SCHIZOFRENIA
Storia Emil Kraepelin (1855-1926): Dementia Praecox-> carattere prognostico Eugen Bleuler (1857-1930): Schizofrenia-> scissione funzioni psichiche ed autismo Kurt Schneider (1887-1967)->sintomi di primo rango
Sintomi di primo rango “…eco del pensiero (sonorizzazione del pensiero), udire voci sotto forma di discorsi e repliche, udire voci che accompagnano le proprie azioni sottolineandole con osservazioni, esperienze d’influenzamento somatico, furto del pensiero e altri influenzamenti del pensiero, diffusione del pensiero, percezione delirante, e così pure tutto ciò che viene “fatto”, suggerito e influenzato da altri nel campo del sentimento, delle tendenze (degli impulsi) e del volere.” (Schneider, 1950)
Interpretazione (psicodinamica) della Schizofrenia, 1974 Silvano Arieti Interpretazione (psicodinamica) della Schizofrenia, 1974
Tipo paranoide Il fenomeno dell’estensione di significato è comune: la realtà viene reinterpretata al fine di adattarla all’idea fondamentale
Tipo paranoide Il paziente attribuisce agli altri delle caratteristiche che non può accettare in se stesso (proiezione)
Tipo ebefrenico Vistosi disturbi del linguaggio e della forma del pensiero (insalata di parole, neologismi, concretismo, incoerenza, etc…)
«Non sa volere perciò non può voler muoversi» (Arieti) Tipo catatonico «Non sa volere perciò non può voler muoversi» (Arieti)
Tipo catatonico Disturbi psico-motori evidenti: immobilità, flessibilià cerea, negativismo, catalessia
Non si presenta quasi mai in forma acuta Tipo semplice Non si presenta quasi mai in forma acuta Sintomi negativi evidenti: pensiero povero, comportamento e affettività inadeguati, scarsa volizione
Insidioso e progressivo Acuto Ciclico Monosintomaico Tipi di decorso Insidioso e progressivo Acuto Ciclico Monosintomaico
Stadi di regressione 1° stadio (iniziale): prima fase: ansia, panico, perplessità; seconda fase: intuizione psicotica («tutto va in ordine»); terza fase: moltiplicazione dei sintomi
Stadi di regressione 2° stadio (stadio avanzato): tutti i sintomi sono presenti e sembrano essere accettati da paziente
Stadi di regressione 3° stadio (preterminale): molti sintomi scompaiono, restano abitudini stereotipate, bizzarrie, accumulo di oggetti inutili
Stadi di regressione 4° stadio (finale): comportamento tipo quello riflesso, alterazioni percettive del dolore
Corso AVANZATO sulla schizofrenia! Processo di concretizzazione attiva: Un paranoide la cui moglie lo turba, gli «rovina la vita», diventa certo (delirio) che gli avveleni il cibo, trasformando un concetto in un oggetto. L’ideazione astratta gli è insopportabile, il concetto diventa concreto e l’oggetto persecutorio viene rimesso sotto controllo
Corso AVANZATO sulla schizofrenia! Ansia Ontologica (degli elementi costitutivi dell’essere): angoscia di disintegrazione, senso di pericolo interno
Corso AVANZATO sulla schizofrenia! Principio di regressione teleologica Regressione: si fa ricorso a livelli di integrazione mentali antecedenti a quello attuale Teleologica (finalistica): il fatto psichico accade a causa del suo fine
Corso AVANZATO sulla schizofrenia! La logica aristotelica lascia il posto a quella paleologica (paralogico) del processo primario (vedi Freud) che si nutre del principio di regressione teleologica e di concretizzazione attiva per elaborare i propri costrutti e interpretare la realtà Rimangono isole di logica aristotelica, specie quando non c’è angoscia
Corso AVANZATO sulla schizofrenia! Pensiero paleologico: l’identità dei soggetti avviene per identità dei predicati (io bevo l’acqua, un cane beve l’acqua=io sono un cane)
Grazie per l’attenzione!
