LORENZO VIANI Biografia: LORENZO VIANI (Viareggio 1882 – Ostia 1936)

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Transcript della presentazione:

LORENZO VIANI Biografia: LORENZO VIANI (Viareggio 1882 – Ostia 1936) Personalità singolare, formatasi nel clima toscano del tardo ‘800, è un nazionalista e un anarchico. Cresciuto nella miseria, ottiene, nel 1900, una borsa di studio per l’ Accademia di Lucca e successivamente si iscrive alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Firenze dove segue i corsi di Calosci e di Fattori. Influenzato dai simbolisti italiani, esprime nella pittura e nella grafica la sua simpatia per gli oppressi, prediligendo soggetti tragici ed immagini allucinate. Nel 1909 la Biennale di Venezia rifiuta le sue opere mentre le condizioni economiche e psicologiche dell’artista vanno peggiorando. Partecipa alla propaganda contro la guerra e alle manifestazioni anarchiche e socialiste. Espone alle mostre della Secessione Romana e collabora come incisore alla rivista “l’Eroica” di Cozzani. Dopo una mostra personale, è chiamato alle armi nel 1916. Nel dopoguerra lavora come illustratore e scrittore. Esce il suo primo libro, Ceccardo, introdotto da Ardengo Soffici, a cui faranno seguito numerosi altri racconti. Nel 1922 espone alla Biennale di Venezia. Tre anni dopo ottiene la cattedra di Ornato presso Istituto d’Arte di Lucca, che manterrà fino al 1927. Continua a dipingere senza sosta, ottenendo numerosi incarichi, mentre dirige la rivista “Riviera versiliese”. Muore improvvisamente, stroncato da un collasso cardiaco.

Lorenzo Viani Viareggio 1882 / Lido di Ostia 1936 Lorenzo Viani nasce a Viareggio e frequenta l’Accademia di Firenze come allievo di Fattori. Dal 1908 al 1911 soggiorna brevemente a Parigi in solitudine e miseria e conosce la pittura di Van Gogh e di Picasso. Tornato in Versilia frequenta gli anarchici-socialisti e nel ‘16 va in guerra ma continua a disegnare febbrilmente anche al fronte. Per tutti gli anni Venti concentra, in un’osmosi tra pittura e scrittura, la forza creativa e dirompente della sua visione turbata del mondo che si traduce in un'intensa deformazione dell’umanità. A Viani interessa il mondo dei diseredati e dei disperati, l’infinito dolore di chi ha il suo stesso ‘sentire’: vàgeri (vagabondi), folli, mendicanti, ubriaconi, nani, prostitute, pescatori, vedove del mare. Non solo ne sposa la causa ma soffre con loro. Un’umanità umiliata e offesa fatta di personaggi emarginati che diventano ‘titoli’ della sua produzione e che, anche se legati a una Versilia provinciale ben lontana dalle metropoli degli espressionisti europei, racchiudono il dramma della condizione umana con una intensità espressiva che ricorda ‘L’urlo’ di Munch. Ma il dolore che emerge dai volti non nasconde un livido terrore di spettri, piuttosto una pietà rabbiosa, un amore furioso e impotente di chi soffre con gli umili perché ne conosce intimamente fame e miseria. Per Viani la povertà di mezzi artistici è una scelta (vecchi cartoni, vele abbandonate, tavole di legno raccattate...) e l’essenzialità della pittura è un istinto animalesco: dipinti dai toni scuri e asciutti e dalle pennellate potenti e decise, disegni essenziali e malinconici, incisioni taglienti dai contrasti marcati e duri. Come lo è la vita con gli ultimi. Muore in miseria ma perfino in ospedale continua a disegnare i suoi fratelli di sventura.

Lorenzo Viani si è sempre sentito attratto dai più poveri e dai derelitti, tanto nella fanciullezza quanto nella maturità. La vita e la vicenda umana dei più deboli, Viani la trasferisce nella tela, con forti impressioni cromatiche e con una pennellata decisa e veloce, una pittura intensa, espressiva e a tratti estremamente melanconica. Quello che fa di Viani è la maestria nel far coesistere nelle sue opere drammaticità, lirismo e grazia poetica, nel sentire l'umile commozione di fronte ai diseredati. La povertà di mezzi artistici è una scelta, la scabra pittura diviene essenzialità, la sobrietà un animalesco istinto nel cogliere le forme della vita degli umili, della fame, della prigione, delle malattie, della solitudine, della lotta con la campagna o con il mare, della guerra, della pazzia e del dolore. Lorenzo Viani - Il nano Andrea, 1929/30, olio su cartone, collezione privata Lorenzo Viani - Viandante, 1922, tempera su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani - Il folle, 1907-09, tempera carboncino pastello su cartone, collezione privata Lorenzo Viani - La befana della bambina povera, 1922, olio su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani, Le vedove del mare, 1915/16, coll. privata Lorenzo Viani, La tempesta Tempera su cartone, cm. 98 x 68

