1 RE 21,1-29 RIFLESSIONE E ATTUALIZZAZIONE

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Transcript della presentazione:

1 RE 21,1-29 RIFLESSIONE E ATTUALIZZAZIONE LA VIGNA DI NABOT 1 RE 21,1-29 RIFLESSIONE E ATTUALIZZAZIONE

TESTO E SUA DIVISIONE CAP.21,1-4: ACAB E NABOT 1In seguito avvenne questo episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samaria. 2Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa. Al suo posto ti darò una vigna migliore di quella, oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale». 3Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri». 4Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri!». Si coricò sul letto, voltò la faccia da un lato e non mangiò niente.

COMMENTO IZREEL oggi Zer’in La residenza di Acab è detta «hekal» ossia termine usato per indicare la sala del tempio Alla proposta del re Acab rifiuta in quanto «eredità dei padri», probabilmente connessa con una qualità sacrale. Esiste un possibile riferimento a Lev. 25,23 «23Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti» Si può paragonare Acab a Saul (1 Sam.15): entrambi caduti in depressione, ma poi travolti dalle circostanze da mettersi contro la legge.

CAP.21,5-7 ACAB E GEZABELE 5Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: «Perché mai il tuo animo è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». 6Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreèl: “Cedimi la tua vigna per denaro, o, se preferisci, ti darò un’altra vigna” ed egli mi ha risposto: “Non cederò la mia vigna!”». 7Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu eserciti così la potestà regale su Israele? Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».

COMMENTO Elemento piscologico nel rapporto uomo –donna. Elemento teologico: riferimento Adamo-Eva Gezabele (etim. «amante di Baal») spinge il sovrano ad un atto di autoritarismo, ma poi è lei stessa che dà la vigna al marito

CAP.21,8-14 PIANO ORDITO CONTRO NABOT 8Ella scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai notabili della città, che abitavano vicino a Nabot. 9Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. 10Di fronte a lui fate sedere due uomini perversi, i quali l’accusino: “Hai maledetto Dio e il re!”. Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». 11Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedito. 12Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. 13Giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo lapidarono ed egli morì. 14Quindi mandarono a dire a Gezabele: «Nabot è stato lapidato ed è morto».

COMMENTO L’indizione del digiuno mette in luce proprio il grave peccato e che viene a pesare sulla comunità. I due malviventi ingaggiati, di cui uno si chiama Beliar, nome che indicherà il diavolo testimoniano la bestemmia di Nabot. A giudizio fatto, segue l’esecuzione

CAP.21,15-16 ACAB SI APPROPRIA DELLA VIGNA 15Appena Gezabele sentì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Su, prendi possesso della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di dartela in cambio di denaro, perché Nabot non vive più, è morto». 16Quando sentì che Nabot era morto, Acab si alzò per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderne possesso.

Gezabele non rivela al marito la morte di Nabot Gezabele non rivela al marito la morte di Nabot. Mentre lo invita a prendere possesso della vigna: Acab è succube della moglie I LXX invece aggiungono che Acab venne a conoscenza del fatto; si tracciò le vesti e fece penitenza

CAP.21,17-19 PRIMO ORACOLO DI GIUDIZIO CONTRO ACABA 17Allora la parola del Signore fu rivolta a Elia il Tisbita: 18«Su, scendi incontro ad Acab, re d’Israele, che abita a Samaria; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderne possesso. 19Poi parlerai a lui dicendo: “Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi!”. Gli dirai anche: “Così dice il Signore: Nel luogo ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue”».

Secondo lo stereotipo della parola divina, vi è l’annuncio della punizione di Dio Acab viene punito per aver infranto due comandamenti: « non uccidere» e «non desiderare la casa del tuo prossimo…»

CAP.21,20-24 SECONDO ORACOLO DI GIUDIZIO 20Acab disse a Elia: «Mi hai dunque trovato, o mio nemico?». Quello soggiunse: «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. 21Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. 22Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasà, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. 23Anche riguardo a Gezabele parla il Signore, dicendo: “I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl”. 24Quanti della famiglia di Acab moriranno in città, li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna, li divoreranno gli uccelli del cielo».

COMMENTO Scena di un confronto da film western (osservare il testo e immaginare la scena nel volto dei due Elia e Acab) A ben osservare si può ritenere tale oracolo in senso più vasto, cioè in riferimento a tutti quegli schemi teologici verso i re, relativi alla fine della loro dinastia. Oracolo anche contro la dinastia di Gezabele (2 Re 9,35ss)

CAP.21,25-26 RIFLESSIONE SULLA CONDOTTA DI ACAB 25In realtà nessuno si è mai venduto per fare il male agli occhi del Signore come Acab, perché sua moglie Gezabele l’aveva istigato. 26Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva scacciato davanti agli Israeliti. CAP. 21,27-29 PENITENZA DI ACAB 27Quando sentì tali parole, Acab si stracciò le vesti, indossò un sacco sul suo corpo e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. 28La parola del Signore fu rivolta a Elia, il Tisbita: 29«Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò venire la sciagura durante la sua vita; farò venire la sciagura sulla sua casa durante la vita di suo figlio».

COMMENTO Acab è «SEDOTTO» come Adamo Acab è idolatra Acab si pente (il testo sembra ricordare il pentimento di Davide), ma il castigo divino tocca il figlio. Ritorna il giudizio sulla dinastia futura.

VISIONE DEL Dtr SULLA STORIA Il regno di Acab si contraddistingue anche per le sue «fortunate» imprese militari. Ma il giudizio sul re viene dato in base alla «parola di Dio» E tramite questa che il Dtr vuole condurre il lettore a comprendere la catastrofe futura, a partire dal «cuore dell’uomo» che si è allontanato da Dio, appunto come Adamo Perciò così viene narrata la storia della monarchia, illustrata con schemi teologici, nella quale ad una situazione di idolatria si susseguono atti di bieca ingiustizia verso i deboli. E’ la brutalità del potere e la sua connivenza con la malvagità. E l’idolatria è proprio questa: mettere al posto di Dio la propria volontà sopraffattrice.

IL COMMENTO DI PAPA FRANCECO SULLA STORIA DI NABOT

24.02.2016 Il papa ha segnalato l’importanza dell’episodio della Vigna di Nabot come un riflesso della società contemporanea dove “i potenti che per avere più soldi sfruttano i poveri, sfruttano la gente” La storia di Acab e Nabot “è la storia della tratta delle persone, del lavoro schiavo, della povera gente che lavora in nero e con un minimo per arricchire i potenti è la storia dei politici corrotti che vogliono più e più e più”. “Ecco dove porta l’esercizio di un’autorità senza rispetto per la vita, senza giustizia, senza misericordia. Ed ecco a cosa porta la sete di potere: diventa cupidigia che vuole possedere tutto”.

… COSI’ S.AMBROGIO COMMENTAVA

Proprio Ambrogio infatti ha utilizzato questo testo biblico per denunciare i soprusi e le violenze dei più ricchi del suo tempo sui poveri, e dei potenti sui deboli: “Non nacque un solo Acab – afferma il vescovo Ambrosio – ma ogni giorno Acab nasce e in questo mondo giammai muore”. “Non un solo Nabot fu ucciso. Ogni giorno Nabot è umiliato. Ogni giorno è calpestato”. Una storia “antica” ma sempre attuale che ci interroga sul nostro cammino di fede, ci fa riflettere sul nostro peccato e sulla infinita misericordia di Dio.