PSICOPATOLOGIA DELLE FUNZIONI PSICHICHE DISTURBI DELLA SENSO- PERCEZIONE DISTURBI DEL PENSIERO DISTURBI DELL’AFFETTIVITA’ DISTURBI DELLA COSCIENZA
DISTURBI DELLA SENSO-PERCEZIONE Ø La percezione è il processo mediante il quale traiamo informazioni dal mondo nel quale viviamo. Ø Rappresenta il risultato finale di una complessa attività organizzativa integrativa degli eccitamenti provenienti dalla stimolazione degli organi periferici di senso. Ø Le sensazioni vengono integrate in termini tali da consentire la conoscenza della realtà interna ed esterna, tramite un’attività elaborativa in cui entrano variamente in gioco le diverse funzioni psichiche (affettività, memoria, ecc.) La percezione non rappresenta pertanto una semplice risultante sommatoria delle afferenze psichiche, ma è il frutto di complessi processi mentali selettivi che permettono all’individuo di divenire consapevole dell’ambiente
PERCEZIONI 1. Hanno carattere di obiettività e di concretezza 2. Vengono inquadrate nei parametri spazio-temporali 3. Hanno contorni precisi e sono evidenti in ogni dettaglio 4. Sono costanti e possono facilmente venire mantenute nello spazio percettivo 5. Non dipendono dalla volontà, non possono venire create e modificate a piacere e ad esse è legata una sensazione di passività
RAPPRESENTAZIONI 1. Hanno carattere di soggettività e di immagine 2. Si collocano nello spazio interno rappresentativo 3. Sono imprecise e incomplete, spesso vaghe e fluttuanti 4. Sono fugaci e debbono essere sempre rievocate 5. Dipendono dalla volontà e possono venire create e modificate a piacere; ad esse è legata una sensazione di attività
DISTURBI DELLA SENSO-PERCEZIONE 1. DISTURBI QUANTITATIVI DELLA PERCEZIONE 2. DISTURBI QUALITATIVI DELLA PERCEZIONE 3. FALSAMENTO DELLE PERCEZIONI
DISTURBI QUANTITATIVI DELLA PERCEZIONE IPERESTESIA Q amplificazione soggettiva dell’intensità degli stimoli sensoriali (i suoni sono percepiti più forti, i colori più vivaci e luminosi, ecc.) Q possono riscontrarsi in patologie organiche (stati confusionali, ecc) o funzionali (psicosi, intensi stati emotivi, ecc) IPOESTESIA Q diminuzione soggettiva dell’intensità degli stimoli sensoriali in assenza di lesioni degli organi di senso, per cui rumori, colori, sapori, odori vengono avvertiti più attenuati Q si osserva in sindromi schizofreniche o melanconiche (il depresso che percepisce il mondo grigio e senza senso, i cibi insipidi, ecc.)
DISTURBI QUALITATIVI DELLA PERCEZIONE Cambiamento di una qualità percettiva elementare ERITROPSIA, XANTOPSIA q alterata percezione dei colori per cui gli oggetti appaiono colorati rispettivamente in rosso o in giallo q si possono osservare in corso di stati tossici e in lesioni dell’apparato oculare o della regione temporo-parieto-occipitale MICROPSIA, MACROPSIA q alterata percezione delle dimensioni degli oggetti che appaiono rispettivamente più piccoli o più grandi di quanto essi siano q sono dovute, di solito, a cause organiche quali lesioni dell’apparato oculare o della regione temporo-parieto-occipitale
FALSAMENTO DELLE PERCEZIONI ² ILLUSIONE ² ALLUCINAZIONE ² PSEUDOALLUCINAZIONE ² ALLUCINOSI
ILLUSIONE - percezione inadeguata dell’oggetto - alterata interpretazione di stimoli sensoriali che comporta la percezione di un oggetto differente da quello reale - prodotto inadeguato della integrazione tra i dati sensoriali e quelli psicologici soggettivi
ALLUCINAZIONI - l’allucinazione è una percezione senza oggetto - il soggetto percepisce con carattere di concretezza, di obiettività, di spazialità sensoriale, oggetti, suoni, parole, ecc. assolutamente inesistenti vivendoli come reali - le allucinazioni possono verificarsi in ogni ambito sensoriale o anche interessarne più di uno contemporaneamente (allucinazioni combinate in cui almeno due strutture sensoriali vengono coinvolte: ad es. vedere delle persone e udirne delle voci)
LE ALLUCINAZIONI POSSONO ESSERE RELATIVAMENTE: ALLA FORMA Q semplici o elementari (suoni, rumori, luccichii) Q complesse (oggetti, parole, frasi, persone) Q combinate
