A cura di Ilaria Bianchini

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Transcript della presentazione:

A cura di Ilaria Bianchini Impariamo ad evitare gli errori A cura di Ilaria Bianchini

L’APOSTROFO Definizione: espressione grafica che l’italiano riserva ai fenomeni di ELISIONE.

ELISIONE Definizione: caduta della vocale finale atona (non accentata) di una parola davanti alla vocale iniziale di un’altra parola. => Nella scrittura l’elisione è segnata dall’APOSTROFO.

L’elisione è OBBLIGATORIA con: gli articoli determinativi lo, la e le preposizioni articolate formate con essi: l’animale, dell’imbuto, all’opera; l’articolo indeterminativo una: un’anfora, un’eresia, un’impresa; gli aggettivi bello e quello: un bell’albero, quell’immagine; (N.B. l’elisione è possibile, ma non obbligatoria con i femminili bella e quella) santo e santa: sant’ Anselmo, sant’Anna.

TRONCAMENTO Definizione: caduta della vocale finale atona o sillaba finale di una parola. N.B. Nella scrittura il troncamento NON vuole l’apostrofo. VOCALICO SILLABICO

Si ricordi che: NON si ha il troncamento al femminile e al plurale; la a si tronca SOLO nella parola suora; gli aggettivi e gli avverbi si troncano SOLO quando precedono il nome o il verbo. Non si finisce MAI una frase con il troncamento.

TRONCAMENTO VOCALICO Nel troncamento vocalico la consonante che precede la vocale troncata deve essere l, m, n o r. E’ OBBLIGATORIO: con le parole buono e bene: un buon vino, ben arrivato; con uno, alcuno, nessuno, ciascuno: un marinaio, alcun problema, nessun incidente, ciascun partecipante; con signore, professore, dottore, ingegnere, cavaliere, commendatore e suora seguiti da un nome proprio: il signor Rossi, suor Maria.

TRONCAMENTO SILLABICO Interessa le parole bello, grande, santo, frate (seguito dal nome proprio): un bel libro, un gran giorno, san Girolamo, fra Cristoforo. N.B. Il troncamento sillabico NON si verifica mai davanti a parola cominciante per vocale. Un gran poeta, ma non un gran uomo.

ECCEZIONI Il troncamento, a differenza dell’elisione, non vuole l’apostrofo. Fanno ECCEZIONE: po’ (poco); a mo’ di (a modo di); interiezioni ed esclamazioni: Be’ (o Beh), To’ (o Toh), ve’ (o veh).  MAI con l’accento! un davanti a sostantivo femminile: un’ amica, ciascun’amica, nessun’amica. N.B. A piè di pagina va con l’ACCENTO!

Naturalmente anche qual era si scrive senza apostrofo. Qual’erano, invece, si scrive con l’apostrofo, perché viene da quali erano, con elisione di quali.

IMPERATIVI monosillabici che vogliono l’apostrofo Sono 5: Da’ Di’ Fa’ Sta’ Va’

L’ACCENTO Definizione: è una intonazione più forte e prolungata che cade su una determinata sillaba di una parola. In italiano l’accento è intensivo, cioè viene realizzato pronunciando la sillaba accentata con maggiore energia delle altre. La sillaba che porta l’accento viene detta TONICA; le altre, prive di accento, sono dette ATONE.

Quando si usa l’accento grafico? L’accento grafico è OBBLIGATORIO: sulle parole tronche (accento sull’ultima sillaba): città, caffè, partecipò, ecc. N.B. non vogliono l’accento le parole tronche terminanti in consonante: andar, veder, ecc. nei monosillabi contenenti due vocali: ciò, già, giù, può, più; fanno eccezione qui e qua; in alcuni monosillabi che, se scritti senza accento, si confonderebbero con altre parole. Questi monosillabi sono 9.

9 monosillabi tonici che vogliono l’accento Dì (parte del giorno con il sole) Lì (avverbio di luogo) Là (avverbio di luogo) Sì (Avverbio) Dà (indicativo, 3^ persona, singolare) È (indicativo, 3^ persona, singolare) Sé (pronome) Né (congiunzione) Tè (nome della bevanda)

GLI INCISI Definizione: sono sequenze di parole più o meno lunghe (sintagmi, frasi semplici, frasi complesse), che si inseriscono in un’altra frase senza avere con essa collegamenti sintattici.

La presenza di un inciso, che nel parlato si differenzia rispetto alla frase principale per un’intonazione sospensiva, nell’uso SCRITTO è isolata dal resto della frase per mezzo di: due virgole: Paolo, secondo il mio modesto parere, sa scrivere molto bene. due trattini: Paola – te lo dico chiaro – metti a posto la camera. le parentesi tonde: Lucia (secondo il parere di Luigi) è molto diligente.

Quando si mette la i ? Il PLURALE dei sostantivi femminili in -cia e -gia, che hanno l’accento sulla sillaba precedente (camicia, valigia, spiaggia, acacia, arancia …) seguono la seguente regola: Se davanti a -ci c’è una VOCALE  si mette la i Se davanti a -ci c’è una CONSONANTE  NON si mette la i -cienza e -ciente  Sufficienza, deficienza, efficienza e derivati ≠ licenza e beneficenza; -ciere e -ciera  Braciere, artificiere, crociera, formaggiera; cielo, cieco, specie, superficie, effigie.

Tutte le parole con -sc + e NON vogliono la i, TRANNE: scienza, coscienza, scientifico, scienziato, cosciente, incosciente e usciere. La prima persona plurale dell’INDICATIVO PRESENTE in -gnare vuole la i  accompagniamo, sogniamo, disegniamo.

Già che ci siamo … Il rafforzamento della q viene indicato da cq e NON da qq: acqua, nacque, acquitrino, acquario, acquoso.  ECCEZIONE: la sola parola italiana che si scrive con due q è soqquadro. La lettera h si usa: per formare i digrammi ch, gh => fachiro, ghetto nelle forme ho, hai, ha, hanno del verbo AVERE in alcune esclamazioni (ah, oh, ahi, ohi, ahimè …)