Perché «medio» oriente? Già nel mondo antico veniva utilizzata l’espressione geografica Oriente: presso i Romani stava a indicare le altre civiltà.

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Perché «medio» oriente? Già nel mondo antico veniva utilizzata l’espressione geografica Oriente: presso i Romani stava a indicare le altre civiltà conosciute collocate geograficamente a est. Il concetto di Oriente si andò poi precisando con la divisione dell’impero romano in impero d’Occidente, che aveva Roma come capitale, e impero d’Oriente, con capitale Bisanzio (l’attuale Istanbul, in Turchia). La diffusione dell’Islam caratterizzò l’Oriente sempre più come Oriente musulmano, contrapposto all’Occidente cristiano. Quando Marco Polo, tra il 1200 e il 1300, fece conoscere agli europei un Oriente molto più lontano (la Cina e paesi ancora più distanti), si dovette cominciare a distinguere tra un Oriente Estremo (Cina e Giappone) e uno più prossimo: il Medio Oriente, per l’appunto (o Vicino Oriente, come alcuni sostengono si debba chiamare).

Medio Oriente

∆ Jabal an Nabi

Un dato che accomuna molti stati di questa regione è la scoperta, avvenuta nel corso del XX secolo, di vasti giacimenti di petrolio nei propri sottosuoli. Questa nuova preziosissima fonte di reddito ha rapidamente trasformato le economie di molti paesi della regione. Oggi il petrolio è la componente quasi esclusiva delle esportazioni di alcuni paesi dell’area. Oltre che dalla vendita del greggio, i guadagni arrivano sempre più anche dalla raffinazione: molti impianti petrolchimici sono sorti nell’area. Le ricchezze derivate dalla vendita hanno certamente migliorato, ma non risolto la situazione economica dei paesi produttori; solo in parte i proventi del petrolio sono stati investiti negli altri settori produttivi (agricoltura e industria) e per innalzare la qualità della vita della popolazione con servizi e infrastrutture (strade, fognature, acquedotti, scuole, ospedali ecc.). Soprattutto, il petrolio ha molto arricchito ristretti gruppi di privilegiati, che detengono il potere politico in questi paesi e che hanno investito all’estero più che in patria molti dei proventi della vendita del petrolio. Oltre ai vantaggi economici, il petrolio ha conferito ai paesi produttori di questa regione anche un ruolo importante nelle relazioni internazionali.

Il problema dell’acqua Nelle regioni desertiche l’acqua è così importante e preziosa da essere soprannominata «l’oro bianco». La crescita assai rapida della popolazione di questi paesi ha fatto aumentare moltissimo il fabbisogno idrico. Il progresso tecnologico ha permesso di individuare nuove soluzioni: paesi come Israele e Arabia Saudita hanno investito molte risorse per costruire pozzi tecnologicamente avanzati, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait hanno messo a punto giganteschi impianti, molto costosi, per dissalare l’acqua del mare. Nell’area scorrono pochi fiumi importanti: il Tigri e l’Eufrate in Iraq, il Giordano in Israele. L’accesso a queste risorse è così importante da essere all’origine di molte contese fra gli stati attraversati dal loro corso. I paesi del Medio Oriente e attraversati da importanti fiumi sono accomunati dal fatto di non controllarne le sorgenti. In Turchia nascono i fiumi Tigri ed Eufrate; un progetto turco che comprende la costruzione di dighe per ottenere energia idroelettrica e acqua per irrigare crea da tempo tensione con Siria e Iraq. Quanto a Israele, c’è chi dice che la vera ragione dell’interesse per i territori occupati (Golan, Cisgiordania, Gaza) abbia a che vedere più con l’approvvigionamento idrico che con la politica e la sicurezza militare.

I curdi hanno una propria lingua ma non hanno un vero e proprio Stato: vivono in un’ampia regione compresa tra Turchia, Iran, Iraq, Armenia e Siria. I curdi sono così costretti a vivere da stranieri nelle terre in cui sono nati e dove hanno vissuto i loro antenati; sono inoltre spesso discriminati, se non addirittura perseguitati. Infatti Iran e Siria, ma ancora più Iraq e Turchia, non vogliono rinunciare alle ricche risorse del Kurdistan (petrolio e acqua). Per questo hanno sempre represso nel sangue i tentativi dei curdi di conquistare con la forza una qualche forma di autonomia.