Dott. Enrico Andreoli – enrico.andreoli@univr.it Delimitare l’Africa australe: profili di metodo e questioni sistemologiche.

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Transcript della presentazione:

Dott. Enrico Andreoli – enrico.andreoli@univr.it Delimitare l’Africa australe: profili di metodo e questioni sistemologiche

Considerazioni preliminari… Cosa si intende, spazialmente, per Africa australe? È importante capirlo al fine di identificare i tratti caratteristici della law of the land vigente in tale area.

Il problema sorge perché: spesso si utilizza il termine “diritto africano” per indicare genericamente quello esistente negli Stati a sud della fascia sub-sahariana; la locuzione “Africa australe” spesso è solo descrittiva di un’area territoriale che comprende una pluralità di ordinamenti eterogenei (ad es., quelli riconducibili all’Impero britannico e al Commonwealth, oppure i c.d. ESA States).

Le delimitazioni geo-giuridiche proposte dalla dottrina risentono dell’influenza della tradizione “coloniale”: sono proposte classificatorie modellate sulla geografia politica disegnata dalle potenze europee. Geopolitica occidentale degli spazi giuridici

La classificazione attraverso gli ESA States si rifà al criterio di delimitazione rappresentato dal lascito coloniale dell’Impero britannico. La classificazione attraverso la proiezione della politica commerciale dell’Unione Europea utilizza invece la governance dei traffici commerciali globali.

La rappresentazione degli spazi africani si basa dunque ancora sulla rappresentazione cartografica: dietro vi sta l’idea secondo la quale gli ordinamenti giuridici possono essere ricompresi all’interno di confini territoriali (voluti dal potere economico coloniale).

I sistemi africani subiscono allora la supremazia dei sistemi giuridici occidentali, al vertice dei quali si pone la c.d. Western legal tradition. Il diritto come pratica esclusivamente euro-atlantica.

L’irregolare inclusione del diritto africano all’interno delle tradizioni giuridiche comparate è rinforzata dal fatto che il diritto africano tradizionale convive spesso con altri sistemi di diversa provenienza: il diritto romano-olandese, la common law, il diritto religioso. Metodo stratigrafico: diritti diversi che, entrando tra loro in contatto, creano un insieme unico.

Prospettiva post-coloniale: l’Africa australe vede sì una matrice occidentale nel diritto romano-olandese lì praticato, ma un punto di vista “interno” permette di vedere come l’Africa australe possa essere costruita come una famiglia giuridica mista.

L’etnocentrismo sembra comunque sempre influenzare gli studi sui sistemi: si legittima il ricorso a metodi di ricerca (ad es. cartografico e stratigrafico) esterni rispetto all’area dell’Africa australe. spostamento del punto di osservazione all’interno dei sistemi giuridici dell’Africa australe

Il punto di vista interno “scombina” gli spazi Il punto di vista interno “scombina” gli spazi. Le mixed laws di sistemi quali Botswana, Lesotho, Swaziland, Zimbabwe e Namibia vengono estese dall’autorità coloniale inglese: non venne esteso l’English common law, bensì il campo di applicazione della Roman-Dutch Law importata dagli olandesi nel 1652. Ciò che viene esteso a tutta l’area dell’Africa australe come law of the land non è un diritto coloniale, ma un sistema giuridico misto.

Quale l’eredità europea in Africa australe Quale l’eredità europea in Africa australe? La Cape colonial law come mixed jurisdiction comune a tutta l’area.

Genesi della Cape colonial law Genesi della Cape colonial law. La costruzione del sistema giuridico dell’Africa australe può farsi risalire all’occupazione del Capo di Buona Speranza da parte degli inglesi nel 1795 e al successivo trasferimento del 1806.

Nell’area colonizzata dagli inglesi si sono sviluppate politiche di resistenza da parte dei coloni olandesi al fine di impedire che l’autorità coloniale britannica sostituisse il diritto romano-germanico con l’English common law. esigenze di consenso interno; dimostrazione di elevata qualità giuridica.

Vi fu una diffusa e progressiva commistione della Roman-Dutch law con il diritto inglese: diritto processuale; law of evidence; fallimento e procedure concorsuali; tutela e curatela; libertà testamentaria.

C’è quindi un’intersezione tra sostrato romano-olandese e dimensione geografica: viene così delimitata l’area giuridica dell’Africa australe, il cui centro di irradiazione coincide con la Cape colonial law. L’Africa australe può giuridicamente collegarsi a quei territori africani che nella Cape colonial law trovano il proprio sostrato giuridico.

La mixed jurisdiction così risultante viene presto estesa in tutta la parte meridionale del continente africano: da parte dei coloni olandesi, all’atto di fondazione delle tre Repubbliche boere; dagli inglesi, con la prima guerra boera (1843-1856); con la conservazione della Roman-Dutch law alla conclusione della seconda guerra boera (1902), l’abolizione dello Stato Libero dell’Orange e l’annessione dei territori precedentemente olandesi all’Impero britannico, sino ad entrare a far parte dell’Union of South Africa nel 1910.

Attraverso atti del potere pubblico, ancora, l’estensione della Cape colonial law viene espansa a territori quali gli odierni Lesotho, Botswana, Swaziland, Zimbabwe e Namibia.

Ulteriore fonte espansiva del diritto africano è stato il dialogo tra formanti attivi dell’ordinamento, in particolar modo di quello giurisprudenziale: la Corte costituzionale sudafricana, soprattutto, si è posta quale attore principale di tale judicial dialogue.

Attraverso il dialogo tra giurisprudenza e dottrina, si permette inoltre di richiamare nel sistema anche dei contributi non prettamente giuridici, consentendo così la creazione di un legal environment in cui ridisegnare un intero contesto costituzionale.