LA DIFFUSIONE DELLA RIFORMA IN EUROPA

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Transcript della presentazione:

LA DIFFUSIONE DELLA RIFORMA IN EUROPA A cura della Prof.ssa Maria Isaura Piredda

Subito dopo la predicazione di Lutero e la rottura con la chiesa di Roma, il vento della riforma si diffuse in molti Paesi europei, quali la Danimarca, la Svezia, la Norvegia e i Paesi Bassi, dove la nuova fede venne abbracciata dagli stessi sovrani. Ciò consentì loro anche notevoli vantaggi politici ed economici giacchè le terre e i beni ecclesiastici furono confiscati dalla corona andando ad arricchire le casse dello Stato.

A Zurigo (in Svizzera) ebbero larga diffusione le idee di un altro predicatore HULDRYCH ZWINGLI, il quale auspicava il totale rinnovamento religioso e morale della vita cristiana attraverso un ritorno al messaggio originario di Cristo, senza la mediazione della Chiesa (cioè senza culti, sacramenti e cerimonie varie).

Egli desiderava anche una maggiore democratizzazione della vita civile attraverso la partecipazione diretta alla gestione della comunità da parte dei fedeli. In Svizzera ci furono molti scontri armati tra i protestanti e i cattolici che si conclusero con la sconfitta dei protestanti e la cattura di Zwingli.

A Ginevra (sempre in Svizzera) la Riforma attecchì grazie all’opera di un altro predicatore GIOVANNI CALVINO (francese trasferitosi in Svizzera) che si differenziava da Lutero per la dottrina della predestinazione (riteneva infatti che Dio decide misteriosamente e liberamente chi salvare e chi condannare), ma anche perché esaltava il valore delle opere dei fedeli lodando l’impegno civile e il lavoro umano come strumenti per glorificare Dio al pari della preghiera.

Calvino inoltre non escludeva la possibilità di ribellarsi alle autorità se queste si allontanavano dalla legge di Dio. Perciò creò una comunità in cui si fondevano il potere politico e quello religioso in appositi organismi che avevano anche il compito di controllare la condotta morale dei cittadini, dei magistrati e persino dei pastori.

In Inghilterra il re Enrico VIII nella lotta tra cattolici e protestanti inizialmente si era schierato con i cattolici. Tuttavia egli aspirava ad esercitare un controllo assoluto sul clero e a impossessarsi dei beni della Chiesa, perciò colse l’occasione di realizzare le proprie aspirazioni quando il papa Clemente VII respinse la sua richiesta di divorzio (era sposato con Caterina d’Aragona, di cui voleva liberarsi perché non gli aveva dato figli, e voleva contrarre un nuovo matrimonio con una damigella di corte, Anna Bolena).

Enrico VIII indusse il Parlamento ad approvare l’Atto di supremazia, in base al quale il re era proclamato capo supremo della Chiesa d’Inghilterra e sciolto da ogni vincolo di obbedienza verso il papa. Di conseguenza i vescovi inglesi furono trasformati in funzionati di nomina regia e l’inglese divenne l’unica lingua usata nelle pratiche di culto.

In Italia e in Spagna la Riforma ebbe poco successo. La popolazione restò fedele al cattolicesimo grazie a un vivace e intenso movimento spirituale di rinnovamento della Chiesa. Furono fondati nuovi ordini religiosi (i gesuiti, i cappuccini, gli scolopi, i barnabiti e le orsoline, tutti ordini impegnati nella difesa della fede, nell’istruzione dei giovani e nell’assistenza agli infermi e ai poveri). La Riforma non attecchì anche per la presenza capillare della Sacra Congregazione del Santo Uffizio (detta anche Santa Inquisizione), una commissione che aveva il compito di reprimere ogni iniziativa contraria alla Chiesa cattolica.