Lorenzo Viani , La benedizione dei morti del mare Lorenzo Viani , La benedizione dei morti del mare. 1914/16, Viareggio Pinacoteca La ‘Benedizione dei morti del mare’ è un’opera cruciale, sintesi di un periodo artistico di Viani e della sua capacità di fondere linguaggio antico e linguaggio moderno una specie di summa di tutto ciò che fino a quel momento egli aveva visto, compreso, sperimentato. Un canto corale sulla sacralizzazione del dolore umano, la simpatia, la solidarietà. Espressionismo, gusto dei Primitivi, simbolismo, nabis, scultura negra, come dire tutti i linguaggi chiamati a raccolta affinché nessuno potesse dire di non aver capito, chiamati ad esprimere un medesimo concetto: la tragedia di esseri umani afflitti dalla povertà ma in grado di esprimere sentimenti tanto alti da fare di loro dei personaggi sacri. L'impianto formale nel suo complesso si ispira ad una rappresentazione sacra, evoca una crocifissione, in particolare quella del pulpito pistoiese di Giovanni Pisano nella distribuzione dello spazio, dei pieni e dei vuoti, nei gesti; i singoli gruppi richiamano episodi salienti della vita di Cristo: le figure nella parte sinistra possono essere considerate nell'insieme una adorazione del bambino al femminile; un evidente citazione della “pietà” si ha nelle due figure arretrate nel centrosinistra del quadro, così come le tre figure centrali a destra sono una Madonna sostenuta dalle pie donne. E poi madonne-madri che stringono i loro figli in disperata rassegnazione.

Lorenzo Viani - Volto Santo, 1913/15, tempera e olio su cartone, GAMC Viareggio L’opera venne esposta alla I Quadriennale di Roma nel 1931. La scena è ambientata in un luogo della Viareggio vecchia oggi parzialmente modificato. Scomparso l’edificio la cui facciata fa da quinta al quadro, rimane lo scorcio del canale Burlamacca oltre il quale si intravede la Darsena, quartiere di marinai e pescatori allora povero, segnato dai lutti e dalla miseria. L’edificio ostruisce la Torre Matilde sede del carcere locale fino alla Seconda Guerra Mondiale. Se la “Benedizione dei morti del mare” è un capolavoro indiscusso, quest’opera, coeva all’altra, testimonia una libertà e una spregiudicatezza altrettanto in grado di collocare Viani al culmine di una ricerca che, spogliatasi di ogni vincolo e soggezione, lo conduce verso quel sintetismo che sarà la sua cifra espressiva più alta, caratteristica distintiva della sua produzione, una ‘semplificazione’ determinata dallo scopo di intensificare l’espressione attraverso l’eliminazione di tutto ciò che può distrarre, diminuire se non addirittura disinnescare il pathos. Il nero delle figure domina la rappresentazione cui fa da contrappunto la colorazione accesa ma fredda delle vele: l’animazione lontana del porto e i gesti, fermati come in una istantanea, delle donne e dei loro bambini.

Il grande protagonista è il dolore, conosciuto nelle sue cause ed effetti; se le figure sono composte secondo una tradizione consolidata, i volti sono maschere tragiche e deformate, i corpi nascono dai segni duri e spezzati della pittura espressionista mutuata dalla scultura lignea medievale e da quella africana. La donna che abbraccia il naufrago ha gli occhi pesti e nel suo gesto vi è tutta la passione della sua ansia, l'uomo è rigido come un pezzo di legno, ancora scioccato per essere scampato alla morte, sospeso in una pausa, forse non sa capacitarsi di quanto la donna abbia attesto, pensato e temuto; è un orrore visto da due differenti punti di vista. Con le tre donne nel centro a destra Viani esprime tutto intero il tragico destino delle donne condannate ad attendere. La figura centrale è una vedova, il congiungersi delle mani e delle braccia tese e spezzate, il nero che appiattisce i tre corpi e li rende uguali quasi fossero uno unico è raffigurazione della simpatia, come nella crocifissione il tenere le mani alla Madonna significa sostenerla e compassionarne il dolore. Nel gruppo di donne all'estrema sinistra, il volto di quella frontale non è una maschera ma un viso con una propria individualità, dolce, evoca i lineamenti della Madonna. È una madre che porge il figlio così come la Madonna porge suo figlio all'adorazione ma qui sono le donne che sanno accoglierlo e consolarlo (dell'esser nato). Una dimensione ancora tutta femminile, questa volta di fronte ad una creatura che si sa già destinata ad una esistenza difficile, cupa tormentata. L'unica eredità che si passano i poveri è la consapevolezza del dolore della vita. Scrisse Viani a proposito delle xilografie relative e del quadro: «Chi conosce da vicino l'ordine e la disciplina del mio lavoro, non si meraviglierà se queste tavole sono di una sintesi che un mio amico ha definito DISPERATA! Il concetto che ha informato il mio lavoro mi ha portato a questa sommarietà di espressione che voglio sviluppare fino a che non sono giunto alla linea pura. Siccome penso che l'arte sia fenomeno di volontà ho dato a quest'opera quello speciale carattere primitivo nella disposizione dei gruppi, per rendere il concetto più vasto: universale! Così ho potuto armonizzare nella "Benedizione dei morti del mare" le figure che qui appaiono in tavole frammentarie (...) Scene tra loro lontane nel tempo che dicono tutti gli stati d'animo di questa gente».

