FOIBA: Fossa, voragine rocciosa, cavità carsica con ingresso a strapiombo, frequentemente usata come discarica.

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FOIBA: Fossa, voragine rocciosa, cavità carsica con ingresso a strapiombo, frequentemente usata come discarica.

Efferati eccidi di matrice etnico-politica L’eccidio delle Foibe, commesso prevalentemente nelle voragini dell’Istria, risale al periodo tra il 1943 e il 1947 (durante la II g. m. e nell’immediato dopo guerra), a opera degli slavi, sotto la guida del dittatore comunista Tito. Ancora oggi, la reale conoscenza dei fatti, presso l’opinione pubblica, permane distorta ed è oggetto di confuse versioni, che tendono ad ingigantire o ridimensionare i fatti a seconda della convenienza ideologica. Alcuni ritengono, ad esempio, che parlare delle foibe abbia una funzione di propaganda finalizzata ad una rivalutazione positiva del fascismo, si tratterebbe dunque di un progetto mediatico, un falso storico.

Dopo la I guerra mondiale, l’Italia ottenne Trentino (provincia di Trento), Alto Adige (provincia di Bolzano), Venezia Giulia (province di Trieste e Gorizia), Istria (provincia di Pola) e la sovranità su alcune città della Dalmazia (per es. Zara) ma non ottenne la città di Fiume (vittoria mutilata). Tutto ciò provocò la reazione delle diverse etnie residenti nei territori che passarono sotto il controllo dell’Italia. Forti tensioni suscitò in particolare la questione di Fiume, che fu negata all'Italia sulla base del principio di autodeterminazione, lo stesso che aveva fatto assegnare al regno jugoslavo le terre dalmate, già promesse all'Italia. Giolitti risolse brillantemente la questione fiumana. Nel 1920 concluse, infatti, con la Jugoslavia, il trattato di Rapallo: Fiume divenne uno stato indipendente, l’Italia ottenne l’Istria* e la città di Zara, mentre la Jugoslavia vide riconosciuti i suoi diritti su gran parte della Dalmazia. Durante la II g. mondiale, Hitler invase la Jugoslavia e assegnò parte della Slovenia e della Croazia all’alleato italiano. Dopo la II g. mondiale l’Italia subì la vendetta jugoslava, dovette pertanto cedere il Venezia Giulia alla Jugoslavia cosi come i possedimenti in Istria e Dalmazia. *In particolar modo l’Istria era una zona di difficile convivenza tra popoli slavi, croati, sloveni , serbi e triestini nazifascisti.

Il fenomeno delle foibe puo’ semplicisticamente essere considerato frutto di aspirazioni annessioniste della Venezia Giulia alla Jugoslavia. Nella primavera del 1945, gli jugoslavi, crearono una Armata con l’obiettivo di puntare verso Fiume, l'Istria, Dalmazia e Trieste (corsa per Trieste) e procedere all’eliminazione fisica di tutti coloro che si fossero opposti all’annessione alla Jugoslavia. A Trieste, dunque, a differenza delle altre città italiane, la liberazione alla fine della seconda guerra mondiale, è coincisa con l'inizio di un incubo:  per quaranta giorni le truppe comuniste del maresciallo Tito imperversarono sulla città torturando, uccidendo e deportando migliaia di innocenti cittadini italiani. Tito intendeva procedere con l’eliminazione fisica delle popolazioni autoctone poiché la composizione etnica si prevedeva sarebbe stata un fattore decisivo nelle conferenze del dopoguerra e per questo motivo la riduzione della popolazione italiana risultava essenziale per i riconoscimenti territoriali. Alla base dell’odio che alimentava le azioni spietate contro oppositori reali e potenziali c’era inoltre l'equazione italiano = fascista, dunque anticomunista.

Fu allora che, in nome della pulizia etnica, ma nel contempo anche per vendicare i torti subiti * durante gli anni del nazifascismo in Istria e Dalmazia, Tito e i suoi seguaci occultarono nelle fosse del Venezia Giulia, di Istria e Dalmazia i cadaveri degli oppositori alla nuova dominazione jugoslava. *I nazifascisti avevano imposto un’opera di italianizzazione consistita nell’assegnazione degli impieghi pubblici esclusivamente ad italiani, nell’abolizione dell’insegnamento della lingua croata e slovena nelle scuole, nella sostituzione dei nomi di località prevalentemente abitate da sloveni e croati, con nomi italiani, e infine anche nell’italianizzazione dei nomi delle genti straniere.

In Italia è, ancora oggi, costituisce luogo di turismo macabro, la foiba di Basovizza (pozzo in una miniera di carbone, vicino Trieste), ma la maggior parte delle foibe sono dislocate su territorio sloveno.

Oggi la Croazia comprende anche Istria e Dalmazia

Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. (FILM: il cuore nel pozzo- Beppe Fiorello). Una quantificazione precisa delle vittime è impossibile a causa della mancanza di documenti. Tuttavia, gli studi, effettuati recentemente, valutano il numero totale delle vittime "infoibate", come compreso tra 5.000 e 11.000. In realtà la maggior parte di queste vittime non morirono nelle foibe, ma vennero uccise o morirono di stenti o malattia nei campi di concentramento in Jugoslavia, durante la prigionia o la deportazione.

Il dramma delle terre italiane dell’Est si concluse con la firma del trattato di pace di Parigi il 10 febbraio 1947.  l’Italia consegnò alla Jugoslavia numerose città e borghi a maggioranza italiana rinunciando per sempre a Zara, alla Dalmazia, alle isole del Quarnaro, a Fiume, all’Istria e a parte della provincia di Gorizia. Un flusso di circa 350.000 profughi fuggiva dal duro regime comunista. In Italia è stato istituito, nella giornata del 10 febbraio di ogni anno, il "Giorno del ricordo», in memoria delle vittime delle foibe.