiama invece Vittoria L’inizio del secondo tomo La monaca di Monza si chiama Geltrude e non Gertrude L’innominato è chiamato Conte del Sagrato La fuga dei promessi dal paese La narrazione della morte di Don Rodrigo nbg

LA STORIA DELLA COLONNA INFAME Verrà pubblicato nel 1840 in quanto era troppo lungo per essere inserito nel romanzo Trasse gran parte delle informazioni dal “ De peste Mediolani quae fuit anno 1630” di Giuseppe Ripamonti

VICENDA STORICA La vicenda narra dell'intentato processo a Milano, durante la terribile peste del 1630, contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale tramite misteriose sostanze, in seguito ad un'accusa - infondata - da parte di una "donnicciola" del popolo, Caterina Rosa. Il processo, svoltosi storicamente nell'estate del 1630, decretò sia la condanna capitale di due innocenti, Guglielmo Piazza (commissario di sanità) e Gian Giacomo Mora (barbiere), giustiziati con il supplizio della ruota, sia la distruzione della casa-bottega di quest'ultimo. Come monito venne eretta sulle macerie dell'abitazione del Mora la "colonna infame", che dà il nome alla vicenda. Solo nel 1778 la Colonna Infame, ormai divenuta una testimonianza d’infamia non più a carico dei condannati, ma dei giudici che avevano commesso un'enorme ingiustizia, fu abbattuta. Nel Castello Sforzesco (Milano) se ne conserva la lapide, che reca una descrizione, in latino seicentesco, delle pene inflitte.

Giovanni Verga

LA VITA Nasce nel 1840 a Catania da famiglia borghese-aristocratica Nel 1865 si trasferisce a Firenze, capitale del nuovo regno d’Italia Il successo giunse con «Storia di una capinera» del 1871 Trasferitosi a Milano nel 1872 frequenta salotti culturali e matura la sua adesione al Verismo Nel 1893 torna a Catania dove muore nel 1922

OPERE Una peccatrice Iniziale romanticismo sentimentale Storia di una capinera Iniziale romanticismo sentimentale Novelle rusticane Vita dei campi (Rosso Malpelo) I vinti (I Malavoglia, Mastro Don Gesualdo) Verismo, dove descrive le misere condizioni delle popolazioni del sud

«LA ROBA»

L’ARTICOLAZIONE DEI CONTENUTI Parte iniziale Presentazione del protagonista Mazzarò attraverso l’elencazione delle sue ricchezze La descrizione dell’aspetto fisico (“un omiciattolo meschino e insignificante”) si contrappone all’enorme quantità di beni posseduti (sembra gli appartengono anche il sole, gli insetti, la terra stessa”) Parte centrale Con un flashback si racconta la carriera di Mazzarò Da uomo povero che era acquista un’immensa proprietà grazie alla sua intelligenza e durezza Diventa crudele con gli altri Parte finale Mazzarò invecchia e sta per perdere con la morte tutti i suoi averi Preso dall’invidia e dall’odio tenta di distruggere ciò che faticosamente ha conquistato gridando: “Roba mia, vientene con me!”

LO STILE Scelte lessicali : utilizzo di un linguaggio parlato Punti di vista narrativi Il viandante ll viandante è un osservatore colto. Il suo punto di vista proietta sul paesaggio la prospettiva dell’autore e anticipa la sconfitta di Mazzarò: Il narratore popolare Il narratore popolare in un lungo flashback delinea la personalità di Mazzarò e l’incredibile ascesa economico-sociale. Non interviene direttamente nel racconto, ma talvolta fa sentire la propria ironia Il lettighiere Il lettighiere dà un nome al proprietario di tutta quella «roba»; inoltre sottolinea il contrasto tra il potere di Mazzarò e la misera vita che conduce, tra la sua capacità di accumulare beni e il suo aspetto umile