Gli Stati italiani nel 1789.

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Transcript della presentazione:

Gli Stati italiani nel 1789

L’antico regime Non erano privi di Costituzione: i patti fondamentali portavano spesso questo nome ma erano diversi da quelli adottati dopo il 1789 e legati al principio della sovranità popolare. Le Costituzioni di antico regime non prevedevano l’esistenza di un organo parlamentare rappresentativo della cittadinanza ed esercitante quello che sarebbe stato chiamato potere legislativo. Il potere sovrano è teoricamente insindacabile, purché rispetti e difenda le antiche tradizioni e consuetudini. Lo Stato, dunque, è solo uno degli aspetti del potere pubblico, insieme a quello ecclesiastico, quello signorile, quello cittadino, quello corporativo. Le riforme della seconda metà del secolo XVIII modificano solo parzialmente (e soprattutto nelle regioni governate dagli Asburgo) questo ordinamento.

Le «repubbliche sorelle» Nel 1795 la controffensiva militare francese porta all’occupazione del Belgio asburgico, trasformato in dipartimento, e della Repubblica delle Province Unite, che diventa, con il nome di Repubblica Batava, la prima delle Repubbliche «sorelle» della Francia. Il modello della «Repubblica sorella» viene esteso alla Confederazione Svizzera (trasformata in Repubblica Elvetica nel 1798) ed esportato nella Penisola italiana in seguito ai vittoriosi esiti della campagna d’Italia condotta da Napoleone Bonaparte tra il 1796 e il 1797 e culminata nella stipulazione del trattato di Campoformio, con cui la Repubblica di Venezia era ceduta all’Austria.

Il Regno d’Italia Prive di un reale consenso popolare, dipendenti politicamente dalla Francia, soggette a requisizioni forzate e a una massiccia tassazione imposta dal Direttorio, le repubbliche scompaiono in seguito agli insuccessi militari francesi contro gli eserciti della seconda coalizione (1798 e 1799). Con il ritorno vittorioso di Napoleone la Repubblica Cisalpina viene trasformata Repubblica Italiana, con presidente appunto Bonaparte. Dopo la sua incoronazione a imperatore dei francesi nel 1804 e a re d’Italia nel 1805, la Repubblica Italiana diventa Regno d’Italia.

Le repubbliche giacobine Repubbliche Cispadana e Transpadana, poi unite nella Cisalpina (capitale Milano) Repubblica Ligure Repubblica Romana Repubblica Napoletana

Le insorgenze: 1796-1799 PAVIA E BINASCO 1796 VALTELLINA 1797-1798 PIEMONTE E VAL D’AOSTA 1799 BERGAMO E BRESCIA 1797 LIGURIA 1797-1799 LUGO E MONTEFELTRO 1796-1799 TOSCANA 1799 MARCHE E UMBRIA 1799 ISOLA D’ELBA 1799-1802 ABRUZZI 1798-1799 LAZIO 1798-1799 SANTA FEDE 1799

Le costituzioni rivoluzionarie Separazione fra le funzioni legislativa, esecutiva e giudiziaria, con teorica prevalenza della prima, perché espressione della sovranità popolare. La prima nomina i componenti della seconda, mentre la terza è indipendente, con magistrati in parte eletti e in parte designati dal legislativo. Il corpo legislativo è generalmente suddiviso in due Camere elettive, una delle quali proponeva le leggi e l’altra le discuteva. Ma il diritto di voto era censitario e riservato ai contribuenti maschi adulti.

Le costituzioni rivoluzionarie-2 Nella realtà il sistema elettorale non fu quasi mai testato e l’esecutivo non venne subordinato al legislativo. Il vero soggetto politico-istituzionale sarà l’organo collegiale (chiamato Direttorio, Arcontato o Consolato) titolare del potere esecutivo, almeno nominalmente. Il primo governo provvisorio napoletano emana una sola legge importante, quella per l'abolizione dei fedecommessi e le primogeniture (29 gennaio 1799). Il 1º aprile viene presentata una bozza di Costituzione, realizzata da Mario Pagano. Ricalcata sul modello della Costituzione francese del 1793, presenta tuttavia alcuni caratteri di originalità. Il più lampante è l’istituto dell’Eforato, una sorta di organo di legittimità costituzionale (una corte costituzionale ante litteram). La carta elaborata da Pagano non troverà applicazione a causa della breve vita della Repubblica. Il 25 aprile viene approvata la legge di eversione della feudalità, sulla base di criteri relativamente radicali, ma anch’essa non potrà avere un principio di attuazione in conseguenza del repentino crollo della Repubblica.

Novità rivoluzionarie Lo smantellamento dell’antico ordine cetuale modifica le relazioni fra l’individuo e l’ordine politico. Eguaglianza degli abitanti, trasformati in cittadini. Esercizio monopolistico del potere da parte dello Stato. Normazione generale e resa simultaneamente vigente nell’intero territorio. Territorio tracciato con riga e compasso e posto sotto le maglie di un’amministrazione unitaria e accentrata, avente lo scopo di porre in contatto diretto lo Stato con tutti i cittadini.

La Repubblica Italiana La fase dell’azione di riforma più creativa e più vivace dal punto di vista dell'opinione pubblica e dell’elaborazione teorica vede coinvolti i fratelli Verri, Cesare Beccaria, Alfonso Longo e altri riformatori lombardi che si riunivano attorno al periodico Il Caffé. Va ricordato che questi intellettuali erano in molti casi figli di famiglie aristocratiche e le loro prese di posizione finirono per configurare anche, all’interno della cultura italiana, un vero e proprio scontro generazionale, fra i padri che difendevano gli antichi privilegi del patriziato e i figli che proponevano una sua radicale modifica. La collaborazione fra riformatori e monarchia asburgica non è comunque priva di contrasti: pur convinti sostenitori di una politica di intervento attivo del sovrano per correggere abusi e ingiustizie secolari, i riformatori lombardi, anche per la loro provenienza sociale, sono strenui difensori dell’autonomia del Ducato nei confronti delle tendenze accentratrici di Vienna. Il contrasto si farà autentica rottura dopo la fase più acuta delle riforme, che vede Giuseppe II impegnato ad estendere al Milanese riforme decise e sperimentate a Vienna, con l’obiettivo di fare dell’antico Ducato una vera e propria provincia imperiale.