Lorenzo Viani - La preghiera del cieco, 1922/23, olio su cartone, GAMC Viareggio Il popolo di Viareggio, con i suoi simboli e le sue tradizioni, costituisce il soggetto prediletto di Viani; esempi significativi sono opere di tema religioso quali la Processione a Sant’Andrea e i due grandi formati La benedizioni dei morti del mare e Il Volto Santo, realizzati dall’artista prima della Grande Guerra. In queste ultime due opere Viani celebra le grandi liturgie marinare, intrise di una forte carica mistico-religiosa dove l’artista vuole sacralizzare, attraverso il rito e i suoi simboli cristologici, non solo il popolo viareggino, ma tutta la massa universale dei diseredati. Intensa espressione di questa poetica, La preghiera del cieco trasmette la potenza rivelatrice di evidenti arcaismi d’impaginato e di visibili alterazioni anatomiche congiunti a un riverente religiosità. La composizione dell’opera restituisce l’identica iconografia di un dipinto di Éugène-Joseph Laermans descritto dallo stesso Viani, nel 1911, in un articolo pubblicato sul periodico Versilia: «Nel quadro “Il cieco” ti pare di udire gli strani gridi di un’anima in pena. La figura è rigida, con la faccia rivolta verso il cielo che più non si specchia nelle sue orbite disseccate».

Lorenzo Viani – La Madre 1922, incisione su tavola, collezione privata Lorenzo Viani Allegoria (recto), 1905/07, incisione su tavola, collezione privata Negli anni Venti, dopo l’esperienza parigina e la guerra, Viani intraprende un percorso finalizzato a una rilettura della sua produzione pittorica volta all’adozione di un sintetismo formale nella quale forma e colore compongono l’equilibrio d’insieme. E alla ricerca costante delle corrispondenze essenziali e poetiche della visione riesce ne La preghiera del cieco a dare una personale interpretazione del sintetismo con una composizione che richiama nella sua intonazione geometrica la serie dei paesaggi apuani, Paesaggio di Versilia, Veduta dall’alto di Seravezza, e, in particolare, il dipinto I volumi del Monte Costa, strutture significanti di grande respiro. In tutta la sua produzione Viani ha sempre sottolineato la rispondenza del suo pensiero e del suo sentire all’essenza e la forma delle sue immagini; in una riflessione degli anni Venti scrive: «Visitando l’opera mia, per meglio penetrarne l’intimo spirito, è necessario sapere l’identità effettiva di anima che io sento di avere coi vagabondi e coi déplacés; la comunanza di vita che io ho col popolo, il quale mi espresse dalle sue viscere e da cui non mi sono mai, mai staccato; perché col popolo e in mezzo al popolo io vivo e vivendo creo con amore i miei eroi».

Lorenzo Viani La signora del crisantemo, 1911, olio su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani L’Apuana, 1907, olio su cartone, Farsettiarte Prato Lorenzo Viani Lo spiritato, 1914/15, olio su cartone, Farsettiarte Prato

Lorenzo Viani La vergine pazza, 1929, olio su cartone, collezione privata Lorenzo Viani - La Moglie del marinaio,1912-15, olio su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani - La vedova, 1920-21 Lorenzo Viani - Mimì Concetta, 1908-09, olio su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani - Peritucco col fiocco rosso, 1912-15, olio su cartone, collezione privata Lorenzo Viani - Peritucco con la cravatta verde, 1927, tempera carboncino pastello su cartone, collezione privata

Lorenzo Viani - Sisco il filosofo, 1920/25 coll. privata Lorenzo Viani – Lo scultore del villaggio, 1930/33 coll. privata