ALL’ORGANO SENSORIALE q visive (se l’oggetto dell’allucinazione è proiettato fuori dal campo visivo si parla di allucinazioni extracampali; allucinazioni negative; sono tipiche delle sindromi psichiatriche organiche o tossiche) q uditive (il contenuto può essere amichevole o ingiurioso, imperative, dialoganti, ripetere il pensiero del paziente [eco del pensiero]; caratterizzano varie sindromi psicopatologiche) q olfattive e gustative (solitamente associate; odori ripugnanti, sapori disgustosi, meno frequentemente profumi; si ritrovano nelle alterazioni della coscienza e più di rado nelle psicosi funzionali) q somatiche (cenestesiche [sensazioni abnormi di tutto il corpo o parti di esso; sensazione di deflorazione, sodomizzazione], tattili e termiche, chinestesiche o motrici; tali allucinazioni si riscontrano principalmente nella schizofrenia)
A PARTICOLARI MODALITA’ DI INSORGENZA q funzionali (allucinazioni presenti solo quando l’organo di senso interessato è in quel momento in attività e cioè atto a recepire stimoli sensoriali [visioni che insorgono a occhi aperti e scompaiono chiudendo gli occhi]) q riflesse (allucinazione nell’ambito di un determinato organo di senso che si verifica solo quando è stimolata una differente struttura sensoriale [alla vista della foto di un leone, percezione reale, si può sentirne il ruggito, allucinazione riflessa]; si verificano spesso in caso di intossicazione)
PSEUDOALLUCINAZIONE q Percezioni allucinatorie senza carattere di spazialità, avvertite nello spazio soggettivo interno (dietro la fronte, nel petto, ecc.) e come provenienti dalla mente. Sono prive della collocazione proiettiva nello spazio esterno (voci interne, immagini interne). q Sono da considerare come fenomeno psicosensoriale abnorme intermedio tra rappresentazione mentale normale e allucinazioni q Insorgono indipendentemente dalla volontà e vengono vissute dal soggetto come fenomeni psichici “strani o estranei” q Si riscontrano nella schizofrenia, dove secondo alcuni autori sarebbero più frequenti delle vere allucinazioni ALLUCINOSI q Percezione allucinatoria di cui il soggetto è in grado di riconoscere la natura patologica non accettandola come percezione normale q Si osserva di solito in corso di lesioni del tronco encefalico (allucinosi visiva peduncolare) e talora di altre lesioni encefaliche (temporo-occipitali) q Il termine allucinosi è usato anche per definire sindromi per lo più tossiche ricche di fenomeni allucinatori: ad es. l’allucinosi alcolica, quadro clinico ricco di allucinazioni uditive, che si può osservare come complicanza di etilismo cronico
DISTURBI DEL PENSIERO
Il PENSIERO Il pensiero è quell’attività operativa della psiche che, attraverso processi di associazione, correlazione, integrazione, astrazione e simbolizzazione dei dati informativi (percezioni e rappresentazioni), permette la valutazione della realtà e la formulazione di giudizi. L’intelligenza e la memoria costituiscono attività di “fondo” indispensabili al processo del pensiero: la prima per impostarlo ed elaborarlo in modo valido; la seconda per richiamare i contenuti di coscienza sui quali si esplicano i processi ideativi
DISTURBI DEL PENSIERO Disturbi formali: alterazione dei principi che presiedono alla strutturazione o ideazione Accelerazione ideica Rallentamento e inibizione del pensiero Prolissità, circostanzialità, perseverazione Pensiero dissociato Pensiero incoerente Pensiero ossessivo (anancastico) Disturbi del contenuto: alterazioni delle singole idee Idea prevalente Delirio
ACCELERAZIONE IDEICA Accelerazione del pensiero che si presenta tanto ricco di idee, quanto labile, incapace cioè di fissarsi su specifici contenuti. Nel grado estremo (fuga delle idee) i contenuti ideativi si succedono con straordinaria celerità e mutevolezza, associati tra di loro in modo superficiale, spesso in virtù di semplici assonanze fonetiche. Talora il passaggio da un tema all’altro è provocato da un insignificante stimolo proveniente dall’ambiente. Ne consegue una digressione continua del pensiero che perdendo qualsiasi linea direttrice “scivola” da un argomento all’altro L’eloquio è fluido, scorrevole, abbondante e irrefrenabile (logorrea), ricco di motteggi, giochi di parole, battute di spirito La fuga delle idee e la logorrea sono tipici degli stati di eccitamento maniacale. Accelerazione ideica di grado modesto si ritrova in condizioni di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze psicostimolanti
RALLENTAMENTO E INIBIZIONE DEL PENSIERO I contenuti ideativi sono scarsi e poveri, l’associazione lenta, l’elaborazione stentata, l’espressione difficoltosa L’eloquio è faticoso, scarno, perde i caratteri della spontaneità; i tempi di latenza alle domande sono aumentati. Si associa ad una inerzia dell’attività motoria e dell’espressività mimica. Nei casi più gravi si può arrivare a uno stato di inibizione completa (arresto psicomotorio) La depressione endogena è il quadro clinico in cui più tipicamente si verifica questo disturbo, può riscontrarsi anche nella schizofrenia catatonica e nelle sindromi psico-organiche con confusione mentale
