L’internazionalizzazione dei distretti industriali italiani

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Transcript della presentazione:

L’internazionalizzazione dei distretti industriali italiani Il modello anni ’80 = autocontenimento (agglomerazione; interazioni inter-impresa; embeddedness sociale) ”localised learning” e ”local interactions”, modello di interazione prevalente ”peer-to-peer” I nuovi distretti internazionalizzati = il modello è sfidato dal proces-so di globalizzazione inwards (con l’entrata di nuove MNEs e di flussi di lavoratori immigrati) e outwards (le imprese locali diven-tano MNEs o/e il distretto entra nelle global suppy chains) I legami esterni diventano dominanti ”localised learning” e ”external learning”, modello di interazione prevalente ”gate-keeper” basato su poche imprese leader

Analisi di alcuni distretti industriali (Belussi e Sedita, 2008)

Il ciclo di vita dei distretti industriali

Genesi Sviluppo e maturità Triggering factors Evolutionary factors Ancient craft traditions Natural resources endowment Anchor firm Entry of MNCs Sviluppo e maturità Evolutionary factors Technological innovation Diversification Differentiation and product upgrading (quality) Local institutions Local PROs Cost leadership Global competition Demand growth Internationalization: Relocation Market and resources-driven

I fattori importanti nel decollo ed i fattori importanti nella fase di sviluppo Note: In brackets the number of districts that show the triggering factor as important for the evolution

Oltre il declino: la molteplicità dei sentieri evolutivi ed i diversi driver 1. differenziazione del prodotto e diversificazione in nicchie tecnologica-mente contigue con delocalizzazione inversa (Arzignano) 2. upgrading della qualità del prodotto, introduzione spinta di innovazioni tecnologiche con “multinazionalizzazione” (Montebelluna, Riviera del Brenta) Questioni problematiche Bilanciamento del calo degli addetti nel distretto per “rilocalizzazione” e della crescita degli addetti per aumentata produttività delle imprese locali multi nazionalizzate, in sostanza va calcolato il valore delle attività che rimangono nei distretti; quale è il limite di “decrescita” accettabile Capacità del distretto di riprodurre le competenze ed i saperi taciti su cui si erano sviluppati in passato cicli continui di innovazione e di apprendimento, in questo senso le istituzioni formative locali e di ricerca sembrano giocare un ruolo più centrale che in passato, penso ad esempio al ruolo del politecnico calzaturiero della Riviera del Brenta che sta addirittura tenendo corsi per modellisti e per design agli esperti della NIKE e che presto farà formazione nell’Oregon; Nuovo modello sociale che emerge nei distretti in relazione alle nuove forme di gerarchizzazione industriale per l’accesso alle conoscenze esterne e per la diffusione interna delle innovazioni (diventerà dominate il modello “gatekeeper” ?)