I Colori
La simbologia dei colori rappresenta un’area del sapere così vasta che non è possibile trattarla in modo completo nei pochi incontri previsti. Ci soffermeremo quindi sul significato dei colori liturgici.
È indiscutibile il fatto che i colori possiedono un proprio valore espressivo e possano influenzare direttamente la psiche, come è stato dimostrato attraverso gli esperimenti e in seguito gli studi di cromoterapia.
Nonostante differenze individuali nella valutazione dei colori, le culture antiche hanno elaborato simbolismi cromatici convenzionalmente determinati, con la tendenza a orientarsi nel mondo della molteplicità introducendo principi ordinatori. Così i colori base furono spesso messi in relazione con i punti cardinali e gli elementi, e inseriti in uno schema a croce o quadrato.
Nell’immaginario mitologico dell’antica Cina ad esempio, il drago BLU simboleggia la primavera, l’est e la pioggia; la fenice ROSSA l’estate, il sud e la siccità; la tigre BIANCA dell’ovest l’autunno, la forza e il coraggio; la tartaruga NERA l’inverno, il nord, la longevità e la saggezza.
Il linguaggio popolare ha espresso una sua particolare interpretazione del simbolismo dei colori. Ad esempio nel simbolismo europeo il colore delle rose ha un significato ben preciso.
Fra i simboli araldici vale invece la convinzione che tutti i colori abbiano lo stesso valore; durante il Rinascimento però si sviluppò un complicato simbolismo in relazione con i pianeti (al quale aggiungere ogni possibile definizione fantastica delle combinazioni di colori). Tali speculazioni erano però estranee all’araldica medievale e si formarono solo quando l’argomento cessò di appartenere all’ambito della cavalleria tradizionale.
Inoltre pensate al fatto che la scelta dei colori aveva origine dalla disponibilità delle sostanze coloranti. Nella pittura rupestre preistorica, ad esempio, il vero azzurro non compare mai, poiché non esisteva alcuna sostanza per realizzarlo.