PROLISSITÀ- CIRCOSTANZIALITÀ- PERSEVERAZIONE Prolissità: il pensiero raggiunge la sua meta solo in modo indiretto Circostanzialità: è ricco di dettagli irrilevanti, di particolari accessori e futili. Viene meno la capacità di discernere l’essenziale dal futile. La conversazione risulta essere colma di “parentesi” e clausole sussidiarie Perseverazione: indica la persistenza nella coscienza di pensieri che vengono ripetuti in modo continuativo e acritico, e non vengono rimossi da nuovi stimoli o esperienze Si tratta di disturbi di frequente riscontro in soggetti affetti da sindromi psico-organiche
PENSIERO DISSOCIATO Caratterizzato dal venir meno nel discorso dei comuni nessi associativi fra le singole idee; è un pensiero frammentario, privo di logicità, bizzarro e sconclusionato; nel pensiero dissociato si riscontrano: Fusioni: concetti originali e insensati risultanti dalla condensazione di due o più idee eterogenee Iperinclusioni: inserimento nel corso del pensiero logico di un concetto non appropriato Deragliamenti: deviazioni del corso del pensiero da un tema a un altro senza rapporti apparenti Intoppi (blocchi o barrages): interruzione temporanea del corso del pensiero dovuta all’eclissarsi della coscienza e dei suoi contenuti Il pensiero dissociato è tipico delle psicosi schizofreniche (linguaggio slegato, contorto, distorto, sibillino, allusivo, inconcludente anche se talora sintatticamente corretto)
IDEA PREVALENTE Idee o complessi di idee affini nel contenuto, sorrette da un fondo affettivo molto intenso (cioè formatesi in dipendenza di stati affettivi particolari), che assumono importanza e priorità rispetto agli altri contenuti mentali, tanto da dominarli in maniera temporanea o duratura e da permeare di essi l’intera vita psichica. Si tratta di idee la cui insorgenza è comprensibile in relazione alla carica affettiva che le motiva e le sostiene; sono accessibili alla critica e derivano da eventi possibili o reali (convinzioni etiche o politiche, ipotesi scientifiche, la prospettiva di un esame, di un intervento chirurgico, ecc.) L’ideazione prevalente non è di per sé indice di una psicopatologia in atto, anche se in determinati stati psicopatologici (sindromi depressive, stati d’ansia) è possibile una maggiore presenza di idee prevalenti soprattutto a contenuto spiacevole L’ideazione prevalente viene posta da alcuni autori in relazione al delirio (e per questo collocata nei disturbi del contenuto del pensiero); talora, infatti, l’idea prevalente: si amplifica, perde qualsiasi rapporto con la realtà, il fondo affettivo che la sottende si inaridisce, il soggetto, quindi, prova smarrimento nel tentativo trovare degli indizi che la confermino
DIFFERENZE TRA IDEA OSSESSIVA E IDEA PREVALENTE vissuta come estranea vissuta come parte integrante della personalità assenza di rapporti diretti con l’affettività sostenuta da un fondo affettivo intenso non è accettata dal paziente (psichismo di difesa) accettata anche se spiacevole criticata come assurda criticabile ma non ritenuta assurda limita l’espressione della personalità talora connessa ad attività creative
DELIRIO PRIMARIO: indipendente da qualsiasi esperienza psichica, si presenta cioè come fenomeno primario inderivabile, indeducibile e quindi incomprensibile; il concetto di incomprensibilità non si riferisce ai contenuti del delirio (che una persona si senta perseguitata e controllata nel posto di lavoro, o si senta tradita dalla moglie, ecc., non ha di per sé niente di inverosimile e può avere persino un corrispettivo reale), ma è il modo in cui tale convinzione si instaura che appare non intuibile, che sfugge alla capacità di immedesimazione e di comprensione (non vi è possibilità di cogliere, al di fuori delle interpretazioni psicodinamiche, una psicogenesi “comprensibile” al comune buon senso). Il delirio primario è spesso preceduto o accompagnato nel suo formarsi da uno stato d’animo o umore predelirante, in cui il paziente perplesso, preoccupato, allarmato, si interroga sul significato di sensazioni, cambiamenti interni o esterni inspiegabili e incontrollabili.
