LA VIA DEL TRASFIGURARE

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Transcript della presentazione:

LA VIA DEL TRASFIGURARE Sintesi e proposte (a cura di Goffredo Boselli)

Gesù di Nazaret non ha mai lasciato cose e persone come le aveva trovate, ma ha trasfigurato tutto e tutti nei suoi incontri quotidiani. Bisogna allora lasciarsi trasfigurare e non ostacolare l’opera di Dio in noi e intorno a noi, ma saperla piuttosto riconoscere e aderirvi.

Percepire lo sguardo trasfigurante del Signore su di noi ci conduce a cogliere il valore dello sguardo sull’altro, come riconoscimento della sua dignità, soprattutto quando questa è attraversata da fragilità e povertà.

Trasfigurare è far emergere la bellezza che c'è, e che il Signore non si stanca di suscitare nella concretezza dei giorni, delle persone che incontriamo e delle situazioni che viviamo.

Spirito all’opera: fatiche e risorse Fatica: attivismo pastorale. Troppa attenzione all’aggregazione e all’animazione, che non risponde alla domanda di interiorità. Risorsa: ricerca di interiorità. Proposta: cammini di fede che comprendano esperienze significative di preghiera, di formazione liturgica e di accompagnamento spirituale .

Fatica: un’insufficiente integrazione tra liturgia e vita come mancanza di coinvolgimento esistenziale del credente con il mistero di Cristo celebrato. Risorsa: una liturgia più capace di introdurre al mistero. Proposta: l’attenzione mistagogica potrebbe rivitalizzare la liturgia, per aprirsi alla grazia e alla vera esperienza di Dio. Occorre “trasformare in vita i gesti della liturgia”.

Fatica: una certa frammentarietà della proposta pastorale. Risorsa: l’alleanza tra Parola di Dio e profezia, tra Parola e partecipazione ai sacramenti, tra Parola e carità. Proposta: dare circolarità a tre componenti fondamentali: annuncio, liturgia e carità.

Linee di azione 1. Il primato alla Parola di Dio annunciata, ascoltata e pregata

lectio divina, per una lettura sapienziale ed esistenziale delle sacre Scritture; momenti di preghiera e di confronto anche in famiglia; centri di ascolto nei quartieri; - momenti di silenzio e di preghiera nelle comunità, per far crescere l’interiorità e preparare a gustare il mistero celebrato.

2. La liturgia come evento di trasfigurazione, culmine e fonte di tutta la vita cristiana

rinnovamento che coinvolga pastori e fedeli nella preparazione e nell’intelligenza della liturgia, perché torni ad essere gustata, a interagire con tutte le dimensioni dell’umano, e aiuti a riscoprire la dimensione contemplativa e simbolica della vita cristiana; - valorizzazione e formazione dei gruppi liturgici che aiutino la comunità a crescere e a educarsi al senso del bello, e a vivere tutti i momenti della liturgia;

promozione di una ricca ministerialità, che sappia accogliere, animare, accompagnare e sostenere tutte le persone, in particolare quelle in difficoltà; - piena valorizzazione della domenica nella sua dimensione di festa del popolo di Dio e nella sua carica umanizzante.

3. L’esercizio di una carità capace di accogliere e coinvolgere tutti con umiltà, disinteresse e gioia

abitare ogni luogo dell’umano, raggiunto dall’azione dello Spirito Santo, affinché ciascuno sappia suscitare il desiderio dell’Oltre; - farsi prossimo agli uomini e alle donne che si incontrano, curando le relazioni e manifestando un tratto di tenerezza, soprattutto verso i poveri e i sofferenti;

- riscoprire la pietà popolare come un’opportunità, anche se bisognosa di evangelizzazione, e una risorsa utile per formare la coscienza civile, dare consistenza al radicamento sul territorio e all’appartenenza ad una comunità.

CONSEGNE Riaffermare il posto centrale che occupano la liturgia, la preghiera e i sacramenti nella vita ordinaria delle comunità.

La comunità riconosce che ciò che la tiene in vita non è il suo attivismo ma ciò che il Signore fa per lei. La liturgia addita il valore della gratuità e manifesta che la misura dell’identità cristiana non è il conseguimento di risultati verificabili ma l’essere Chiesa secondo il Vangelo.

Chiarire che tra la chiesa in preghiera e la chiesa in uscita non c’è contrapposizione. La Chiesa che celebra è la stessa che va verso le periferie esistenziali.

La pastorale dei sacramenti è oggi una pastorale missionaria La pastorale dei sacramenti è oggi una pastorale missionaria. Gli snodi cruciali della vita sono le periferie esistenziali verso le quali la Chiesa è impegnata a uscire. Il trasfigurare investe la vita quotidiana, ma anche la cultura e le tradizioni di fede di un territorio. I sacramenti della Chiesa sono un cammino di umanizzazione evangelica.

Incamminare le comunità cristiane verso la ricerca di una sempre maggiore umanità della liturgia affinché facciano esperienza dell’umanità di Dio rivelata da Gesù Cristo.

Le liturgie siano capaci di ricreare quel tipo di relazione che Gesù di Nazaret sapeva creare con le persone che incontrava. La relazione è lo stile del trasfigurare. Una relazione che è fatta di gesti semplici, ordinari e insieme straordinari per la carica di umanità che trasmettono.

Le liturgie di domani per essere cammini di prossimità, di misericordia, di tenerezza e di speranza saranno chiamate a diventare spazi di santità ospitale. Liturgie ospitali che sanno andare incontro alle persone fino a portare la fatica di chi fatica a vivere e a credere; che siano consolazione per chi è provato e ferito dalla vita, che siano capaci di dare ragioni per sperare.