Delirio: definizione e caratteristiche Definizione: idea errata che viene mantenuta in modo incorregibile Caratteristiche: 1) straordinaria convinzione, 2) inconfutabilità, 3) impossibilità, 4) autoriferimento
Secondo Jaspers le manifestazioni più frequenti nell’ambito del delirio primario sono: q percezione delirante: percezione di per sé corretta a cui viene attribuito un significato del tutto abnorme, incomprensibile, incongruo, senza che ciò possa essere riferibile immediatamente a contenuti psichici o situazioni evidenti e plausibili (il suono di un clacson, pur percepito correttamente, assume ad es. il significato di un segnale di minaccia) q intuizione delirante: idea o gruppo di idee che, sorte improvvisamente alla mente del soggetto, senza alcun rapporto con la realtà, vengono accettate come verità incontestabili (ad es. il convincimento che il mondo sta per finire)
DELIRIO SECONDARIO O DELIROIDE: diversamente dal delirio primario, emerge più lentamente, in genere durante o dopo un periodo di turbamenti emotivi; è costituito da una o più idee deliranti deducibili e comprensibili in rapporto ad altri contenuti psichici attualmente presenti: Qdeliroide affettivo (ad es. un delirio di rovina in corso di una grave sindrome depressiva) Qdeliroide da situazione (spavento, carcerazione, isolamento sociale, ecc.) Qdeliroide psicosensoriale (conseguente a fenomeni psicosensoriali abnormi) Qdeliroide “caratterogeno” (in personalità particolarmente suscettibili, introverse, ecc. ad es. il timido sospettoso che arriva a credere di essere oggetto di osservazione malevola altrui)
DELIRI DI PERSECUZIONE: convinzione che l’ambiente sia ostile; in base ai temi persecutori si distinguono: q delirio di riferimento (il paziente vive le situazioni e gli avvenimenti come riferiti in modo specifico a lui) q delirio di nocumento (“tutte” le persone osteggiano o palesemente danneggiano il paziente con modalità che lui stesso non sa precisare) q delirio di influenzamento (il pensiero e il corpo sono vissuti dal paziente come agirti dall’esterno attraverso mezzi particolari, quali onde magnetiche, pensiero telepatico, ecc.) q delirio di veneficio (i persecutori attentano alla vita del paziente mediante l’avvelenamento del cibo, bevande o altri subdoli sistemi) q delirio di rivendicazione o querulomane (il paziente è convinto di aver subito un’ingiustiziae di conseguenza è alla ricerca di una riparazione sia per vie legali, sia tramite comportamenti antisociali q delirio di persecuzione propriamente detto (il soggetto identifica i suoi persecutori e le modalità con le quali questi esplicano la loro persecuzione)
DELIRIO MISTICO: convincimento abnorme di vivere o essere in contatto o in comunicazione con una divinità
DELIRI DEPRESSIVI: i temi depressivi sono rappresentati da un complesso di contenuti ideici improntati al più nero pessimismo e alla massima colpevolizzazione personale: q delirio di colpa o di autoaccusa (il paziente si attribuisce responsabilità inesistenti concernenti la trasgressione della religione o della morale, il compimento di atti delittuosi, la rovina economica della famiglia; ritiene di aver compromesso con la sua indegnità tutti i suoi cari, ecc.) q delirio di rovina (il paziente ritiene la sua situazione economica e sociale ormai irrimediabilmente compromessa: ridotto alla più cupa povertà, abbandonato da tutti gli amici, condannato a un’esistenza senza possibilità di riscatto, il paziente invoca la morte e spesso se la procura con il suicidio) q delirio nichilistico o di negazione (può essere riferito a se stessi o al mondo esterno; nel primo caso viene negata l’esistenza di singoli organi o della propria persona; nel secondo caso è la vita dei familiari, delle altre persone, delle cose e del mondo ad essere negata) q delirio ipocondriaco (il paziente è convinto di essere portatore di una qualche terribile malattia, di essere condannato a sicura morte; il male alberga nei suoi organi interni, le ossa sono rammollite, il fegato si macera)
DELIRI DI GRANDEZZA O ESPANSIVI: insieme di tematiche deliranti improntate all’orgoglio, alla sicurezza, all’aggressività, che hanno come caratteristica comune un’abnorme narcisistica amplificazione del sentimento del sé e delle sue proiezioni all’esterno: q delirio ambizioso (convinzione di possedere notevole forza fisica, di poter primeggiare in qualsiasi competizione, di essere dotati di acume e genialità q delirio erotomane (certezza di essere amati da altra persona a livello sociale e culturale superiore) q delirio megalomanico (convinzione di essere dotati di poteri vastissimi, sia materiali che spirituali, e dell’immortalità del corpo) q delirio di potenza (il soggetto si identifica con famosi personaggi politici, militari, ecc.) q delirio genealogico (il soggetto si ritiene diretto discendente di qualche illustre casato dell’alta aristocrazia, parente di re, principi, ecc.) q delirio inventorio (autoattribuzione di invenzioni di notevole portata) q delirio di enormità (il soggetto considera il suo corpo disposto al centro dell’universo, immenso, onnipresente e totipotente)
DELIRIO DI GELOSIA: assoluta convinzione di essere traditi dal proprio partner; il paziente cerca in tutti i modi di trovare le prove dell’inganno spiando, pedinando al persona amata, talora cercando di estorcere la confessione dell’infedeltà, ricorrendo alla violenza; il delirio di gelosia è più frequente nel sesso maschile ed è tipico della paranoia alcolica
DELIRI DI TRASFORMAZIONE: possono concernere modificazioni dell’ambiente esterno oppure modificazioni del proprio corpo o parti di esso: q delirio di trasformazione cosmica (si associa a un terrifico o estatico sentimento di un imminente globale cambiamento del mondo o dell’esistenza) q delirio palignostico (il paziente non riconosce o attribuisce identità erronea a persone a lui familiari) Q delirio di trasformazione corporea (convincimento di trasformazione di organi del corpo: fegato di vetro, cervello putrefatto, o dell’intero corpo trasformato, per es., in quello di un animale: delirio zooantropico
Focus sulla Dissociazione Mentale - I Per dissociazione mentale (Spaltung) si intende, in senso generico, la separazione o isolamento o discordanza delle funzioni psichiche con conseguente frammentazione dello psichismo, in senso più ristretto, la frammentazione del pensiero cioè la perdita dei legami associativi tra le idee. La dissociazione mentale si può manifestare quindi con modalità diverse: come perdita, riduzione o allentamento dei legami associativi nel decorso ideico; come incongruenza tra contenuti intellettuali e affettività; come bizzarra e disarmonia comportamentale: la condotta e la comunicazione del paziente si fanno pertanto incomprensibili, impenetrabili, bizzarri.
Focus sulla Dissociazione Mentale - II La dissociazione del pensiero consiste in una perdita del legame logico tra le idee; il pensiero si fa labile, sconnesso, scucito, con accostamenti e connessioni strane. Allorchè concomita uno stato di agitazione psicomotoria parole e brani di frasi,privi di significato, si intrecciano con esclamazioni, minacce e insulti (dissociazione con fuga delle idee). Talora il corso del pensiero viene bruscamente interrotto (intoppo) per riprendere dopo un intervallo con un tema nuovo. I malati possono mostrare una adeguata partecipazione mimica, oppure una espressione smarrita e si gurdano intorno come fossero disorientati (perplessità).
PENSIERO INCOERENTE Disgregazione del corso del pensiero in frammenti sconnessi, eterogenei e fugaci L’alterazione dell’ideazione è ricondotta a una modificazione dello stato di coscienza: riduzione dello stato di vigilanza, labilità dell’attenzione Tipico delle psicosi confusionali ed organiche
L’AFFETTIVITÀ L’affettività è la capacità di provare emozioni (paura, dolore, simpatia, amore, odio, rabbia, etc.). Tali emozioni differiranno nel singolo individuo in relazione allo stimolo causale e soprattutto a quella disponibilità affettiva di base o usuale definibile come umore o temperamento La sfera affettiva comprende quindi esperienze psichiche, strettamente aderenti al soggettivo, che si situano variamente nell’ambito delle due polarità antitetiche piacere-dispiacere L’affetto è un termine generale per indicare i sentimenti e le emozioni “ogni processo intellettivo fa risuonare dei sentimenti, e viceversa i sentimenti possono destare dei ricordi e guidare il nostro pensiero. I processi affettivi e intellettivi non sono che aspetti diversi della medesima vita psichica” (Eugen Bleuler)
In base all’intensità, alla durata e alle modalità di insorgenza i fenomeni affettivi si dividono in: EMOZIONI: stati affettivi intensi, per lo più a brusca insorgenza e a rapido declino e di varia tonalità, reattivi di solito a eventi esterni o interni; oltre a influenzare profondamente i processi psichici e il comporta-mento, si esprimono sul versante neurovegetativo con sudorazione, tachicardia, nausea, rossore o pallore al viso, tremore, ecc. Si caratterizzano secondo Jaspers per: Rapporto causa-effetto con un avvenimento scatenante Rapporto di comprensibilità fra il contenuto e la causa Cessano con il venir meno della causa SENTIMENTI: sono stati affettivi più stabili e duraturi, variamente diretti verso persone, situazione, scopi. Essi, una volta sviluppati, si mantengono per lungo tempo (anche per sempre) e coloriscono stabilmente la risonanza emotiva individuale, motivando o favorendo decisioni e comportamenti corrispondenti al sentimento provato UMORE: disposizione affettiva abituale, cioè lo stato affettivo di base, caratteristico e tipico di una persona nel corso del tempo; l’umore fondamentale va distinto da stati temporanei dell’umore, comportanti modificazioni del consueto umore di fondo, dovuto a fattori diversi (alcool, sostanze psicotrope, ecc.) o ad eventi più o meno piacevoli o spiacevoli
PSICOPATOLOGIA DELL’AFFETTIVITÀ Umore depressivo-depressione Stato ipertimico-mania Umore irritabile-disforia Labilità affettiva-stato misto Paralisi acuta del sentimento o stupore emotivo Dissociazione affettiva Apatia-anedonia Sentimento di mancanza di sentimento Ambivalenza affettiva Fobia-paura Ansia-angoscia
PSICOPATOLOGIA DELL’AFFETTIVITÀ Patologia emotiva Fobia-paura Timore o paura immotivata Agorafobia (paura degli spazi aperti) Claustrofobia (paura degli spazi chiusi) Patofobia (paura delle malattie) Ereutofobia (paura di arrossire o vergognarsi) Acrofobia (paura delle altezze) Specifiche (sangue, siringhe, animali) Ansia-angoscia Inquietudine per l’attesa di pericolo imminente, spesso non definito Sintomi fisici (sintomi cardiorespiratori, urinari e gastrointestinali) e psichici (angoscia, paura, panico, ipervigilanza)
LA COSCIENZA In termini psicologici la coscienza è intesa come consapevolezza di se stessi e del mondo oggettivo, cioè come esperienza psichica attuale che include la totalità dei fenomeni psichici vissuti in un dato momento La coscienza si configura come attività integrativa che organizza informazioni provenienti sia direttamente dai dati esperenziali attuali, sia dai dati mnesici di passate esperienze, al fine di usarle correttamente per formulare valutazioni immediate e future sulla realtà, per riconoscerla e orientarsi adeguatamente dentro di essa L’attività di coscienza garantisce la possibilità di processi di giudizio, di discriminazione, di scelta e la collocazione dell’esperienza nell’ambito di un corretto orientamento temporo-spaziale
LA COSCIENZA DELL’IO SECONDO JASPERS Coscienza dell’attività: ogni evento psichico (percezione, pensiero ricordo etc.) è ascrivibile all’attività dinamica dell’Io. La personalizzazione è un’esperienza che connota come propri gli eventi psichici che hanno come soggetto l’Io Coscienza dell’unità: le diverse manifestazioni del soggetto sono l’espressione di un nucleo unitario fondamentale della personalità dell’Io Coscienza dell’identità: l’Io si sente lo stesso in tempi diversi perché esiste un continuum tra le sue varie esperienze Coscienza della delimitazione: l’Io si esperisce come entità delimitata dal mondo e dagli altri
L’attività di coscienza garantisce la possibilità di processi di giudizio, di discriminazione, di scelta, e la collocazione dell’”esperienza” nell’ambito di un corretto orientamento temporo-spaziale Condizione necessaria perché si realizzi l’esperienza cosciente è lo stato di veglia (rappresentando il sonno, in contrapposizione, una fisiologica sospensione o diminuzione dell’attività di coscienza), cioè quello stato di vigilanza con presenza di un’attenzione di base mobile, orientabile e concentrabile, di volta in volta, sia su temi interni sia su oggetti esterni L’attenzione (intesa come disponibilità a focalizzare e a indirizzare l’attività di coscienza verso specifici “argomenti”) è strettamente connessa con il livello di vigilanza, determinando l’ampiezza del campo di coscienza, cioè l’insieme di quei contenuti dell’esperienza (interna ed esterna) di cui si è al momento consapevoli
L’attività di coscienza è influenzata da: La condizione affettiva (ad es. l’ansia può produrre distraibilità e ridurre il livello di attenzione) L’orientamento del pensiero L’entità degli stimoli esterni afferenti
Il termine coscienza viene usato in ambito psichiatrico anche per indicare la coscienza o consapevolezza di malattia, intesa come capacità o meno del soggetto di riconoscere l’aspetto patologico e disturbato del suo funzionamento mentale rifiutandolo o accettandolo L’insight non è sovrapponibile alla coscienza di malattia, intendendo con tale temine uno stato di consapevolezza critica che consente la comprensione del significato, delle motivazioni, delle risonanze affettive e delle espressioni comportamentali della vita mentale La coscienza di malattia comporta il riconoscimento dell’alterato “funzionamento” psichico, l’insight corrisponde alla possibilità di coglierne il senso più profondo e più autentico acquisendo consapevolezza delle condizioni profonde che lo sottendono
DISTURBI DELLO STATO DI COSCIENZA Le alterazioni dello stato di coscienza sono rilevabili nelle psicosi secondarie a intossicazioni croniche, nelle malattie infettive, febbrili, nelle lesioni cerebrali traumatiche, vascolari, degenerative, nella epilessia. Turbe della lucidità della coscienza o della vigilanza (alterazione ipnoide della coscienza) Restringimento del campo della coscienza (stato crepuscolare) Turbe della funzione strutturante o del controllo della coscienza (alterazione onirica della coscienza)
ALTERAZIONE IPNOIDE DELLA COSCIENZA Sono rappresentate dagli stati di obnubilamento o di offuscamento caratterizzati da un deficit quantitativo della vigilanza e da una riduzione globale del livello funzionale e delle attività psichiche Coscienza normale Obnubilamento Sonnolenza Sopore Coma morte
STATO CREPUSCOLARE Condizione in cui, per un restringimento del campo fenomenico, la coscienza è circoscritta su un limitato numero di contenuti psichici. La realtà è percepita e elaborata in maniera non corretta; il soggetto è totalmente assorto nelle sue esperienze da precludere ogni rapporto con l’ambiente Esordio e fine improvvisi Variabilità di durata (da poche ore a diverse settimane) Manifestazioni di atti violenti inattesi o “scoppi emotivi” nel corso di un comportamento tranquillo Non rimane alcun ricordo di quanto accaduto si riscontra nell’epilessia temporale, in alcuni gravi eventi emotivi e in alcune forme di “isteria”
ALTERAZIONI ONIRICHE DELLA COSCIENZA Stato crepuscolare onirico (stato crepuscolare disorientato): Restringimento del campo della coscienza Disorientamento spazio-temporale Turbe dei processi ideativi che appaiono frammentati e strutturati Viene meno la capacità di distinguere tra immaginario e realtà, tra soggettivo e oggettivo Stato confusionale (amenza): è il più grave e complesso tra i disturbi della coscienza; si associa sempre a gravi fenomeni vegetativi e alterazioni dell’equilibrio idroelettrico Disorientamento nel tempo, nello spazio e verso le persone Disturbi mnesici Compromissione delle funzioni percettive (illusioni, allucinazioni) Pensiero incoerente, frammentario, disarticolato Reazioni affettive abnormi, incongrue Inibizione, stupore, stati di eccitamento o manifestazioni motorie mutevoli Stato oniroide: florida produttività delirante fantastica e cangianti fenomeni allucinatori visivi mescolati alla percezione corretta della realtà e accompagnati da una intensa partecipazione affettiva. Il soggetto sembra vivere in un mondo di sogno
ALTERAZIONI DELLA COSCIENZA DELL’IO La depersonalizzazione è l’angosciante vissuto che gli eventi psichici non appartengano all’Io. Tale sentimento di estraneità si caratterizza nella perdita della “meità”, dei propri atti e stati psichici. Depersonalizzazione autopsichica: sentimento di estraneità, di non appartenenza all’Io dei contenuti di coscienza; si associa a sentimenti angosciosi, all’esperienza di automatismo mentale e delle proprie azioni o alla perdita del sentimento (depersonalizzazione affettiva) Depersonalizzazione somatopsichica: sentimento di estraneità del proprio corpo o di sue parti (può accompagnarsi a sensazioni di trasformazione o cambiamento degli organi. Il delirio nichilistico ne rappresenta l’estrema gravità) Depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione: l’ambiente è vissuto come irreale, estraneo